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Internazionale

MADE IN CHINA

Le imprese nella trasformazione del modello economico cinese

9 settembre 2016
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MADE IN CHINA
MADE IN CHINA
di Andrea Fracasso e Chiara Tomasi
Rispettivamente professore ordinario presso la Scuola di Studi Internazionali e il Dipartimento di Economia e Management e ricercatrice presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento.

L’economia della Cina ha raggiunto dimensioni tali da influenzare pesantemente l’economia mondiale. Lo studio dell’evoluzione e delle caratteristiche del sistema socio-politico-economico cinese è quindi un elemento necessario alla comprensione delle prospettive delle economie dei paesi avanzati. 

Un aspetto particolarmente importante da considerare è che l’economia cinese sta attraversando un inevitabile processo di trasformazione che tocca aspetti macroeconomici (ad esempio, il tasso di crescita nazionale annuo, l’accumulazione di risparmio e capitale, il valore del tasso di cambio), regionali (la distribuzione di reddito e di consumi) e microeconomici (il livello e la crescita della produttività delle imprese, il benessere dei cittadini). Tale processo di trasformazione è inevitabile perché, dopo esser riuscita a sviluppare una moderna industria manifatturiera grazie a investimenti esteri attirati ed esportazioni e a creare occasioni di lavoro per i milioni di cittadini delle aree rurali, la Cina si trova ora di fronte a una serie di profondi squilibri che discendono dal modello di sviluppo adottato. Questi squilibri toccano aspetti economici (eccessi produttivi, sovrainvestimento, accumulazione di titoli di stato stranieri), politici (elevata corruzione), sociali (alta disuguaglianza e compressione dei consumi) e ambientali (inquinamento e depauperamento delle risorse). 

La trasformazione del modello di crescita cinese è un sentiero stretto: le autorità devono, da un lato, preservare soddisfacenti tassi di crescita e, dall’altro, consentire la transizione a una manifattura più avanzata e a servizi efficienti. Le autorità si trovano poi a dover rimuovere molte di quelle stesse misure legislative, amministrative e regolamentari che in passato hanno assicurato il rapido sviluppo del paese, ma che ora rischiano di ostacolarlo. Le resistenze sono chiaramente forti. Realizzare le riforme necessarie al cambiamento del modello di sviluppo, inoltre, comporta dei rischi politici, in quanto sottende una riallocazione del potere fra i gruppi sociali dominanti e quelli dell’élite che governa il paese. Un passaggio delicato e di non immediata comprensione. Proprio sui “Cambiamenti e Riforme nel modello di crescita cinese” si è concentrato un progetto di ricerca interdisciplinare finanziato dalla Provincia autonoma di Trento e sviluppato alla Scuola di Studi Internazionali che ha condotto a una serie di pubblicazioni ed eventi scientifici, tra cui il workshop “Manufacturing Firms in China: Resource Allocation, Productivity and Performance” co-organizzato col Dipartimento di Economia e Management ai primi di settembre. 

Le imprese, come il workshop ha approfondito, hanno giocato e continueranno a giocare un ruolo importante nel processo di transizione. Le numerose agevolazioni concesse loro negli anni passati, per esempio, hanno avuto effetti distorsivi molto forti. Esse hanno richiesto un elevato grado di repressione finanziaria e una gestione “amministrativa” del sistema creditizio che, a loro volta, hanno frenato la crescita dei consumi interni, impedito una efficiente allocazione delle risorse tra regioni e imprese, generato sacche di sovrapproduzione e condotto a decrescenti ritorni sul capitale. Per ben riuscire, quindi, la trasformazione dell’economia cinese deve essere accompagnata da nuove fonti di crescita della produttività, tra cui l’innovazione, il miglioramento della qualità del management e una più efficiente allocazione delle risorse produttive tra imprese, settori e regioni.

Nonostante i miglioramenti realizzati in molti settori produttivi e in molte regioni, l’intervento delle autorità cinesi per sostenere la crescita economica dopo la crisi finanziaria in Occidente ha favorito la realizzazione di progetti poco remunerativi e indebolito gli istituti creditizi, distorcendo ulteriormente la distribuzione delle risorse produttive. Una misura forse necessaria a sostenere la crescita del reddito delle persone e a garantire la stabilità politica che ha però innalzato l’indebitamento del settore pubblico e delle imprese. 

I prossimi anni saranno critici nel determinare se il pragmatismo e la lungimiranza cinese consentiranno all’economia e alla società di “maturare” a livelli dei paesi avanzati. Un processo che le autorità percorreranno con cautela “attraversando il fiume toccando i sassi”, secondo il noto detto cinese.

Il workshop “Manufacturing Firms in China: Resource Allocation, Productivity and Performance” è stato organizzato il 6 e 7 settembre 2016 dal professor Andrea Fracasso e dalla dottoressa Chiara Tomasi, con il supporto finanziario della Provincia autonoma di Trento. All’evento hanno partecipato studiosi cinesi ed europei, oltre che numerosi docenti e studenti della Scuola di Studi Internazionali e del Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Trento.