Lunedì, 16 marzo 2015

Al via il primo workshop sul ruolo dello sport nel sistema universitario italiano

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Ha preso il via, giovedì 12 marzo al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, il primo workshop delle università italiane in materia di sport e università, dal titolo “Il ruolo dello sport nel sistema universitario italiano

Una ventina le università italiane presenti a Trento per riflettere e discutere del binomio sport - università. Tra i partecipanti anche la presidente dell’EAS (European Athlete as Student network), Laura Capranica.

Obiettivo di questo primo appuntamento trentino, quello di costituire, al termine delle due giornate di lavori un documento programmatico di “visione” che contenga un elenco degli obiettivi da raggiungere nei prossimi anni nel rapporto tra università e sport e che possa essere presentato nelle sedi nazionali e internazionali per promuovere un nuovo e più profondo rapporto tra Università e Sport.

Il workshop, che è organizzato dall’Università di Trento in collaborazione con la Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI) si è aperto con l’intervento “Il valore dello sport per lo sviluppo del sistema universitario italiano” del presidente CRUI, Stefano Paleari: «Lo sport per le università può essere fonte di ispirazione e veicolo di educazione. Permette di allargare i propri orizzonti, fa emergere il talento personale, aiuta ad agire in condizioni estreme e a trasformare i limiti in opportunità, come ben testimoniano le esperienze di alcuni famosi atleti, come Alex Zanardi, Erik Weihenmayer e Bethany Hamilton, che hanno saputo affermarsi nonostante gli ostacoli fisici. Lo sport sostiene lo sviluppo della leadership ed è terreno fertile per allenare la capacità di fare gioco di squadra. Gli accademici hanno molto in comune con gli sportivi: sono abituati a viaggiare, a confrontarsi tra loro e fanno parte di comunità pacifiche e tolleranti, che condividono valori sociali affini e si basano su principi di convivenza e corresponsabilità. Nello sport si gioca sulla base di regole condivise che premiano il merito e il risultato e la competizione stimola i partecipanti a dare il meglio di sé. Insegna ad accettare le regole e anche il risultato, superando le sconfitte».
«Ma lo sport può essere anche un prezioso motore di ricerca e di miglioramento, di innovazione e di sviluppo anche industriale ed economico perché propone spunti che possono portare alla realizzazione di nuovi materiali, strumenti e apparecchiature». 

In questo senso, Paleari ha poi citato il recente avvio del progetto “Camminare insieme” in collaborazione tra la CRUI e il Centro Universitario Sportivo Italiano (CUSI) che comprende l’impegno allo sviluppo dello sport universitario come strumento di salute e benessere, inclusione e integrazione, educazione e cultura, innovazione e ricerca. Pilastri del progetto sono l’assegnazione premi per gli studenti impegnati nello sport con buoni risultati; l’inclusione del fattore “stile di vita” nei rankings delle università; la possibilità di trarre dallo sport e dalle attività di ricerca parametri industriali “new” e “green”.

«Lo sport è strumento potentissimo di identità e inclusione – ha commentato il delegato allo sport Paolo Bouquet – può fornire ispirazione per progetti di ricerca molto ambiziosi in tutti i settori accademici, apre le porte alla creazione di partnership con il mercato e allo sviluppo di aziende innovative. Senza dimenticare il potenziale delle relazioni con il mondo dello sport di alto livello, che attraverso i programmi di doppia carriera può diventare volano di ricerca e sviluppo e può fornire nuovi temi di comunicazione e promozione verso l'interno e verso l'esterno. È arrivato il momento per l'università italiana di smettere di considerare lo sport come una specie di ospite (più o meno gradito) e di comprendere che, se visto in un'ottica complessiva, esso può costituire un'enorme risorsa per lo sviluppo di aspetti fondamentali della vocazione universitaria. Oggi siamo qui per accelerare questo percorso di consapevolezza che può avvicinare l'Italia alle policy europee in materia e ai sistemi accademici di eccellenza internazionali, dove da tempo lo sport in Università è visto come fondamentale risorsa e non come puro svago o passatempo. Organizzare questo primo workshop nazionale sullo sport universitario a Trento è una grande risultato per la nostra Università».

«Il percorso sperimentale che abbiamo avviato dal 2009 all’Università di Trento – ha aggiunto Bouquet – è stato accolto con molto interesse nel mondo sportivo e può costituire un’esperienza virtuosa e un punto di partenza per la discussione. I progetti avviati in questo senso hanno dimostrato di avere un effetto positivo e misurabile su molti parametri di valutazione dell’Ateneo e creare nuove interessanti opportunità anche sul versante della ricerca trans-disciplinare e nel trasferimento della conoscenza con, ad esempio, spin off, progetti industriali, e accordi con federazioni sportive».

I lavori sono continuati con l’intervento del vicepresidente CUSI, Giovanni Ippolito, che ha anticipato la prima sessione di lavori con gli interventi dei delegati allo sport delle varie università. Le relazioni sono proseguite venerdì 13 marzo, con successive visite alle strutture sportive del sistema UNI.Sport Trento: Centro SanbàPolis (multisport), Centro Mattarello (multisport) e Centro volo a vela.