Martin Kemp, foto Roberto Bernardinatti, archivio Università di Trento

Internazionale

LEONARDO AND THE MOUNTAINS

La lezione di Martin Kemp, uno dei massimi esperti di Leonardo, inaugura l’anno accademico del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Ateneo

29 ottobre 2015
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Marinella Daidone
di Marinella Daidone
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

L’anno accademico del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Ateneo è stato ufficialmente aperto lo scorso 21 ottobre con la lectio magistralis “Leonardo and the Mountains” tenuta da Martin Kemp e introdotta dal direttore di Dipartimento Fulvio Ferrari e dalla professoressa Liliana Albertazzi, docente di Filosofia e Teoria dei linguaggi dell’Università di Trento. Professore emerito della Oxford University, Martin Kemp è considerato uno dei massimi esperti mondiali su Leonardo da Vinci. Attualmente si sta occupando di una nuova edizione del codice Leicester, di proprietà di Bill Gates. Insieme alla professoressa Albertazzi, lo abbiamo incontrato per porgli alcune domande.

Professor Kemp, comunemente l’Arte e la Scienza vengono considerati due universi separati. Ma sono davvero così lontani?

Per uno storico non sono necessariamente due aree separate. Lo abbiamo visto accadere più volte nel corso della storia, in particolare nel XIX e XX secolo: abbiamo scisso l'immaginazione e la suggestione dalla scienza e abbiamo scisso la scienza, la razionalità e la struttura dall'arte. Abbiamo posto in essere una separazione che non dovrebbe esistere.

Lei ha lavorato molto su Leonardo nella sua carriera. È una vera passione? Da cosa nasce?

Quando ho studiato scienze naturali alla Cambridge University e poi storia dell’arte al Courtauld Institute di Londra, mi sono tenuto ben lontano da Leonardo, perché appariva grande e difficile, e mi sono detto: “Niente Leonardo, è troppo”. In seguito mi è stato chiesto di partecipare a un programma televisivo su Leonardo e sui suoi disegni d’acqua in movimento. Il quell’occasione lo storico dell’arte Ernst Gombrich ci ha fornito un suo documento inedito; leggendo questo articolo e cominciando a leggere qualche opera di Leonardo pensai tra me e me: “Adesso capisco di che si parla!” Ho sentito di esserci finalmente arrivato con le mie conoscenze di arte e scienza, Leonardo mi si è finalmente chiarito.
 
Uno dei suoi ultimi lavori riguarda il codice Leicester, ce ne può parlare?

Il codice Leicester è il più grande di tutti i codici scientifici di Leonardo. È incredibilmente rivoluzionario nella sua concezione della storia antica della Terra, che concerne l'eruzione delle montagne, il collasso della crosta terrestre, l'acqua in movimento su piccola e grande scala. È il più rivoluzionario di tutti i suoi manoscritti scientifici, è di proprietà di Bill Gates; ne sto curando un’edizione con un collega italiano, Domenico Laurenza, e rivedendo completamente il modo in cui viene concepito.

Il tema della sua lezione a Trento è “Leonardo e le montagne”. Ce ne può parlare?

Sono due i protagonisti, gli attori di questa conferenza: uno è il codice Leicester, l'altra è la Monna Lisa, entrambi dello stesso periodo storico. Monna Lisa fu iniziata nel 1503, il codice Leicester nel 1506. Si potrebbe pensare che la prima rappresenti la grande arte e il secondo la grande scienza. In realtà c’è un intenso dialogo tra il corpo della donna, il “corpo” della Terra e le montagne sullo sfondo del dipinto. Nelle montagne Leonardo vide strati di conchiglie, di fossili (anche se non li chiamava con questo nome) e si disse che era palese, guardando le montagne, che originariamente l’acqua fosse stata presente a tutta una serie di altitudini. Di conseguenza, la Terra, nella sua totalità e irregolarità, e tutte le terre immerse in una sfera d'acqua si trovano in relazione e in costante evoluzione: l'erosione cambia i pesi, alcuni lembi di terra emergono, altri tornano a sprofondare verso l'interno e la terra collassa internamente verso spazi centrali. Leonardo riuscì a immaginarselo. Nello specifico scrisse che in Toscana c'erano stati due grandi laghi, uno si trovava dove oggi c'è Firenze e uno dove oggi c'è Arezzo. Il lago più grande era quello di Arezzo e i due erano separati da una diga. Nel corso della storia antica il lago più in alto sfondò la diga, riversandosi in quello inferiore, il quale a sua volta si riversò nel territorio. Se osserviamo lo sfondo della Monna Lisa, sulla destra vediamo il lago più alto, sulla sinistra quello più in basso. Si tratta dunque di un cambiamento costante: come il corpo della donna (il microcosmo) è costantemente sottoposto a cambiamenti, così lo è la Terra (il macrocosmo). C'è tanto della storia antica della Terra nella Monna Lisa.

Che tipo di informazione scientifica e artistica possiamo ricavare dalla morfologia degli elementi della natura?

Una delle aree ancor più grandi in Leonardo che sto prendendo in esame è la percezione della struttura in natura, come arte e come scienza, tramite quella che io chiamo intuizione strutturale: l'intuizione della struttura nel mondo esterno, ma anche l'auto-intuizione della struttura nella mente, rivelando come strutture mentali (sia innate che acquisite) siano in dialogo con le forme della natura. Leonardo fa proprio questo, osservando ad esempio il movimento dell'acqua e notando lo stesso pattern presente nell’ondulazione dei capelli, due cose che noi considereremmo separate. La morfologia - la generazione della forma, la produzione dinamica della forma, sia statica che dinamica - è una morfologia condivisa che contiene delle intuizioni enormi, che attualmente si tende a non tenere più in considerazione. 

La sua lezione inaugura l'anno accademico del Dipartimento di Lettere e Filosofia di Trento. Conosceva già la nostra Università?

Solo di reputazione, non ero mai venuto prima. È un grande onore. Non me ne ero reso conto quando Liliana mi ha chiesto di partecipare, ma è bello farlo perché sono uno storico dell'arte ma anche uno storico della scienza, quindi fare qualcosa di filosofico è un grande onore. Non mi piacciono le discipline, non mi piace separare le cose, le cose si fanno interessanti quando sono unite; quando sono separate diventano routine.