2014 umbrella protest. Foto Adobe Stock | ©Lewis Tse Pui Lung.

Internazionale

Costituzione, leadership, democrazia: questioni aperte

Conversazione con Bruce Ackerman, costituzionalista statunitense e Sterling professor alla Yale Law School

26 maggio 2021
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Marco Dani
di Marco Dani
Professore presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento.

Marco Dani dialoga con Bruce Ackerman su alcuni tra i temi trattati nel suo ultimo libro “Revolutionary constitutions. Charismatic leadership and the rule of law" (Harvard University Press, 2019).

Marco Dani: Professor Ackerman, nel suo ultimo libro lei elabora un'ambiziosa teoria per spiegare la legittimazione degli ordinamenti costituzionali. Più nello specifico, lei individua “tre percorsi” distinti di costituzionalizzazione: quello delle rivoluzioni democratiche, in cui le mobilizzazioni popolari guidate da leader carismatici portano a sovvertire un regime politico percepito come illegittimo, quello delle costituzioni dell’establishment, in cui l’assetto istituzionale è il frutto di un accordo tra pragmatici insider e outsider moderati, e quello delle costituzioni elitarie, risultanti dalle negoziazioni tra élite politiche sprovviste del sostegno popolare necessario per attivare un percorso rivoluzionario. Quale può essere la rilevanza di questo tema in questo particolare periodo storico?

Bruce Ackerman: L'analisi dei "tre percorsi" consente di seguire un approccio più articolato per esaminare le crisi in corso in tutto il mondo. Per le loro tradizioni costituzionali rivoluzionarie, Italia e Francia hanno qualcosa da imparare dal modo in cui Nelson Mandela, per esempio, ha affrontato e risoltoBruce Ackerman problemi ben più complessi nella legittimazione della svolta costituzionale nel Sud Africa post-apartheid. Mentre, d'altra parte, le tradizioni pro-establishment di Germania e Spagna suggeriscono che questi paesi possono imparare non solo l'uno dall'altro, ma anche da luoghi lontani come il Giappone.

M. Dani: In molti punti della sua analisi, lei sottolinea il nesso tra la questione della legittimazione degli ordinamenti costituzionali e l'ascesa del populismo, in particolare con riferimento alle società occidentali. Come considera questo fenomeno? Ritiene che possa generare il tipo di dinamiche politiche che conducono ad una costituzione rivoluzionaria?

B. Ackerman: I movimenti popolari non hanno solamente il "potenziale" di rinvigorire il costituzionalismo democratico. Questa dinamica è in atto proprio in questo momento in Cile – dove l'establishment politico è stato obbligato a convocare un'Assemblea costituente. Nello scorso fine settimana, inoltre, gli elettori hanno accordato una maggioranza decisiva ai leader dei movimenti che si impegnano per una ricostruzione fondamentale dell'identità politica costituzionale del paese. È troppo presto per dire se la sconfitta di Trump del 2020 produrrà un movimento analogo a favore di un rinnovamento costituzionale nel 2024 o nel 2028. Ma non è impossibile.

M. Dani: Nel capitolo che apre il libro, lei sostiene che le difficoltà incontrate nei decenni scorsi dal progetto di integrazione europea sono, in larga misura, riconducibili a una questione di legittimazione. In particolare, a suo parere l'intento dell'Unione di istituire una democrazia costituzionale pan-europea è ostacolato dal fatto che i principali paesi europei seguono modelli di legittimazione diversi, da cui derivano le rispettive difficoltà nell'individuare un percorso condiviso verso l'integrazione costituzionale. A me pare che la sua analisi evidenzi una difficoltà strutturale che potrebbe essere superata solo attraverso un processo politico di intensità inedita. Se è così, a suo avviso, cosa ci si può attendere realisticamente dal processo di integrazione europea nei prossimi anni?

B. Ackerman: La costituzione "reale" dell'Unione europea ha già superato, e di molto, la costituzione "sulla carta" introdotta con il Trattato di Lisbona. Il potere effettivo del Presidente del Consiglio europeo è già stato superato dal Presidente della Commissione e dal Parlamento; e la Banca centrale europea e le Corti europee hanno già affermato la loro autorità in modi che sono riconosciuti persino dalla Corte costituzionale tedesca, benché con riluttanza. La questione è se tutta questa energia politica verrà imbrigliata in forme costruttive o distruttive a livello dell'intero continente.

M. Dani: Nelle pagine finali del libro lei evidenzia alcune difficoltà di lungo corso nel costituzionalismo americano, che risalgono addirittura alla mancata costituzionalizzazione del New Deal sul finire degli anni Trenta. Il libro è stato scritto ben prima della pandemia di Covid-19, delle ultime elezioni presidenziali statunitensi e dell'attacco al Congresso del 6 gennaio. Rivedrebbe la sua analisi alla luce di questi recenti eventi? Più specificamente, e considerando i progetti lungimiranti di questo governo democratico, ritiene che si possa prospettare un conflitto insolubile tra la presidenza Biden e la Corte suprema a maggioranza conservatrice?

