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Internazionale

Come (non) è cambiata la politica estera italiana

Analisi di un anno contrassegnato dall’invasione dell’Ucraina e dal passaggio di testimone tra Draghi e Meloni

3 aprile 2023
Versione stampabile
di Johnny Gretter
studente collaboratore Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Il 2022 è stato un anno particolarmente importante per la politica estera italiana. A inizio anno, la politica internazionale è diventata un argomento centrale nel dibattito pubblico, a causa dell’invasione in Ucraina. E nel corso dell’anno si sono anche alternati due governi molto diversi tra loro. Dal governo Draghi, un governo di unità nazionale guidato da un tecnico, si è passati a quello guidato da Giorgia Meloni, espressione di una chiara maggioranza di centrodestra. Ma quanto è davvero cambiata la politica estera italiana in questo passaggio di consegne? Alla domanda risponde l’edizione 2022 del rapporto dell’Istituto Affari internazionali (Iai) sulla politica estera italiana, discusso a Palazzo Geremia di Trento il 30 marzo durante una conferenza organizzata in collaborazione con la Scuola di Studi internazionali (Ssi) dell’Università di Trento.

I punti principali del rapporto sono stati riassunti da Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai. A un anno dall’inizio della guerra, si è potuto constatare che la linea di completo sostegno all’Ucraina tenuta dal governo Draghi è stata seguita anche dalla premier Meloni. Una scelta pragmatica, che ha fatto guadagnare a Meloni una forte legittimazione a livello europeo e internazionale. Invece, come molti commentatori si aspettavano, c’è stata una maggiore discontinuità nei rapporti con l’Unione europea. Meloni, rispetto a Draghi, ha deciso di seguire una linea più assertiva, mirata a far valere l’interesse nazionale dell’Italia. Nonostante questo, altre scelte del suo governo sembrano comunque seguire il solco tracciato da Draghi. È il caso, ad esempio, della legge di bilancio, in cui l’esecutivo ha evitato aumenti di deficit e debito che avrebbero potuto creare tensioni con l’Ue.

Gran parte della conferenza è stata dedicata alla posizione mantenuta dai governi italiani rispetto all’invasione dell’Ucraina. Come ha sottolineato Nona Mikhelidze, responsabile di ricerca dello Iai, la guerra è stata finora condotta dalla Russia su due binari: quello militare e quello della disinformazione. Una notizia falsa circolata molto in Italia sosteneva che il governo Draghi non avesse mai lavorato per il cessate il fuoco. In realtà, l’ex premier, assieme alla Farnesina, aveva presentato ancora ad aprile 2022 una proposta di pace in quattro punti, rivelatasi purtroppo inefficace.

Il governo Draghi ha sostenuto l’Ucraina anche in altri modi, principalmente attraverso l’assistenza ai rifugiati e con l’invio di aiuti militari ed economici. Inoltre, il premier ha ottenuto un’enorme popolarità tra la popolazione ucraina grazie al suo sostegno nei confronti della candidatura dell’Ucraina come membro dell’Unione europea. Al contrario, le aspettative iniziali verso il governo Meloni erano molto basse, in virtù delle posizioni filo-russe espresse in passato da alcuni esponenti della maggioranza. Di conseguenza, ha suscitato stupore il discorso contro Putin e a favore dell’invio delle armi a Kiev pronunciato dalla premier il 22 marzo 2023 in Parlamento. Il video dell’intervento è stato tradotto ed è stato ampiamente condiviso e apprezzato in Ucraina.

In conclusione, il rapporto Iai mostra come le relazioni tra Italia e Russia, tradizionalmente molto strette, siano rimaste critiche sotto entrambi i governi. Come ha evidenziato Alessandra Russo, professoressa di scienza politica della Sis, i legami con la Russia si erano comunque indeboliti ancora prima del 2022, a causa di sospetti di spionaggio e attacchi cibernetici e dell’estensione dell’influenza dell’Ue sui Balcani.

Il rapporto ha dato molti spunti di riflessione alle relatrici, ai relatori e al pubblico, composto in buona parte da studenti e studentesse della Sis. Il dibattito conclusivo ha preso il via dalle considerazioni di Emanuele Massetti, docente di scienza politica della Sis, che ha rimarcato come il governo Meloni abbia iniziato a interessarsi ai Balcani occidentali, mostrandosi favorevole alla candidatura a membro Ue della Bosnia. Durante il dibattito, si è evidenziato come l’Italia abbia maturato un grande interesse nella stabilizzazione e nella crescita economica dei Balcani occidentali. Il rischio di una destabilizzazione è sempre molto forte e nazioni come Cina, Russia e Turchia mirano da tempo a estendere la propria influenza in quest’area. L’adesione all’Ue di stati come Ucraina e Moldova mostra come l’allargamento, finora lasciato da parte dalla politica europea, stia cominciando a tornare tra le prerogative dell’Unione.