Venerdì, 14 dicembre 2018

Il dolore dell'Ateneo per la scomparsa di Antonio

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Anche l'Università di Trento ha appreso poco fa con profonda commozione la notizia della scomparsa di Antonio Megalizzi, giovane giornalista e studente del corso di laurea magistrale in Studi europei e internazionali, vittima dell'attacco terroristico a Strasburgo.

Il rettore Paolo Collini, addolorato per il tragico epilogo di questa vicenda, esprime a nome di tutto l'Ateneo, sentimenti di vicinanza alla famiglia e alla fidanzata. Per l'occasione è stato disposto che le bandiere ufficiali sulla sede del Rettorato siano listate a lutto ed esposte a mezz'asta per ricordare Antonio Megalizzi.

Il rettore, inoltre, invita ad osservare un minuto di silenzio giovedì 20 dicembre alle ore 14.30, in concomitanza con l'inizio della cerimonia funebre.

 


Il primo ricordo ad essere raccolto è quello del direttore della Scuola di Studi internazionali, Andrea Fracasso:

La perdita di Antonio, avvenuta a seguito di un atto barbaro e crudele, ha lasciato sgomenti la comunità della Scuola di Studi Internazionali e l’intero Ateneo. Dopo giornate cariche di apprensione, passate nel vano tentativo di trovare notizie di conforto e motivi di speranza, è oggi il dolore a riempire i nostri cuori. Non solo per l’incapacità di comprendere e accettare tragici eventi come questo, ma per la persona che Antonio è stata e per il ricordo vivido che tutti, docenti e studenti, hanno di lui. Curioso ed entusiasta, studente presente e impegnato, Antonio si distingueva per il suo convinto europeismo, per la fiducia nei valori che ispirano il progetto di integrazione europea e per il desiderio di comprendere a fondo i fenomeni, gli eventi e le istituzioni dell'Unione.
Nella sua domanda di iscrizione alla Laurea magistrale MEIS Antonio scriveva “Then, I began the adventure of Europhonica, a radio program which broadcasts from the EU Parliament in Strasbourg. It was in that moment that I literally felt in love with the EU.” Un amore che ha continuato a coltivare fino al giorno triste, di nuovo a Strasburgo, di nuovo per seguire i lavori del Parlamento, in cui la sua vita è stata spezzata.
Nella lettera per l’iscrizione scriveva anche: “I guarantee that, as always, I will never give up. I can promise to give attention, enthusiasm, commitment and dedication”. Antonio non ha mai tradito questa promessa e anche per questo il suo ricordo è così vivido e la sua scomparsa così dolorosa.
I pensieri di tutti noi della Scuola di Studi Internazionali, che ha avuto la fortuna di accogliere anche la sorella Federica e la fidanzata Luana, sono oggi per Antonio. L’intera nostra comunità si stringe attorno alla sua famiglia, alla sua fidanzata e ai suoi amici e compagni.
Antonio rappresenta per noi una generazione di giovani che studiano e lavorano in tutto il mondo per realizzare qualche cosa che va oltre il solo conseguimento del titolo di studio, dando corpo e sostanza a principi e ideali che fondano la società moderna, giusta e inclusiva in cui aspiriamo a vivere. Vittima di un atto crudele e insensato, Antonio non potrà portare a termine il lavoro che si era prefisso. Il nostro impegno sarà a tenere la memoria di Antonio viva.


Commosso anche il messaggio di Federico Crotti, Presidente del Consiglio degli Studenti:

Credo che questa vicenda colpisca tutta la nostra comunità studentesca. Pensare che uno studente come noi possa morire così, a casa propria, l'Europa... . Non ci sono parole per descriverlo. Tutta la nostra solidarietà alla famiglia, ai suoi amici e ai suoi compagni di corso.


