Martedì, 31 marzo 2015

Terzo incontro preparatorio in vista dell'Assemblea di Ateneo del 3 giugno

L'Ateneo ascolta gli imprenditori

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Nel corso del terzo incontro promosso dall’Università di Trento in vista dell’Assemblea di Ateneo del prossimo 3 giugno, sono emersi alcuni spunti interessanti, ovvero: coinvolgere gli imprenditori nella didattica universitaria, aumentare la compartecipazione delle imprese ai progetti di ricerca, mappare le rispettive attività per favorire la conoscenza reciproca e agire sulla formazione del personale nel terziario. Ma anche supportare settori chiave dell’economia trentina come il turismo o l’agricoltura, estendere le migliori esperienze di collaborazione ad altre aree disciplinari e altri soggetti o associazioni di categoria.

Un percorso di ascolto e dialogo con il territorio che, dopo gli incontri delle settimane scorse con i rappresentanti delle comunità di valle e con i sindacati, questa volta ha visto protagonisti gli imprenditori e i rappresentanti delle varie associazioni di categoria, riuniti per l’occasione a Palazzo Roccabruna nella sede di rappresentanza della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura.

Sono stati tanti i protagonisti del mondo produttivo e imprenditoriale trentino a raccogliere l’invito del presidente dell’Ateneo, Innocenzo Cipolletta: oltre al presidente della Camera di Commercio, Gianni Bort, e al segretario generale Mauro Leveghi, sono intervenuti, per l’Associazione provinciale Albergatori e Imprese Turistiche, il presidente Luca Libardi e il direttore Roberto Pallanch; il presidente dell’Associazione Artigiani e Piccole imprese, Roberto De Laurentis; per Confindustria Trento, il direttore Roberto Busato e la responsabile del centro di ricerca di Sandvik Coromant (nonché membro del CDA di Ateneo), Giovanna Malagnin"; per Coldiretti, il presidente Gabriele Calliari e il direttore Mauro Fiamozzi; il presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, Paolo Calovi; il direttore della Confederazione Italiana Agricoltori, Massimo Tomasi, la direttrice di Confesercenti del Trentino, Gloria Bertagna, il direttore di Confcommercio, Giovanni Profumo e il direttore della Federazione Trentina della Cooperazione, Carlo Dellasega.

L'innovazione è il fattore chiave che sta alla base della collaborazione tra università e mondo delle imprese. A evidenziarlo sono stati gli interventi del presidente dell’Università di Trento, Innocenzo Cipolletta, del rettore in carica Aronne Armanini e del rettore eletto Paolo Collini (che si insedierà ufficialmente il prossimo 1 aprile), nonché del delegato per il trasferimento tecnologico, le politiche di brevettazione, i rapporti con l’industria Claudio Migliaresi

L’Ateneo trentino è impegnato nel processo di innovazione su tutti gli assi che ne costituiscono la naturale vocazione. Innanzitutto la formazione degli studenti in avvicinamento al mondo del lavoro e la crescita formativa e l’aggiornamento del personale dell’Ateneo, della pubblica amministrazione ma anche del settore privato. In questa direzione è emersa la proposta di una maggiore presenza dell’Ateneo sia nell’intermediazione per gli stage, sia nell’attivazione di master professionalizzanti post laurea per venire incontro alle esigenze di formazione delle imprese. Ma anche nel proporre agli studenti la figura dell’imprenditore come nuovo modello formativo di successo, alternativo a quello della carriera universitaria, che possa ispirarli e renderli più pronti al contatto con il mondo del lavoro. 

A rendere possibile questa apertura, il coinvolgimento diretto degli imprenditori nella didattica curricolare.
Negli interventi dei rappresentanti di categoria è emersa una forte domanda di formazione e aggiornamento del personale del terziario, così come l’esigenza di trovare nell’Ateneo le competenze necessarie per approfondire lo studio dei mercati e per individuare nelle imprese le aree dove avviare processi di innovazione per colmare gap tecnologici. Turismo (in particolare il settore alberghiero), agricoltura e cooperazione sono solo alcuni degli ambiti in cui l’Università può svolgere un ruolo decisivo, mettendo in campo anche competenze disciplinari diverse, come le scienze cognitive o la fisica, oltre a quelle già collaudate in ambito ingegneristico o informatico. Dal comparto agricolo un invito alla ricerca ad occuparsi dell’innovazione nei macchinari per adattarli alle condizioni dei terreni di montagna e nelle tecniche di coltivazione, ma anche a misurare il valore del comparto in termini di impatto nell’economia e nella conservazione del territorio trentino.

Fare innovazione per l’Ateneo significa anche promuovere ricerca di qualità e competitiva e occuparsi del trasferimento di conoscenza. Nel dibattito è emerso come, per quest’ultimo aspetto, un fattore chiave sia la possibilità di fare massa critica per affrontare problematiche comuni, soprattutto in Trentino, dove le realtà produttive sono molto piccole e hanno esigenze diverse tra loro. Per farlo è indispensabile investire nella conoscenza reciproca tra università e imprese, attraverso strumenti raffinati di mappatura delle attività. Un processo già avviato con successo, in alcuni casi, sulla scia delle sollecitazioni arrivate dai finanziamenti europei alla ricerca (Horizon 2020) che hanno costretto le reti accademiche a condividere con le imprese il ruolo di protagonisti nella ricerca.

Tra le azioni concrete da intraprendere si è convenuto sulla necessità di aumentare la compartecipazione delle imprese a progetti di ricerca, anche attraverso la mediazione delle rispettive associazioni di categoria. Per favorire il dialogo una strada da percorrere è quella di allargare ad altri settori le best practices di successo, come il distaccamento di un dipendente dell’Ateneo presso Confindustria per raccogliere sul campo le istanze delle imprese e facilitare la connessione con il mondo accademico. Un’opportunità che potrebbe essere estesa alla Camera di Commercio per intercettare le istanze delle piccole e medie imprese. Un altro asse da sviluppare riguarda invece il quadro normativo in materia di incentivi alle imprese (il riferimento alla lp. 6/1999) che sarebbe da aggiornare sul versante degli strumenti, prevedendo ad esempio finanziamenti semestrali finalizzati all’avvio di start up.