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Diritto internazionale e migrazioni irregolari via mare nell'esperienza italiana

di Francesca Mussi

7 aprile 2023
Versione stampabile

La notevole estensione costiera e la posizione al centro del Mediterraneo sono elementi che rendono l’Italia uno tra gli Stati maggiormente coinvolti dalle vicende che si svolgono in questo mare, in particolare quelle relative ai flussi migratori irregolari.
l presente volume affronta il tema delle migrazioni irregolari via mare nell’esperienza italiana, attraverso la lente delle norme di diritto internazionale. Adottando quale presupposto teorico di fondo quello dell’unità sistemica dell’ordinamento internazionale, dopo avere ricostruito in chiave “integrata” il quadro normativo di riferimento, l’opera illustra in maniera sistematica la ricca prassi elaborata nel tempo dall’Italia, valutandone, da un lato, la conformità rispetto alla cornice giuridica proposta e, dall’altro lato, l’idoneità a offrire indicazioni circa l’emersione di linee di tendenza relative alla gestione del fenomeno migratorio irregolare via mare.

Francesca Mussi è ricercatrice presso la Scuola di Studi Internazionali dell'Università di Trento.

Dal Capitolo 1: Le migrazioni irregolari via mare nel diritto internazionale: un fenomeno trasversale a plurimi regimi normativi (pagg. 43-44)

[...] l’obbligo di prestare soccorso in mare trova applicazione in qualsiasi zona marittima e rispetto a tutte le imbarcazioni. Con riferimento alla sfera di applicazione ratione loci, il fatto che l’art. 98 CNUDM sia inserito nella Parte VII, relativa al regime giuridico dell’alto mare, non è, infatti, sufficiente a consentire di concludere che l’obbligo di prestare soccorso in mare trovi attuazione solo in detta zona, posto che altri elementi – sia interni alla stessa CNUDM sia esterni – depongono a favore di un’applicabilità senza limitazioni spaziali. Inoltre, l’obbligo in esame trova applicazione sia rispetto alle  imbarcazioni pubbliche sia private, queste ultime includendo anche le navi utilizzate da ONG impiegate in attività di soccorso in mare. Per quanto riguarda il carattere non discriminatorio, l’obbligo in parola è applicabile a chiunque versi in situazione di pericolo, indipendentemente dalla sua condizione giuridica e dalle specifiche circostanze in cui è stato rinvenuto. Ciò risulta in maniera inequivocabile dal disposto letterale dell’art. 98 CNUDM, che utilizza l’espressione «qualsiasi persona», senza ulteriori specificazioni, nonché dall’inclusione di identiche disposizioni nelle Convenzioni SOLAS e SAR, rispettivamente alla regola 33.1 del capitolo V dell’annesso e nel capitolo 2.1.10, che prevedono che gli Stati parti non terranno conto della nazionalità, dello status della persona e delle circostanze in cui essa si trova. Di conseguenza, è del tutto pacifico che l’obbligo di prestare soccorso in mare trova applicazione anche in relazione a tutti i migranti via mare, in qualsiasi situazione siano concretamente rinvenuti, incluso anche il caso in cui essi siano coinvolti in un’attività illecita o addirittura abbiano contribuito al verificarsi della situazione di pericolo o ancora la abbiano deliberatamente causata. 

Libro pubblicato in Open Access con licenza CC-BY-NC ND 3.0 e consultabile nell'archivio Iris.