Historical GIS. Immagine tratta da pag.11

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HIstorical GIS. Strumenti digitali per la geografia storica in Italia

di Massimiliano Grava, Camillo Berti, Nicola Gabellieri, Arturo Gallia

12 ottobre 2020
Versione stampabile

L’applicazione dei software GIS (Geographic Information System) alla geografia storica costituisce una delle più innovative e dinamiche frontiere di ricerca nel campo degli studi diacronici sul territorio. Il presente volume, frutto di un lavoro a più mani curato da specialisti del settore, offre un quadro analitico dello stato dell’arte sull’uso degli Historical GIS in Italia. Le implicazioni metodologiche ed epistemologiche della diffusione di sistemi informativi geografici per approfondire un ampio ventaglio di diverse tematiche sono esplorate sulla base di molteplici casi di studio maturati in esperienze di durata decennale. Presentando le problematiche poste dagli strumenti informatici, le potenzialità cognitive aperte per i nuovi “geografi storici digitali” e le ricadute nel campo della divulgazione pubblica, questo testo illustra come l’uso del GIS stia cambiando la comprensione e l’analisi delle geografie del passato e come le Spatial Humanities si stiano consolidando nella ricerca accademica italiana.

Massimiliano Grava, Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere dell'Università di Pisa
Camillo Berti, Dipartimento di Storia, Archeologia Geografia, Arte e Spettacolo dell'Università di Firenze
Nicola Gabellieri, Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento
Arturo Gallia, Dipartimento di Studi umanistici dell'Università Roma Tre

Dalla premessa (pagg. XIX-XX)

Cosa si intende quando si parla di Historical GIS? E, nello specifico, quali sono i riferimenti nella tradizione italiana degli studi di geografia storica, geografia applicata e geografia in genere?
In una delle sue prime e forse più conosciute definizioni, Anne Kelly Knowles – alla quale si deve tra l’altro l’introduzione dell’acronimo HGIS – sosteneva che: “Geography is the study of spatial differentiation, history the study of temporal differentiation. Historical GIS provides the tool to combine them to study patterns of change over space and time” (Knowles, 2002a, p. XII). La stessa autrice proseguiva con una precisazione – valida non solo per studi basati sugli HGIS – ricordando che “using GIS intelligently requires a grounding in geographical knowledge. Applying the technology to history requires knowing how to contextualize and interpret historical sources” (Knowles, 2002a, p. XII).
Pur considerando il fatto che la definizione proposta da Knowles e ripresa alcuni anni dopo da Gregory e Healey (2007) si è generalizzata a livello internazionale per definire questo tipo di studi, si deve altresì ricordare come nella tradizione scientifica italiana gli esempi di studi geostorici effettuati con applicativi GIS e con i modi già richiamati da Knowles risalgono spesso – al pari di quelli concettualizzati dalla ricercatrice nord americana – alla prima metà degli anni Novanta del secolo scorso. Certamente qui non si vogliono affermare primati delle ricerche nostrane su quelle di scuole di altri Paesi, quanto piuttosto offrire uno sguardo generale sulle principali direttrici di un “caso italiano” che è risultato, almeno per quel che riguarda la terminologia, inizialmente refrattario a tale lessico.
In realtà, circoscrivere con una definizione condivisa la reale natura di un Historical GIS rimane a tutt’oggi un problema aperto. Possiamo definire un HGIS come un sistema informativo geografico che consente di formulare interpretazioni analitiche e risolvere problemi storiografici; oppure, possiamo considerare come HGIS ogni geodatabase costruito a partire da fonti storiche. La prima enunciazione pone l’accento sui fini e sulla teleologia; la seconda evidentemente privilegia invece le fonti e la metodologia. Il tentativo di sciogliere questo nodo semantico rimane ancora insoluto, in quanto tale interrogativo investe direttamente alcuni dei grandi dibattiti che hanno coinvolto le scienze umane con approccio diacronico, quale quello sugli effettivi confini tra storia, geografia storica e archeologia. In questa sede, alle due linee sopra illustrate si è preferito un approccio comprensivo, basato sulla problematizzazione del processamento dei dati, quindi delle fonti e della loro analisi; molti dei casi presentati sono dunque basati su fonti geostoriche – testuali, cartografiche, iconografiche – ma si illustreranno anche lavori che hanno tratto beneficio da metodi più propri delle discipline archeologiche e “di terreno”, o su documenti attuali (foto aeree, rilevamenti botanici, etc.) intesi come indizi capaci di migliorare la comprensione di dinamiche del passato.
Appare comunque importante sottolineare che la costruzione di un HGIS non può prescindere dai metodi scientifici e dagli approcci di ricerca, quali l’esegesi, la ricostruzione filologica e la critica del documento, affinati dalle scienze storiche e geografico-storiche; al tempo stesso, il ventaglio di discipline che possono beneficiare dall’analisi delle informazioni raccolte in un geodatabase storico è estremamente ampio, facendone strumento euristico interdisciplinare per natura.
Il lettore, pertanto, troverà in questo volume una selezione di contributi che, data la grande mole di ricerche svolte in Italia sugli HGIS, non potrà dirsi esaustiva, pensata con l’obiettivo di inquadrare lo stato dell’arte in cui si trova tale settore di studi.

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