Immagine tratta dalla copertina del volume

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AVVOCATI FORMANO AVVOCATI

di Giovanni Pascuzzi

6 luglio 2015
Versione stampabile

Molti sono gli avvocati che dirigono e animano le Scuole forensi. Con impegno prossimo alla dedizione, essi realizzano le attività formative destinate agli aspiranti professionisti e all’aggiornamento. Ma come s’insegna a diventare e a continuare a essere dei bravi avvocati? Questo libro si propone di rendere familiari le tematiche proprie dell’apprendimento così da poter erogare una formazione realmente efficace in quanto idonea a far acquisire i saperi, le abilità e gli atteggiamenti che devono far parte del bagaglio di un avvocato competente.

Giovanni Pascuzzi è professore ordinario di Diritto privato comparato nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento dove insegna: Diritto civile, Diritto privato dell’informatica, Diritto civile e scienze cognitive, Le abilità del giurista. E’ autore di numerosi libri. Tra i più recenti: La creatività del giurista (Zanichelli 2013); Giuristi si diventa (Mulino 2013); Il diritto dell’era digitale (Mulino 2010).

Introduzione

I destinatari. Questo libro si rivolge a quanti assumono la responsabilità di formare e aggiornare gli avvocati. A coloro, quindi, che progettano, pianificano, attuano, gestiscono, monitorano e verificano le azioni formative utili a far si che un laureato in giurisprudenza diventi e continui ad essere un avvocato competente.

Molte persone si occupano della formazione e dell’aggiornamento degli avvocati. Si pensi a quanti dirigono e animano la Scuola superiore dell’avvocatura (art. 22, l. 247/2012), le Scuole forensi istituite presso gli Ordini circondariali (art. 29, comma 1, lett. c, l. 247/2012; regolamento n. 3 del 20 giugno 2014 del Consiglio Nazionale Forense), i corsi di formazione per l’accesso alla professione di avvocato tenuti dagli Ordini, da associazioni forensi o da altri soggetti previsti dalla legge (art. 43, l. 247/2012), le Scuole di specializzazione per le professioni legali (art. 16, d.lgs. 398/1997), le scuole che abilitano al conseguimento del titolo di avvocato specialista (art. 9 e art. 29, comma 1, lett. e, l. 247/2012), e le attività di aggiornamento professionale (art. 11, l. 247/2012).

Ma anche chi organizza un semplice evento (ad esempio: una piccola conferenza o un singolo seminario) è partecipe di un percorso formativo. Di un processo formativo, probabilmente il più importante, è protagonista anche l’avvocato che accoglie il giovane laureato tirocinante: secondo l’articolo 41 della l. 247/2012, il tirocinio professionale, presupposto obbligatorio per l’accesso all’esame di Stato, deve essere svolto per almeno sei dei diciotto mesi complessivi presso un avvocato iscritto all’Ordine o presso l’Avvocatura dello Stato.
I soggetti che danno vita alle iniziative appena ricordate sono, di regola, avvocati. In qualche caso ad essi si aggiungono altri giuristi, come notai o magistrati. Si tratta di persone senz’altro preparate ma che non si sono mai misurate con le tematiche proprie dell’apprendimento ovvero con la miriade di problemi che occorre affrontare e risolvere per dar vita ad una formazione efficace in quanto idonea a far acquisire realmente i saperi, le abilità e gli atteggiamenti che devono far parte del bagaglio di un bravo avvocato.

Questo avviene perché chi si occupa professionalmente del diritto non si è mai cimentato con le competenze legate alla didattica: come si insegna a diventare, ad essere e a continuare ad essere dei bravi avvocati? Per i docenti universitari, che pure, va da sé, sono coinvolti nelle iniziative prima ricordate, la didattica del diritto è pane quotidiano (anche se non sempre un professore bravo nella ricerca è altrettanto bravo nell’insegnare le cose che sa).
Invece chi svolge la professione di avvocato o, più in generale, il cosiddetto operatore del diritto, raramente ha occasione di cimentarsi con i profili teorici e operativi connessi alla capacità di trasmettere conoscenze e all’organizzazione di un percorso formativo.

Il volume è destinato ad avvocati che formano avvocati. 
 
I contenuti del libro. Come si diventa avvocati? Da un punto di vista formale, alla luce della l. 247/2012, una volta conseguita la laurea magistrale in Giurisprudenza, occorre svolgere un periodo di tirocinio e superare l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione (questi adempimenti non sono richiesti ad alcune categorie di giuristi ritenuti già esperti). Se invece si guarda alla sostanza, si diventa avvocati (rectius: si è avvocati) quando si padroneggiano saperi, abilità e atteggiamenti che, innestandosi sulla formazione acquisita all’Università, consentono di svolgere la professione assicurando qualità e competenza alla clientela e all’intera società che ha interesse a poter contare su professionisti preparati e all’altezza del ruolo. E si resta avvocati se saperi, abilità e atteggiamenti che assicurano qualità e competenza vengono continuamente alimentati, approfonditi e aggiornati.

Il libro si propone di spiegare come si insegnano i saperi forensi ovvero i saperi che permettono di diventare e continuare ad essere un avvocato
competente. 

Il primo capitolo contiene un’introduzione generale ai processi d’insegnamento e di apprendimento. Viene innanzitutto attirata l’attenzione sul fatto che tali processi sono caratterizzati da una pluralità di variabili legate ai contesti, al tipo di conoscenza che deve essere insegnata e alle molteplici sfaccettature del soggetto che apprende. A tale proposito vengono introdotti i concetti di: molteplicità delle intelligenze, stili di pensiero, stili di apprendimento, strategie, motivazioni e simili. Si passa poi a descrivere le diverse teorie che nel corso del tempo sono state avanzate sull’apprendimento e a spiegare come, alla luce delle stesse, vari il ruolo del docente. 

Con il secondo capitolo si entra nel vivo focalizzando l’attenzione sulla definizione degli obiettivi formativi. Nei contesti formali di apprendimento (Università, Scuole forensi, etc.) è necessario progettare il percorso formativo che si vuole realizzare. Questo significa muovere da un’analisi delle esigenze formative per giungere alla formulazione degli obiettivi di apprendimento ovvero dell’insieme dei saperi che si desidera un soggetto padroneggi al termine del percorso. Dopo aver tracciato la distinzione tra obiettivi formativi e risultati di apprendimento vengono descritte le principali tassonomie utili a descrivere tali obiettivi e tali risultati. Si svolgono alcune precisazioni terminologiche in ordine a cosa debba intendersi per «avvocato competente» e si passa ad individuare i saperi dell’avvocato alla luce della distinzione ormai accolta da tutte le agenzie formative che usano distinguere tra: sapere, saper fare e saper essere. Vengono poi forniti alcuni esempi di redazione di obiettivi formativi e risultati di apprendimento.

Il terzo capitolo è dedicato alle strategie didattiche utili a perseguire i diversi obiettivi formativi: lezione frontale, lezione a più voci, metodo casistico, problem based learning, cooperative learning, simulazioni e giochi di ruolo, e-learning. 

Nel quarto capitolo ci si interroga sugli strumenti didattici più idonei a supportare le strategie didattiche prima ricordate.

Gli ultimi due capitoli sono dedicati alla valutazione degli apprendimenti dei singoli partecipanti e alla valutazione dell’intero processo formativo al fine di individuare punti di forza e punti di debolezza in vista di futuri miglioramenti.

Per gentile concessione de il Mulino editore.