Jonathan Arac
Foto: archivio Università di Trento

Internazionale

RISCHI E VANTAGGI DELLA WELTLITERATUR

Jonathan Arac alle Università di Trento e di Innsbruck con il sostegno del programma Fulbright

17 giugno 2014
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Giovanna Covi
Lisa Marchi
di Giovanna Covi e Lisa Marchi
Giovanna Covi è professoressa aggregata presso Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Lisa Marchi è assegnista di ricerca presso Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

Il 22 e 23 maggio, Jonathan Arac, con il sostegno del Fulbright Intra-Country Lecturing Program, ha tenuto due seminari sul romanzo alle Università di Innsbruck e di Trento. Autore di sei importanti saggi sulla narrativa statunitense e britannica, sulla poesia e sulla teoria critica, Arac è direttore del Humanities Center-University of Pittsburgh, già direttore del Dipartimento di Inglese-Columbia University, e fa parte dell'editorial board di "boundary 2" dal 1979. Ha condiviso la sua esperienza di co-autore dell’opera in 12 volumi Oxford UP History of the Novel in English e la nuova ricerca in progress sulla Weltliteratur.

Giovanna Covi per la nostra scuola di dottorato in Studi umanistici, e Mario Klarer quale direttore del Institut für Amerikastudien di Innsbruck, hanno ospitato i seminari “This Will Kill That: The Novel in the Web of Media Ecology” e “Edgar Allan Poe from City to City: Richmond, Philadelphia, New York, Paris, Petersburg, Chicago”, siglando la volontà dei due atenei di condividere risorse e opportunità. 
Come si configura la Weltliteratur nel contesto della globalizzazione? Quale ruolo ha la traduzione nella rete di rapporti tra scrittori di diversi paesi? Come si configurano le relazioni tra centro e periferia, letteratura e capitale? 
A Innsbruck, Arac ha intessuto un’ampia rete di relazioni che includono il tedesco J. W. Goethe, il russo F. Dostojevski, e gli afroamericani R. Wright, R. W. Ellison, dimostrando come la letteratura abbia sempre valicato confini temporali nazionali, razziali, culturali e linguistici. Ha presentato un universo letterario attraversato da una molteplicità di traiettorie e traffici culturali e ha fatto emergere aspetti nuovi e intriganti delle loro opere, instaurando un dialogo fra scrittori che normalmente vengono considerati solo all’interno del loro specifico contesto storico, nazionale, etnico e linguistico. A sottolineare il carattere cosmopolita della letteratura, Arac ha ricordato come Poe sia entrato nel cuore dell’Europa grazie alle traduzioni di Baudelaire con le quali ha viaggiato fino alla Russia di Dostojevski, conferendo un’impronta inconfondibile ai suoi romanzi. Ha dimostrato inoltre come Wright ed Ellison si ispirino pure a Poe quando fanno riferimento a Dostojevski.
In dialogo critico con le teorie contemporanee sulla Weltliteratur di F. Moretti, D. Damrosh, P. Casanova e T. D’haen, Arac ha illustrato alcune delle contraddizioni e ambiguità che attraversano questo campo di studio che ha l’ambizione di illustrare pratiche di scambi e influssi culturali reciproci in prospettiva storica. Ha sottolineato come la Weltliteratur non sia da intendersi quale corpus unitario definito in maniera stabile, ma piuttosto come un insieme di intricate relazioni che unisce una particolare opera ad altre. Concepita dunque come campo di studio aperto dai confini non ben definiti e in costante mutamento, la letteratura mondiale sigilla la centralità di concetti e pratiche quali relazione e traduzione e apre la strada all’analisi di interessanti nodi di natura etica, politica ed estetica che Arac ha provocatoriamente evidenziato nel corso delle sue lezioni, coinvolgendo molti nel dibattito.
A Trento ci ha condotto in un affascinante viaggio attraverso le opere di alcuni fra i più importanti romanzieri della letteratura mondiale, inclusi V. Hugo, J. W. Goethe, J. Austen, H. Melville, N. Hawthorne, H. B. Stowe, H. James, V. Woolf, fino ai contemporanei G. G. Marquez, S. Rushdie e O. Pamuk, senza tralasciare riferimenti specifici a Shakespeare, Cervantez, Johnson, W. Scott e Schlegel.  Ha trattato questioni complesse come il processo di canonizzazione, nazionalizzazione e internazionalizzazione del romanzo, con attenzione al periodo storico che va dal 1830-40 al 1950 in cui la forma romanzesca s’impone all’interno del panorama letterario. 
Arac ha sottolineato come lo sviluppo dello spazio urbano metropolitano e la presenza di riviste letterarie fondate da romanzieri, per esempio W. D. Howells alla direzione di The Atlantic Monthly e Harper’s, abbiano contribuito al trionfo e all’internazionalizzazione del romanzo tra Otto e Novecento. Il titolo del seminario, “This Will Kill That”, cita la frase emblematica “Ceci tuera cela” pronunciata dal gobbo di Notre Dame nell’opera di Hugo con la quale Frollo profetizza la morte dell’architettura e della religione - incarnate nella cattedrale di Notre Dame - per mano del romanzo. Arac volge lo sguardo al passato e alla tradizionale contesa fra gli Antichi e i Moderni, e parte dal cambiamento epocale preannunciato da Hugo - l’uccisione metaforica delle religione da parte della letteratura - per fare luce su un altro e più attuale mutamento storico: la minaccia di estinzione del romanzo da parte dei nuovi media. Passato e futuro, vecchio e nuovo, Antichi e Moderni, continuano a dialogare per illuminare un presente ricco di contraddizioni, al tempo stesso funesto e intriso di possibilità. Se la sopravvivenza del romanzo non è in pericolo, essa non è neppure garantita e proprio questa sua natura precaria qualifica l’unicità della letteratura: è proprio la sua esistenza non scontata a richiedere un attento lavoro di recupero storico filologico e di analisi critica.