B. Ackerman: Mi aspetto grande cautela da parte della Corte nel breve termine, fino a quando non sarà noto l'esito delle elezioni del 2024. Il prossimo presidente sarà democratico o repubblicano? Sarà un uomo o una donna? Avrà un orientamento centrista, una forte ispirazione social-democratica o esprimerà l'eredità repubblicana di Trump? Solo a quel punto inizierà la prossima fase decisiva di sviluppo politico e giuridico.

[Traduzione Paola Bonadiman]

Bruce Ackerman, costituzionalista statunitense e Sterling professor alla Yale Law School, è stato ospite della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, dove è intervenuto nel ciclo di webinar "The legitimacy of European constitutional orders. Questioning the revolutionary, establishment, and elite pathways". I seminari si svolgono dal 24 al 28 maggio 2021 su Zoom. Nel comitato organizzatore: i professori Marco Dani (Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento), Marco Goldoni (University of Glasgow) e Agustin José Menéndez (Universidad Complutense de Madrid). 


Constitutional orders, leadership, democracy: open issues
A conversation with Bruce Ackerman, US constitutionalist and Sterling Professor at Yale Law School

by Marco Dani
Professor at the Faculty of Law of the University of Trento.

Marco Dani talks with Bruce Ackerman about some of the topics addressed in his most recent book "Revolutionary constitutions. Charismatic leadership and the rule of law" (Harvard University Press, 2019)

Marco Dani: Professor Ackerman, in your latest book you embark in an ambitious journey to explore the  of constitutional orders. More specifically, you distinguish between revolutionary constitutions, which are the product of intensive and successful popular mobilizations led by charismatic outsiders overthrowing illegitimate incumbent rulers, establishment constitutions, the legal and political orders resulting from strategic concessions by pragmatic insiders aimed at the co-optation of moderate outsiders, and elite constitutions, the constitutional orders promoted by emerging political and social elites in the absence of a general popular mobilisation against declining old rulers or imposed by external forces and later accepted by society. What is the relevance of this topic in this particular historical period?

Bruce Ackerman: My “three pathways” analysis permits a more sophisticated approach to the current crises sweeping the world. Given their revolutionary constitutional traditions, French and Italians have something to learn from the ways in which Nelson Mandela, for example, confronted and resolved even more profound problems in legitimating a constitutional breakthrough in post-Apartheid South Africa. In contrast, the establishmentarian traditions of Germany and Spain not only suggest that they can learn from one another, but also from places as far away as Japan.

M. Dani: At many junctures in your analysis, you stress the linkage between the legitimacy issue and the rise of populism in particular in Western societies. What is your diagnosis of this phenomenon? Do you think it has the potential to generate the political dynamics leading to a revolutionary constitution?

B. Ackerman: Grassroots movements not only have the “potential” to reinvigorate democratic constitutionalism. This dynamic is occurring right now in Chile – where the political establishment has been obliged to convene a Constituent Assembly. Over the past weekend, moreover, voters have granted a decisive majority to movement leaders committed to a fundamental reconstruction of the nation’s political constitutional identity. It is too soon to say whether Trump’s defeat in 2020 will generate a similar movement for constitutional reconstruction in 2024 or 2028. But it is not impossible. 

M. Dani: In the opening chapter of your book, you claim that the difficulties encountered in the last decades by the European integration project are to a considerable extent related to the legitimacy issue. In particular, in your view the prospect for the Union to establish a pan-European constitutional democracy is hindered by the fact that the leading European countries follow different legitimacy paradigms, hence their difficulties in identifying a shared pathway towards constitutional integration. Now, it seems to me that your diagnosis points to a structural difficulty which would require a great deal of political energy to be overcome. If this is so, what do you think we can realistically expect from the process of European integration in the next years?

B. Ackerman: The real-world constitution of the EU has already moved far beyond the paper-constitution set out in the Treaty of Lisbon. The effective power of the President of the Council has already been outstripped by the President of the Commission and Parliament; the European Central Bank and the European Courts have already asserted their authority in ways which even the German Constitutional Court is reluctantly recognizing. The question is whether all this political energy will be channelled into constructive or destructive forms on a Continent-wide basis. 

M. Dani: In the final pages of the book, you highlight certain longstanding difficulties in American constitutionalism dating back to the missed constitutionalisation of the New Deal in the late 1930s. The book was written well before the Covid-19 pandemic, the last US Presidential elections and the mob attack to Congress of January 6. Have these latest developments modified your analysis? More specifically, and considering the ambitious plans of the Democratic administration, do you think that we are still poised to an intractable conflict between the Biden Presidency and the predominantly conservative Supreme Court?

B. Ackerman: I expect the Court to be very cautious within the near term until it learns the outcome of the 2024 election. Will a Democrat or Republican become the next President? Will he or she be a centrist or a strong Social Democrat or Trump Republican? It is only at that point at which the next decisive phase of political-juridical development will begin.

Bruce Ackerman, American constitutional law scholar and Sterling Professor at Yale Law School, is visiting the Faculty of Law of the University of Trento as part of the webinar series "The legitimacy of European constitutional orders. Questioning the revolutionary, establishment, and elite pathways", from 24 to 28 May 2021 (this is a Zoom event). The members of the organizing committee are Professors Marco Dani (Faculty of Law of the University of Trento), Marco Goldoni (University of Glasgow) and Agustin José Menéndez (Universidad Complutense de Madrid).