Il ricordo di Luisa Antoniolli

Antonio aveva appena terminato di seguire il corso che tengo alla Scuola di studi internazionali sul tema degli aspetti giuridici delle politiche UE. Aveva scelto di scrivere un paper su un tema complesso e delicato, quello delle infrazioni ai principi fondamentali dell'Unione da parte di Ungheria e Polonia, e delle possibili sanzioni. Si sentiva che il tema lo toccava non solo come studente, ma anche come persona partecipe delle vicende europee e preoccupata dei segnali di crisi profonda dell'Unione.
Quando ho visto le notizie dell'attentato di Strasburgo, a caldo gli ho inviato una mail, un pensiero di vicinanza che scaramanticamente potesse tenerlo insieme a noi. Antonio non leggerà mai quel messaggio. Non si può dare un senso a questa morte e al dolore feroce che porta con sè. Non c'è senso. Si può però dare un senso a quello che Antonio è stato nella sua vita, persona, famigliare, studente, amico. Oggi è il giorno del dolore. Domani ognuno di noi raccoglierà il pezzo di vita che Antonio ha regalato a ciascuno, e lo porterà avanti come meglio saprà e potrà. Sono orgogliosa di avere avuto Antonio come studente, e di tutti gli studenti che insieme a lui ogni giorno costruiscono la nostra comunità.


Il ricordo di Kate Riley

For Antonio.
First and foremost my heart goes out to Antonio's parents. There can be nothing more devastating than losing a child to such a senseless deed. And to Luana, who is also a part of the SIS extended community and who shared with Antonio the desire to be an active part of Europe's future. Their grief must be unbearable. I hope they find some comfort, however slight, in knowing how well Antonio was liked and regarded by classmates and professors alike.
In addition to the sentiment and substance in Prof. Fracasso’s words, which I whole-heartedly share, I would like to express a few personal reflections.
Alongside his strong convictions and beliefs and dedication to his studies, Antonio had other qualities which singled him out. He not only had an acute critical eye, but also a bright twinkle in that same eye; a blend of perceptive analytical reasoning mingled with a light-hearted or positive perspective, when the topic allowed. Antonio was also refreshingly modest. Despite already working as a journalist, a professional word-smith, he was eager to hone his communication skills further, and made as much effort as his classmates. He was also ready to recognise his own, rare, weaknesses and work on them - evidence of his great maturity. But most of all, it is the very expression of his great enthusiasm, his optimism, his positive outlook on life which for me sums up Antonio's greatest qualities and for which I think we will all remember him by: his special smile. 
Kate Riley. 

These words of appreciation are heartfelt, and as such written in English. I know Luana will translate for Antonio’s parents, should there be a need. KR


Il ricordo di Michele Nicoletti
 
Un ricordo di Antonio
Il 27 novembre scorso, nella nostra classe alla Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento, Antonio Megalizzi, assieme ad altri tre suoi colleghi e colleghe del corso, ha presentato il tema “Stato di eccezione”. Il corso era incentrato sul tema “Democratizzare la sicurezza: diritti umani, democrazia, Stato di diritto in un’età di incertezza” e per settimane abbiamo discusso di paura, angoscia, sicurezza, Stato liberale e Stato autoritario, terrorismo, tortura eccetera.
In una bellissima classe di studenti in cui gli studenti italiani si mescolano a quelli di Hong Kong e Montreal, abbiamo non solo letto frammenti di grandi classici ma discusso di convenzioni internazionali e del nostro presente. E così ci siamo interrogati su Boko Haram e Guantanamo e l’Isis intrecciandoli con Machiavelli e Hobbes, Schmitt e Arendt, Neumann e Foucault, nello sforzo di capire che cosa voglia dire “sicurezza” e come uno Stato democratico di diritto possa garantirla ai suoi cittadini. Così si sono intrecciate le storie di generazioni diverse attraversate dagli stessi problemi: la violenza, la paura, gli ideali, la Realpolitik, il diritto e la speranza. Si sono intrecciate la ricerca intellettuale e la passione civile. Vive come non mai.
In questo intreccio Antonio assieme a tante e tanti altri studenti era un protagonista costante, con il suo acume intellettuale, il fiuto politico e la profonda sensibilità civile. Quando abbiamo parlato di terrorismo, inevitabile per la mia generazione pensare alle Brigate Rosse e alla violenza omicida di chi a sangue freddo riusciva a sparare a professori inermi come Vittorio Bachelet sulle scale della sua università o Roberto Ruffilli, nostro professore a Bologna, sul pianerottolo della sua abitazione. E abbiamo ragionato sulla stessa assurda violenza del terrorismo contemporaneo che colpisce gli inermi, scelti a caso tra la folla. Non vi sono cosiddetti “ideali” che possano giustificare questo disperato cinismo.
Domenica scorsa Antonio mi aveva scritto per chiedermi un appuntamento per discutere del suo paper. Lo avevamo fissato la settimana prossima, perché questa settimana, si era scusato, non poteva, era via per lavoro. Una passione europea lo portava a Strasburgo, uno dei luoghi simbolo dell’Europa che cerca di superare la sua storia di violenza politica, la sede del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa tante volte evocati a lezione. 
Ai mercatini di Natale di Strasburgo, Antonio è stato colpito da una violenza omicida che, di nuovo, vilmente, si è abbattuta sugli inermi. Nessuno di noi si rende conto di come – non in una discussione in classe, ma dentro la vita – questo gli sia potuto accadere. A lui così appassionato del dialogo, così curioso di capire, così critico nei confronti di una visione strumentale del potere.
A leggere i tanti, familiari e amici, che lo ricordano, si capisce quanto bene abbia dato a chi lo ha incontrato con il suo sorriso, la sua passione e generosità. Anche a noi ha dato moltissimo, nelle discussioni e nelle azioni. Grazie, Antonio.


