Particolare della copertina del libro

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FEDRO E DINTORNI

di Caterina Mordeglia

19 giugno 2018
Versione stampabile

Dalla seconda di copertina
Se è ormai accertato che la piena comprensione di un autore classico non può prescindere dalla conoscenza della sua ricezione, sia testuale sia interpretativa, avvenuta in età tardoantica e medievale, questo presupposto è doppiamente valido per un autore come Fedro, che si cimenta con esclusività in un genere per sua stessa natura duttile e flessibile attraverso i secoli qual è la favola esopica. Dopo un saggio introduttivo di Luciano Canfora, che costituisce un punto di acquisizione saldo nella vexata quaestio della biografia fedriana, nei vari capitoli del presente volume l'autrice approfondisce sula base della più recenti acquisizioni della critica alcuni aspetti dell'opera del poeta latino in relazione al contesto letterario e culturale che l'ha prodotta e che la recepisce nei secoli successivi: il rapporto con la tradizione gnomico-folklorica precedente e successiva alla sua composizione; le riscritture scolastiche dell'XI secolo; la tradizione figurativa medievale, manoscritta e pittorica, con particolare riferimento alla percezione dell'immaginario animalesco; la diffusione negli ambienti umanistici dell'Italia centro-settentrionale, di cui il manoscritto Vaticano latino 5190, recentemente scoperto e qui per la prima volta dettagliatamente esaminato per quanto attiene alle dinamiche materiali e culturali che lo hanno prodotto, costituisce una testimonianza preziosa.

Caterina Mordeglia è professoressa di Lingua e Letteratura latina presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

Dall’introduzione (pp. 7 – 9)
La prima parte di questo volume raccoglie, con alcuni aggiornamenti bibliografici e qualche minima modifica formale, tre saggi di argomento fedriano da me pubblicati alcuni anni fa in sedi editoriali differenti.
Tutti partono da un presupposto metodologico comune: che la piena comprensione di un autore classico non può prescindere dalla conoscenza della sua ricezione, sia testuale sia interpretativa, avvenuta in età tardoantica e medievale. Presupposto doppiamente valido per un autore come Fedro, che si cimenta con esclusività in un genere per sua stessa natura duttile e flessibile attraverso i secoli qual’è la favola esopica.
Da qui il titolo del libro, “Fedro e dintorni”, in omaggio a “Plauto e dintorni” pubblicato nel 1997 da Ferruccio Bertini, convinto assertore ante litteram del Fortleben dell’Antico, che con le sue ricerche tanto ha contribuito al progresso degli studi in ambito favolistico.
Il primo saggio, La tradizione fedriana nella Fecunda ratis di Egberto di Liegi (sec. XI), esamina, fornendone la sola traduzione italiana esistente, le riprese fedriane compendiate in un poemetto scolastico dell’XI secolo, poco noto ai classicisti e ancora non sufficientemente studiato, ma, come tante altre opere medievali nate dalla prassi didattica, di grande interesse per la codificazione testuale e tematica di numerosi autori dell’Antichità e dell’Alto Medioevo. L’analisi riconferma il ruolo determinante della tradizione orale e folklorica nella diffusione della favola latina durante i primi secoli del Medioevo, parallela a quella letteraria più facilmente tracciabile.
Il rapporto tra favola e proverbio, con particolare riferimento al testo di Fedro, costituisce nello specifico l’oggetto del saggio Dalla favola al proverbio, dal proverbio alla favola. Genesi e fortuna dell’elemento gnomico fedriano. In questo studio, dopo una premessa sulle consonanze tematiche e strutturali tra la produzione favolistica e quella gnomica, si fornisce il primo catalogo completo e sistematico degli elementi proverbiali nell’opera del poeta latino, evidenziandone al contempo i suoi legami con la tradizione greco-latina precedente e la sua fortuna, dovuta all’epitomizzazione delle favole nei libelli proverbiorum medievali.
L’importanza del ruolo giocato dalla tradizione iconografica di un testo, a completamento di quella testuale e letteraria, per la conoscenza della sua lectura nel tempo è concetto ormai definitivamente acquisito dalla critica dopo gli studi fondamentali di Kurz Weitzmann. Su tale principio si basa il terzo contributo, ‘Leoni di carta’: ascendenze letterarie e scritturali delle raffigurazioni degli animali esotici delle favole di origine fedriana nel ms. Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. 8° 15, che ha per oggetto il primo ciclo figurativo completo delle favole fedriane pervenutoci e tramandatoci dal così detto codex Ademari. Rispetto agli studi specifici su tale apparato illustrativo compiuti più di un secolo fa, il saggio indaga per la prima volta l’immaginario letterario che può aver ispirato l’autore dei disegni delle favole di origine fedriana – con buona probabilità lo stesso Ademaro di Chabannes –, cercando di mettere in luce attraverso quali processi mentali e culturali il lettore medievale riuscisse a tradurre in immagini il testo dei singoli apologhi. In tal senso le raffigurazioni degli animali esotici costituiscono un campione di indagine privilegiato, in quanto non facenti questi ultimi parte della quotidianità dell’uomo medievale e dunque essendo difficilmente imputabili a una loro visione diretta.
A questi tre saggi, disposti secondo l’ordine di data della pubblicazione originaria, se ne aggiunge uno inedito, Ancora sul ms. Vaticano Latino 5190: nuove ipotesi sulla riscoperta di Fedro in età umanistica, ultimo per collocazione, non per importanza dell’argomento affrontato. Esso approfondisce e completa il mio recente saggio − il primo pubblicato sull’argomento – che presentava un esame preliminare del manoscritto umanistico appartenuto ad Aldo Manuzio il Giovane, fino a poco tempo fa rimasto inspiegabilmente sconosciuto alla critica fedriana pur essendo citato in un recente catalogo dei manoscritti latini della Biblioteca Apostolica Vaticana. Nella ferma convinzione dell’inadeguatezza di un interesse meramente filologico-testuale per comprendere appieno il valore di tale testimone destinato a cambiare la storia della tradizione dell’opera fedriana così come oggi ci era nota, il contributo esamina a tutto tondo le dinamiche materiali e culturali che lo hanno prodotto.
In apertura impreziosisce il volume un saggio inedito, generoso dono di Luciano Canfora, che qui per la prima volta scrive sul poeta latino. Le sue conclusioni, frutto dell’acutezza interpretativa e delle profonde conoscenze della storia antica del suo autore, costituiscono un punto di arrivo significativo nell’ambito della vexata quaestio relativa alla biografia fedriana, a oggi ancora molto dibattuta.

Per gentile concessione della casa editrice Pàtron editore.