Ettore Sottsass senior, Cappella sul Monte Bondone: esterno, (1925 ca.) matita e acquerello su carta.

In libreria

La Chiesetta alpina sul Monte Bondone di Ettore Sottsass senior a Vanéze

30 ottobre 2019
Versione stampabile

Promossa dalla Pro Loco Monte Bondone, nella figura del suo presidente Sergio Costa, la pubblicazione è l’esito di una proficua collaborazione, iniziata nel 2016, tra istituzioni (Regione, Provincia, Soprintendenza per i beni culturali, Comune, Arcidiocesi, Università, Mart e Muse) e professionalità diverse (architetti, storici dell’arte, archivisti, collezionisti e appassionati di storia e cultura locale).

I saggi ripercorrono con dovizia di particolari la storia della costruzione, nella seconda metà degli anni Venti, della chiesetta della Madonna della Neve a Vanéze, tratteggiano alcuni aspetti della figura del suo progettista, il celebre architetto trentino Ettore Sottsass sr., illustrano il recente intervento di restauro, finanziato e realizzato dal Comune di Trento in collaborazione con la Soprintendenza e il Mart, ma ricordano anche il ruolo che nel corso del secolo scorso il Monte Bondone ha ricoperto quale “montagna di Trento” e luogo caro a molti Trentini. Arricchito dai materiali, di straordinaria qualità grafica, conservati presso l’Archivio del ‘900 del Mart, Fondo Ettore Sottsass sr., il volume contiene infine un reportage fotografico, curato da Paolo Sandri, che testimonia le qualità costruttive della chiesetta e la bellezza dell’ambiente naturale in cui si inserisce. 

Fabio Campolongo è architetto presso la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento.
Sergio Costa è presidente della Pro Loco Monte Bondone.
Cristiana Volpi è professoressa associata presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università di Trento.

Fabio Campolongo, Una specula verso l’infinito, p. 36
[…] Le prospettive di Sottsass svelano l’elegante e misurata monumentalità di absidi e cappelle, il gioco di forme elementari giustapposte, la contrapposizione tra le masse e i piani inclinati delle coperture. Attraverso il disegno indaga le complessità offerte dal comporre con impianti simmetrici e architetture a piante centrali.
Sottsass ridisegna quanto porta nel cuore e nella mente. Nell’acquerello con il quale presenta il progetto per la chiesetta del Bondone, i muri esterni sono tinti di bianco calce, analogamente a quanto scelto per le case progettate a Vanéze. La sua chiesa è una casa, tra case. Al pragmatico programma costruttivo determinato dalle regole della costruzione lignea si sovrappongono riferimenti formali mai troppo espliciti. La costruzione è casa accogliente, rifugio sicuro, arcaico sacello. Ritroviamo le semplicità che connota l’architettura “minore e rustica” e le raffinate atmosfere per le costruzioni della villeggiatura per la classe borghese. Il progetto è risolto con i colori della neve e dei larici, è una grande capanna tra il bosco e un prato fiorito. L’altare è la mensa attorno alla quale i fedeli si raccolgono nel ricordo e per far festa. Segna il luogo che in altre architetture a pianta centrale è destinato al fonte battesimale o al focolare. Sull’altare è presente la custodia eucaristica che, come la tavola e il focolare, scalda il cuore, illumina le menti, salda le amicizie. Il progetto introduce alcuni elementi che danno un diverso significato ai luoghi. I due archi a tutto sesto e i gradini che si salgono per accedere al portico dal piccolo sagrato, ad esempio, trasformano il riparo perimetrale che cinge la chiesetta in un deambulatorio che si affaccia sull’aula suggerendo al passante la sacralità del luogo nel quale trova riparo e ristoro. Raramente Sottsass inserisce le persone nei disegni di architettura, solo l’amata Nina appare in qualche lavoro a matita negli anni della formazione. Per tale motivo, la gestualità delle persone che raffigura nei due acquerelli dedicati alla chiesetta di Vanéze spiega meglio di molte parole il progetto. La chiesetta con il tetto in scandole e il piccolo protiro ricorda i santuari di montagna e la forma ottagonale fa riferimento alla simbologia mariana. L’atmosfera che si respira sotto la copertura dell’ingresso, ben rappresentata dall’acquerello di progetto, salda la costruzione a un passato in equilibrio tra ricordi, nostalgia e speranze. Come nelle chiese più antiche, il dipinto murale e l’inginocchiatoio alla base delle finestrelle in facciata accolgono chi sosta. L’esatto disegno degli elementi in pietra assemblati a formare le cornici delle finestrelle svela la presenza di un raffinato disegno esecutivo rigorosamente rispettato dai lapicidi. Seppur nuova, la cappella ha forme familiari, appare quasi fosse l’ampliamento di una costruzione preesistente. La Vanéze che Sottsass progetta è un abitato alpino posto ai piedi di un dosso coronato da una chiesa. A quota 1300 metri, il mondo trasfigurato dalla guerra e dal dopoguerra s’acquieta. Dopo tante incertezze, le realizzazioni di Sottsass contribuiscono a costruire un sogno, o più correttamente una breve illusione. […]

Cristiana Volpi, Intorno a Sottsass. Note sulla trasformazione della montagna di Trento, pp. 71-72
[…] Come nel caso della slittovia, la montagna di Trento attira l’interesse dei giovani architetti e ingegneri trentini, al fianco di imprenditori e investitori, per lo più locali; i loro progetti si caratterizzano per la trasposizione in ambito alpino delle ricerche sul tema dell’architettura moderna che stanno contemporaneamente sviluppando in città. Accanto alle infrastrutture al servizio degli sportivi sorgono, così, le costruzioni che contribuiscono allo sfruttamento turistico della montagna e alla sua trasformazione in luogo di villeggiatura. Ettore Sottsass, architetto e appassionato sciatore, si cimenta ad esempio in una serie di realizzazioni per la zona di Vanéze che indagano sia il tema dei “servizi” per i villeggianti, come nel caso della chiesetta alpina dedicata alla Madonna della Neve, sia quello dell’abitare in quota. Alla seconda metà degli anni Venti risalgono la capanna alpina per sciatori e cacciatori, inaugurata nell’ottobre del 1924, la capanna, edificata in località Corno Verde, per un gruppo di sciatori e la capanna di montagna per due famiglie costruita per Giovanni Graffer e inizialmente per se stesso. Le realizzazioni, accomunate dall’uso di superfici intonacate scabre, elaborate carpenterie lignee e manti di copertura in scandole, testimoniano l’attenzione prestata da Sottsass dal punto di vista stilistico alle peculiarità della regione e al tema dell’ambientamento; le forme tradizionali del costruire con le quali egli radica le nuove costruzioni nel paesaggio montano sono, tuttavia, ripensate alla luce della lezione moderna appresa a Vienna. Al contempo, gli spazi interni e gli arredi in legno sono sapientemente studiati, anche nel dettaglio, in modo da «concentrare in sì breve spazio tutte le comodità richieste per un soggiorno in alta montagna». Accanto alle raffinate residenze per la villeggiatura di Sottsass e alle altre che sorgono negli anni Venti nel solco della tradizione costruttiva locale, nel corso degli anni Trenta si registra a Vanéze, ormai diventata la «Trento Alta», la realizzazione di diverse strutture ricettive poste in prossimità delle piste da sci […]

Per gentile concessione della Casa editrice RS.