Il ricordo di Sara Lorenzini

In ogni classe ci sono alcuni studenti, cinque o sei, su cui lo sguardo si sofferma più spesso mentre facciamo lezione. Quelli nella cui espressione vediamo una luce, un'attenzione particolare. Antonio era una di questi cinque o sei nella sua classe. Seduto sempre in prima fila, era un punto di riferimento nella discussione delle letture. Confesso che non avevo percepito questo suo prevalente interesse per le questioni europee, visto l'entusiasmo con cui aveva scelto di concentrarsi per il paper di storia sullo sfruttamento delle materie prime africane. 
Ricordo Antonio soprattutto come un ragazzo posato, riflessivo e motivato - ma questa è certo solo una minima parte della sua personalità,  ricca e vivace, come testimoniano i suoi molteplici interessi e le sue ampie letture. 
Mi preme davvero inviare un messaggio di vicinanza  e affetto ai famigliari - a Federica che conosco e che dovrà fare forza a se stessa, ma anche, soprattutto, alla sua mamma.


Il ricordo di Patrizia Ritondale Spano

E rivedo in questo ragazzo l'entusiasmo di tanti miei studenti che arrivano qui all'università di Trento. Tra loro non esistono barriere, sono un corpo unico, multicolore. Non conoscono differenze, sono veri cittadini europei, come del resto era Antonio. Forse all'università ci siamo anche incontrati, forse è passato per i corridoi del Centro Linguistico o forse era lì, seduto davanti a un'aula ad aspettare il suo turno per un esame d'inglese? Chissà... E forse il mio sguardo si è posato su quel sorriso fresco e contagioso. Non so. Per me Antonio rappresenta tutti i miei studenti e oggi è come se avessi perso uno di loro.


Il ricordo di Daniele Sindaco

Non ti conoscevo di persona, ma leggendo i giornali e sentendo le varie notizie sui tg dovevi davvero essere una persona meravigliosa. Mi dispiace davvero tanto che tu non ci sia più per colpa di scellerati che uccidono in nome di Dio. Non è giusto morire così. RIP antonio e condoglianze alla tua famiglia.


