Immagine tratta dalla locandina dell'evento

Internazionale

UCRAINA: CRISI IRRISOLTA MA DIMENTICATA?

Ripensare la politica europea di vicinato: federalismo o decentramento come possibili soluzioni per la crisi ucraina

1 luglio 2015
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Jens Woelk
di Jens Woelk
Professore associato presso la Facoltà di Giurisprudenza e la Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

L’attuale crisi della Grecia (con le sue ripercussioni sull’Euro e sull’Unione europea) e il dramma dei profughi nel Mediterraneo rischiano di far dimenticare un’altra crisi gravissima, irrisolta e pericolosa in Europa: quella dell’Ucraina. Questo Paese ha vissuto una delle più difficili transizioni democratiche a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica: dopo un controverso percorso di nation-building si è avuta la rivoluzione arancione di dieci anni fa, alla quale sono seguite turbolenze economiche e politiche. Si ricordano lo scorso anno gli scontri in piazza a Kiev, l’”Euromaidan”, in Europa spesso (superficialmente) interpretata come nuova “primavera” democratica, alla stregua di quelle primavere arabe (finite per lo più in fallimento) e come volontà di avvicinarsi all’Unione europea liberandosi del minaccioso vicino russo. La minaccia non è rimasta tale, ma si è manifestata in una forte interferenza nelle regioni orientali portando alla secessione della Crimea e a una guerra civile violenta con numerose vittime in determinate aree di Donetsk e Lugansk. La mediazione diplomatica internazionale ha portato all’Accordo di Minsk, che dovrebbe stabilizzare la situazione e porre le basi per una ricostruzione. Tuttavia, il quadro complessivo è disastroso, i danni enormi: solo nel 2014, l’economia ucraina ha subito una contrazione di oltre il 20%.

Il quadro internazionale è profondamente cambiato negli ultimi anni. Dopo il 1989 è stata costruita un’Europa all’interno della quale i rapporti fra gli Stati sono pacifici e basati sul diritto: sia nell’ambito dell’OSCE - Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, con il concetto della “sicurezza democratica” e meccanismi di monitoraggio, sia in quello del Consiglio d’Europa, con trattati internazionali e un’attenzione sempre maggiore ai diritti e alla democrazia. Le recenti gravi violazioni del diritto internazionale hanno messo in dubbio il ruolo del diritto come strumento regolatore. Dominano nuovamente Realpolitik e forza militare che ricordano le logiche della guerra fredda. La politica europea di vicinato, che doveva essere una cornice comune per i rapporti dell’UE con gli Stati senza prospettiva di adesione, ne risente profondamente e deve essere ripensata. L’Unione europea stessa, reduce da un decennio poco brillante e scossa da varie crisi, ha trovato la forza per adottare sanzioni contro la Russia, ma non sembra in grado di intervenire in modo decisivo per risolvere il conflitto.

Proprio il venir meno di un quadro comune di valori e principi condivisi e la nuova contrapposizione fra la Russia e l’Europa dell’UE e della NATO renderanno particolarmente difficile, se non improbabile, ogni soluzione sostenibile. Infatti, la soluzione di alcuni conflitti longevi in Europa, ad esempio quelli dell’Alto Adige/Südtirol, dell’Irlanda del Nord e perfino (almeno in parte) del Kosovo, è stata possibile proprio a causa del contesto generale favorevole creato dalla traduzione di principi politici condivisi in un quadro giuridico rispettato.

Le proposte ora in discussione sullo status futuro delle aree nell’Ucraina orientale sotto controllo delle milizie separatiste risentono fortemente di questo contesto di instabilità generale. Da una parte si propone la trasformazione dell’intera Ucraina in uno stato federale, dall’altra, soprattutto a Kiev, si vede in un debole decentramento amministrativo e nel rafforzamento del governo locale l’unica concessione possibile da fare ai territori di cui il governo centrale ha perso il controllo.

È vero che il federalismo può essere uno strumento per risolvere conflitti attraverso l’autogoverno differenziato, come dimostra, tra gli altri, l’evoluzione del Belgio in uno Stato federale, ma non va dimenticato che esso si basa comunque sulla volontà cooperativa delle parti di far funzionare un sistema complessivo e condiviso. Le conseguenze della mancanza di tale volontà sono palesi nel caso della Bosnia Erzegovina che si trova bloccata da veti incrociati a vari livelli, ancora oggi, a vent’anni dalla fine della guerra.

È vero che anche il decentramento può offrire delle soluzioni: l’Accordo di Ohrid ha previsto, tra l’altro, la riorganizzazione territoriale della Macedonia senza creare delle regioni etniche, aumentando il numero dei Comuni bilingui per garantire i diritti delle comunità non maggioritarie.

Utile può essere soprattutto l’uso innovativo e creativo di asimmetrie, nello status e nelle competenze, come dimostra il caso altoatesino. Tuttavia, anche decentramento e autonomia (locale) sono soltanto un lato della medaglia; l’altro lato è sempre l’integrazione nel sistema complessivo, che richiede coordinamento e cooperazione.

Senza la volontà di un compromesso incoraggiato da un contesto esterno favorevole è impensabile che si possa trovare e poi attuare una soluzione sostenibile. Tutti gli elementi del caso ucraino, ai vari livelli, non promettono bene. È essenziale porre fine al conflitto e tornare al dialogo per ristabilire un quadro comune che permetta di trovare soluzioni. Nella speranza che l’interesse comune di trovare tali soluzioni non sia superato da interessi contingenti e di parte.

Le riflessioni di quest’articolo prendono spunto dal convegno “La politica europea di vicinato in crisi? Il caso Ucraina e il futuro delle relazioni con la Russia” organizzato il 17 giugno scorso a Trento dalla Fondazione Bruno Kessler (Cerpic) in collaborazione con l’Istituto Affari Internazionali (Roma), il Centro Jean Monnet dell’Università di Trento e l’Osservatorio Balcani Caucaso di Rovereto.
Per approfondire le questioni del governo territoriale e le proposte per una soluzione si consiglia in lingua italiana:
Caterina Filippini, Dopo la Crimea: quali risposte alle ulteriori richieste di autonomia territoriale in Ucraina? In: www.federalismi.it (n. 13 - 01/07/2015)
Per informazioni sull’evoluzione della crisi e attualità si consiglia il sito dell’Osservatorio Balcani Caucaso (voce: Ucraina): http://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina