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Combattere la povertà. L'Italia dalla Social card al Covid-19

di Cristiano Gori

9 dicembre 2020
Versione stampabile

Il connubio tra lo sfondamento dei confini tradizionali della povertà e il peggioramento della situazione di chi ne sta al di sopra ha prodotto la diffusa percezione che vaste aree della società, prima considerate al sicuro, non lo siano più.
A partire dalla crisi economica cominciata nel 2008, la povertà è cresciuta enormemente in Italia ed è arrivata a toccare anche parti della società mai a rischio in precedenza. Un quadro che le pesanti conseguenze del Covid-19 rendono ancor più drammatico e preoccupante.
Per lunghi decenni la politica italiana si era ostinatamente disinteressata dei più deboli. Mai si era andati oltre soluzioni residuali, come la Social card introdotta all’inizio della crisi. Poi lo scenario è cambiato: sono arrivati attenzione, fondi, rilievo politico e relative tensioni. Gli esiti sono stati l’introduzione del Reddito d’inclusione (Rei), la prima misura nazionale contro la povertà, e la sua sostituzione con il Reddito di cittadinanza. Il successivo irrompere del Covid-19 ha reso necessario predisporre ulteriori risposte.
Cristiano Gori, studioso e ‘lobbista dei poveri’, è stato testimone diretto della definizione dei nuovi interventi di contrasto alla povertà. In questo libro guida il lettore in un viaggio lungo il percorso riformatore di anni insieme tormentati e fondativi per il nostro welfare.

Cristiano Gori è professore ordinario presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento

Dall'introduzione (pagg. VII-X)

1. La comparsa di un nuovo settore del Welfare italiano
Sino al recente passato, nel nostro Paese non esistevano specifiche politiche pubbliche contro la povertà. Mancava, infatti, lo strumento fondamentale, una misura nazionale di reddito minimo – destinata a chi è privo delle risorse economiche necessarie per uno standard di vita minimamente accettabile – basata su due elementi: un trasferimento monetario e percorsi d’inclusione sociale o lavorativa.
La richiesta d’introdurre il reddito minimo era stata avanzata a cominciare dagli anni ’80 da una molteplicità di soggetti – esperti, operatori, associazioni ed esponenti politici – senza mai essere  accolta dai decisori. Con il passare degli anni, e dei decenni, gli studi sulla povertà in Italia, sugli interventi di cui gli altri Paesi già disponevano (o di cui si stavano dotando) e sulle conseguenze negative delle nostre carenze erano giunti a riempire intere biblioteche. Ormai quasi nessuno tra gli addetti ai lavori riteneva più che l’introduzione delle necessarie riforme fosse un’opzione realistica. Tra loro, vi era chi reputava immodificabile il disinteresse della politica verso i più deboli (io ero tra questi), chi pensava che i vincoli alla spesa pubblica non avrebbero mai reso possibile il necessario investimento, chi lo credeva per motivi ancora diversi: in ogni caso, quello di non aspettarsi nulla era uno stato d’animo ampiamente condiviso.
Il decennio cominciato nel 2010 ha visto lo scenario mutare radicalmente. La povertà ha conosciuto una grande diffusione, l’interesse della politica è gradualmente aumentato, il bilancio dello Stato ha smesso di essere ritenuto un ostacolo insuperabile e il consenso sulla necessità di una misura nazionale si è via via ampliato. Sono stati anni sempre più vivaci, tra dati che segnalavano la costante crescita del fenomeno, il susseguirsi di gruppi di studio e di commissioni governative, l’attivazione di sperimentazioni, la predisposizione di proposte da parte di diverse forze politiche e l’organizzarsi della società civile. Ciò che per lungo tempo era mancato alla lotta alla povertà – attenzione, fondi e rilievo politico, ma anche le tensioni inevitabilmente conseguenti – è arrivato tutto insieme e in un arco di tempo piuttosto breve.
I risultati sono stati all’altezza di questo tumultuoso percorso. In Italia si sono susseguite due misure di reddito minimo in soli 15 mesi. Nel 2017, il Governo di centro-sinistra ha varato il Reddito d’inclusione (Rei) – il primo intervento nazionale – e nel 2019 il successivo Governo Conte lo ha sostituito con il Reddito di cittadinanza (Rdc) targato Movimento cinque stelle, che ne ha modificato alcuni aspetti e ha incrementato notevolmente il finanziamento. Il ciclo politico che ha visto nascere un nuovo settore del welfare italiano si è così concluso. È terminata, dunque, la fase costitutiva delle politiche contro la povertà, assimilabile – ad esempio – a quella che per la sanità portò all’introduzione del Servizio sanitario nazionale nel 1978.
È stato un periodo inedito e cruciale nella storia del nostro sistema di protezione sociale, segnato dalla modifica di tratti strutturali che parevano immutabili. Questo libro ne racconta e discute gli avvenimenti.

 2. Come la politica, alla fine, si è accorta dei poveri
Il volume ricostruisce ed esamina le vicende politiche che hanno condotto all’adozione di misure di reddito minimo – il Rei prima e il Rdc dopo – in Italia e ne hanno determinato le caratteristiche. Affronta, dunque, i passaggi che hanno portato alle decisioni riguardanti il loro avvio, la loro progettazione e la definizione degli stanziamenti dedicati. Il libro, in altre parole, intende indagare in che modo, con decenni di ritardo, la politica italiana si è accorta dei poveri. A questo scopo si analizzano l’azione dei soggetti politici, istituzionali e sociali coinvolti, le loro interazioni, l’influenza dei mutamenti sociali, il ruolo delle proposte e delle idee elaborate, così come ulteriori elementi di rilievo.
La prospettiva impiegata è quella del mio coinvolgimento diretto nei fatti illustrati, in qualità di ideatore e coordinatore scientifico dell’Alleanza contro la povertà in Italia. Più in generale, ne sono stato l’animatore o – come direbbero i politologi – l’imprenditore di policy . L’Alleanza, un’aggregazione arrivata a comprendere 39 realtà (associazioni, attori del terzo settore, sindacati, rappresentanze di Comuni e Regioni), in questi anni è stata la poverty lobby italiana, cioè la coalizione sociale che ha rappresentato le istanze dei poveri presso la politica. Tale soggetto è stato costituito nel 2013 e io ne sono stato il coordinatore scientifico dalla nascita sino alla fine del 2019, quando ho deciso di concludere la mia esperienza al suo interno. 
Questo volume si colloca in una terra di mezzo tra il saggio e il diario, ed è stato scritto coniugando l’esperienza vissuta in prima persona con le mie competenze di studioso. Descrizioni di singoli episodi, annotazioni personali e riflessioni di natura più ampia si alternano all’interno di un quadro che ho cercato di rendere il più possibile unitario. Mi sono parimenti sforzato di scrivere il libro in modo chiaro e accessibile, così da rivolgermi tanto a chi è già addentro al tema del contrasto della povertà in Italia quanto a un pubblico più esteso.

Per gentile concessione della Casa editrice Laterza