©mhp | fotolia.com

Internazionale

MISURARE LA CORRUZIONE TRA PRIVATI

Un progetto europeo coordinato da eCrime raccoglie la sfida

25 giugno 2018
Versione stampabile
Fabrizio Costantino
Maria Michela Dickson
di Fabrizio Costantino e Maria Michela Dickson
Ricercatori eCrime, rispettivamente assegnista di ricerca presso la Facoltà di Giurisprudenza e collaboratrice di ricerca presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento.

La corruzione tra privati è un problema emergente, ma allo stesso tempo poco conosciuto, all’interno dei Paesi europei. Questa, a differenza della corruzione pubblica, avviene interamente all’interno del settore privato senza coinvolgere alcun funzionario pubblico.

Lo studio della corruzione tra privati implica una serie di difficoltà di tipo metodologico che rendono la sua rilevazione particolarmente difficile, anche paragonandola alla corruzione che coinvolge i pubblici ufficiali. Per questa ragione, i dati sulla corruzione tra privati sono pressoché inesistenti.

Da ricerche sporadiche e inchieste emerge che nei paesi dell’Unione europea la corruzione tra privati sia pratica comune ma poco identificata e punita, pur provocando ingenti danni al fatturato delle aziende. La scarsità di dati incide inoltre sul fatto che la corruzione tra privati non sia ancora un comportamento percepito nella sua gravità. Il fenomeno costituisce dunque un vulnus in un mercato libero, europeo e internazionale. Infatti, la fattispecie di corruzione tra privati in alcuni Stati del mondo non è ancora stata introdotta o esiste a condizioni molto diverse (in Italia, ad esempio, è stata inserita solo di recente nel Codice civile). Questo crea una serie di problematiche relative alla perseguibilità a livello europeo della stessa, all’interno di Stati che non l’hanno ancora introdotta o che la disciplinano in maniera differente.

Il Gruppo di Ricerca sulla eCriminology della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, coordinando in un progetto europeo (PCB - Private Corruption Barometer) un consorzio di università e istituti stranieri, ha sviluppato, per la prima volta in Europa, uno strumento per la misurazione della corruzione tra privati negli Stati membri dell’Unione europea a supporto delle imprese. Nato nell’ambito del progetto europeo PCB - Private Corruption Barometer, questo strumento è modulabile e adattabile ai diversi settori imprenditoriali. Testato in quattro Paesi europei (Italia, Bulgaria, Germania, Spagna) questo sistema europeo di misurazione della corruzione nel settore privato permette di misurare fattori come il rischio della corruzione tra privati in un’impresa, l’incidenza di episodi di corruzione e il rischio che questi avvengano in futuro, valutando la presenza e l’efficacia delle misure anticorruzione implementate dalle stesse imprese. 

L’idea alla base del progetto è stata sviluppata per la prima volta mediante un'indagine che in Italia è stata effettuata su un campione rappresentativo di imprese con sede nella Provincia di Trento, nell’ambito del progetto europeo PCB, coordinato da eCrime con Center for the Study of Democracy (Bulgaria), Mafia? Nein, Danke! (Germania), e Universidad Rey Juan Carlos (Spagna). Il progetto, che è durato più di due anni (gennaio 2016 – aprile 2018), è stato co-finanziato dalla Commissione europea con circa 500mila euro nell’ambito del programma ISFP 2014 “Prevention and Fight against crime” della Direzione generale Migrazione e Affari interni.

I risultati del progetto “PCB – The Private Corruption Barometer” sono stati presentati lo scorso mese a Bruxelles da Andrea Di Nicola e Giuseppe Espa, coordinatore e vicecoordinatore di eCrime e professori dell’Università di Trento, e da Fabrizio Costantino, project manager e ricercatore eCrime. A discutere i risultati sono stati imprenditori, forze di polizia e accademici che si sono confrontati sulle nuove frontiere della prevenzione e del contrasto del fenomeno.