Immagine tratta dalla locandina del convegno.

Internazionale

L’IMMAGINE DELLA SIBERIA NEGLI STUDI UMANISTICI

Se ne è parlato in un convegno internazionale all’Università di Trento

11 gennaio 2017
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L’IMMAGINE DELLA SIBERIA NEGLI STUDI UMANISTICI
di Adalgisa Mingati
Professoressa associata del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

In un’intervista rilasciata nel corso di una fiera del libro tenutasi nel 2013 a Krasnojarsk lo scrittore americano Jan Frazier, autore nel 2010 di un bestseller mondiale, Travels in Siberia, ha affermato: «Mi piace molto il suono della parola Siberia, è un suono che accende l’immaginazione». Nella civiltà occidentale la Siberia è diventata un luogo, anzi, un vero e proprio ‘fantasma’ dell’immaginario: l’incommensurabilità dei suoi spazi, la varietà dei suoi ambienti paesaggistici, il ‘pluriverso’ di etnie e culture che la caratterizza ne fanno un coagulo di natura e storia unico nel suo genere. Culla di popoli e culture millenarie, la Siberia è anche una delle più antiche e grandi colonie dell’età moderna: a metà Cinquecento i cosacchi al servizio dello zar di Moscovia vi costruirono le prime piazzeforti militari, mentre dopo un secolo l’azione di conquista, che non incontrò mai una significativa resistenza da parte delle popolazioni indigene, aveva raggiunto la costa dell’Oceano Pacifico.

Negli ultimi vent’anni le scienze umanistiche hanno dedicato ampio spazio allo studio di quel complesso di idee, rappresentazioni e associazioni mentali generate nella nostra coscienza dall’immagine di questa immensa regione. Nell’immaginario tramandato dalla cultura e, in particolare, dalla letteratura russa la Siberia assume una valenza che oscilla costantemente tra un polo positivo e uno negativo: da un lato essa è ‘terra maledetta’, sconfinata distesa di foreste e ghiacci, ambiente selvaggio e inospitale che ha conosciuto gli orrori della deportazione e dei campi di lavoro correttivi. Dall’altro, essa appare ‘terra promessa’, luogo mitico dell’utopia, accarezzata da fuggitivi e gruppi settari, ma anche da alcuni riformisti politici, di una società più giusta ed egualitaria, un sogno i cui contorni si definiscono nelle rivendicazioni – destinate a rimanere irrealizzate – del Movimento regionalista siberiano, i cui esponenti (N. Jadrincev, G. Potanin) per primi nella seconda metà dell’Ottocento riconobbero il carattere peculiare dell’identità socio-culturale della regione e del suo ruolo nella storia russa e mondiale.

Quello che la scuola semiotica russa ha definito ‘testo siberiano’, ossia quel complesso semanticamente e linguisticamente coerente di testi caratterizzati da un comune orientamento topologico, trova riflesso non solo nella cultura e nella letteratura russa, ma anche in quella mondiale, compresa quella italiana: si vedano alcuni classici della letteratura d’avventura come il mitico Michel Strogoff di Jules Verne, i romanzi ‘siberiani’ di Emilio Salgari, la Conchiglia di Anataj di Carlo Sgorlon che rievoca l’epopea degli operai friulani che all’inizio del Novecento parteciparono alla costruzione della Ferrovia Transiberiana, fino ad alcuni scrittori contemporanei che sulle proprie radici siberiane hanno innestato una scrittura dalla dimensione transculturale, come il francofono Andreï Makine e l’italofono Nicolai Lilin.

L’ininterrotto percorso di sviluppo e di ricerca d’identità della Siberia mostra ancor oggi aspetti grandiosi e contraddittori: dallo sfruttamento delle risorse energetiche, che ne mette a repentaglio i delicati equilibri ambientali, al rinnovamento del tessuto urbanistico e alla costruzione di moderne infrastrutture, al potenziamento dell’offerta turistica che negli ultimi anni attrae flussi sempre maggiori dai paesi confinanti, in primo luogo dalla Cina.

L’itinerario epico di cosacchi ed esploratori, ma anche di fuggitivi ed esiliati, rivive idealmente nel moderno tour in Transiberiana, un itinerario che esercita un fascino inalterato dai tempi della sua apertura. La costruzione della Gran Via Siberiana – questo il nome storico della ferrovia che quest’anno celebra il centenario del proprio completamento – rappresentò un’impresa ciclopica sia per gli ingenti costi, sia per la complessità degli interventi operati sul territorio, sia per la quantità di manodopera impiegata. Anche questo aspetto ha contribuito ad alimentare, attraverso una copiosa letteratura di viaggio, il mito di una terra ancestrale sospesa tra sogno e realtà, una terra «da percorrere con calma – come afferma un viaggiatore della Transiberiana – per potersi avvicinare gradualmente al suo cuore e lasciarsi incantare».

Il convegno internazionale dal titolo “La Siberia allo specchio” si è svolto a dicembre ed è stato organizzato dal Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Sono intervenuti Marina Avdonina, Francesco Bigo, Mauro Buffa, Stefano Grimaldi, Rosa Liksom, Marina Markizova, Adalgisa Mingati, Sergej Nikitin, Natal’ja Rodigina, Anna Sirina, Rimma Urkhanova. Coordinamento scientifico: Adalgisa Mingati, Francesco Bigo, Rimma Urkhanova.