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Internazionale

I DAZI COMMERCIALI DELL’AMERICA DI TRUMP

Un’analisi delle relazioni tra le potenze internazionali

2 luglio 2018
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Antonino Alì
di Antonino Alì
Professore di diritto internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza e la Scuola di studi internazionali dell’Università di Trento.

Nel marzo di quest’anno il Presidente Trump annunciava che gli Stati Uniti d’America avrebbero imposto dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle dell’alluminio. Al suddetto annuncio ne seguivano altri in cui si affermava che gli USA erano svantaggiati nei principali accordi commerciali: dal North American Free Trade Agreement (NAFTA) all’Accordo mondiale del commercio del World Trade Organization (WTO). Si concretizzava così uno dei principali temi della campagna elettorale di Trump più volte ribadito nel corso del primo anno da Presidente: la riduzione del forte disavanzo commerciale americano (più di mezzo trilione di dollari). Qualche osservatore evidenziava che in questo modo gli Stati Uniti finivano per mettere in discussione quei trattati sul commercio internazionale dei quali erano stati i principali promotori, accordi che avevano contribuito ad aumentare gli scambi internazionali in maniera significativa a partire dal 1995.

Le decisioni americane del mese di marzo 2018 venivano fondate su presunte ragioni di sicurezza nazionale e in particolare sulla Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962. Esigenze di sicurezza nazionale possono costituire una giustificazione sulla base dell’articolo XXI del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) che è alla base del sistema WTO, ma le mosse dell’Amministrazione americana venivano etichettate quali forme, neppure tanto mascherate, di protezionismo.

L’Unione europea e altri Stati avevano negoziato, negli ultimi mesi, nella speranza di poter essere esentati. Il primo giugno, in maniera inaspettata, gli USA hanno deciso di confermare i dazi. Gli Stati più colpiti sono stati il Canada, l’Unione europea e il Giappone, storico alleato degli Usa in Asia. La Cina, che sembrava costituire il primo target delle misure americane, ha raggiunto invece un accordo con gli Stati Uniti che si è manifestato platealmente con l’intenzione degli USA di aiutare la società cinese produttrice di telefoni ZTE fortemente colpita dalle decisioni statunitensi di bloccare le vendite negli USA in considerazione dei presunti legami con la difesa e l’intelligence cinese. Inoltre, il ribilanciamento con la Cina avveniva principalmente con un aumento delle esportazioni agricole e di quelle energetiche dagli Stati Uniti verso la Cina. 

L’Unione europea in questo quadro si trova adesso a fronteggiare in contemporanea tanto il problema relativo ai dazi USA all’acciaio e all’alluminio, quanto il rischio di ulteriori sanzioni nei confronti dell’export tedesco negli USA. La Germania, infatti, ha un enorme attivo commerciale che è stato oggetto di forti critiche sia a livello europeo che internazionale. Peraltro, giova osservare che una quota consistente di queste esportazioni è rappresentata da prodotti che sono di produzione italiana, assemblati in Germania e poi venduti negli USA.

Contrariamente a quanto prospettato dal Presidente degli Stati Uniti, i dazi potrebbero non essere così vantaggiosi per l’economia statunitense tuttavia può ritenersi che la minaccia della guerra commerciale serva a rafforzare la posizione negoziale degli americani. La mossa americana nei confronti dei cinesi sembra avere sortito alcuni effetti positivi per gli esportatori a stelle e strisce. Rimane il fatto che il grande rischio insito in queste tattiche è quello legato all’innalzamento progressivo delle barriere doganali da parte dei principali trading blocks mondiali.

Hanno discusso del tema delle guerre commerciali il 14 maggio 2018 il professor Antonino Alì, la professoressa Maria Luigia Segnana e il dottor Mauro Castelli nell’ambito di un incontro dal titolo “La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina” organizzato dalla Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento presso la Biblioteca comunale di Trento.