Il ricordo di Giorgia Eccher

Quando si perde qualcuno, ci si sente persi, vuoti, non si riesce a dare un senso alla vita. La domanda frequente che ci si pone è "perché proprio a lui?", una domanda senza risposta... La perdita di Antonio è ingiusta, dolorosa e tocca in piccola parte l'anima di ognuno di noi. Non se lo meritava lui, non se lo meritavano tutte le innocenti vittime delle tragedie che accadono in ogni parte del mondo ogni giorno. Purtroppo c'è qualcuno che un cuore non ce l'ha, che non dà il giusto peso alla vita, che non ama nè la sua nè quella degli altri. Purtroppo c'è qualcuno che non dà valore alle piccole cose, alle emozioni, ai gesti. Purtroppo c'è qualcuno che colpisce nel profondo e ferisce fisicamente ed emotivamente un sacco di persone... Basta un attimo, può accadere di tutto... Credo che ognuno debba dare il giusto valore e il giusto peso alla vita di tutti i giorni, dai grandi gesti ai piccoli dettagli, dall'amico al fratello, dal giorno al secondo, perché in fondo l'unica cosa che ci unisce, ma che può anche separarci é la vita. Dobbiamo imparare ad amare e ad insegnare cos'é l'amore, dobbiamo imparare a stare uniti ed a non perdere inutilmente neanche un minuto del nostro tempo, perché un giorno potrà essere tardi... Con questo voglio stare vicina ad Antonio che da lassù è sempre con noi, ma anche a tutta sua famiglia e tutti i suoi cari, nella speranza che leggendo queste parole, sentano che anche noi ci siamo, che siamo vicini con tutto il cuore.


Il ricordo di Matteo Borzaga

Quando penso ad Antonio – e in questi giorni mi capita spesso – la prima cosa che mi viene in mente è il suo sorriso.  L’anno scorso aveva deciso di frequentare il corso di Global Migration and Security, che tengo insieme al collega Luigi Bonatti alla Laura Magistrale MISS, ed era sempre seduto nelle prime file, con quel sorriso sulle labbra. Un sorriso sereno e rassicurante, a cui si accompagnavano uno sguardo vivace e un grande interesse per tutto ciò che si diceva in aula. Un sorriso che mi ha aiutato molto nell’affrontare la sfida di insegnare una materia complessa e per me in gran parte nuova. Un sorriso che mi accompagnerà sempre, che non si può dimenticare.  Cercherò di onorare la memoria di Antonio dedicandogli le mie future attività didattiche e di ricerca sui temi europei e spero di saperlo fare nel migliore dei modi.  Il mio pensiero va, oltre che a lui, ai suoi genitori, alla sorella Federica, che pure è stata mia studentessa e che abbraccio forte, alla fidanzata e più in generale a tutti i suoi colleghi e alle sue colleghe, nostre studentesse e nostri studenti della Scuola di Studi Internazionali, che oggi unite/i lo piangono, sperando che il loro dolore non si trasformi in paura, anche se viviamo tempi difficili. Sono certo che Antonio non lo vorrebbe.  Matteo Borzaga


Il ricordo di Stefano Mascheroni

L’Europa stava nascendo ed io, cantautore, mi cimentavo anche in poesie. Scrissi una poesia che parlava di Europa e del sogno che come il cuore Antonio riempiva anche il mio. Ne estrapolo alcune righe che desidero dedicargliele con tanto affetto, ammirazione e speranza. Un abbraccio  IERI, OGGI E DOMANI ….. Ma in questo turbine di pensieri troppo astratti dimentichiamo una realtà più grande, che sta nel vivere in una terra che in fondo poi non ha confine, e va ben oltre a questa nostra zolla tanto amata, e comprende un mondo intero tondo e grande, con i suoi generici problemi di tanti secoli e di tante storie messe insieme. Abbiamo così il compito di andare oltre, ed abbracciare l’Europa, il mondo e l’infinito intero, per qualcosa che va al di là di una credenza popolare. E come correre per vincere arriveremo insieme là dove mai nessuno ha mai provato ad arrivare....


Il ricordo di E.B.

Deve avere questo sapore indigeribile, che blocca anche il pianto, questa fragile precarietà cui siamo invisibilmente appesi. L’essere totalmente esposti agli scherzi probabilistici, l’essere inconsapevolmente parte delle quotidiane lotterie che rimpinguano con nuovi nomi i necrologi. Continuerò a vederti camminare per queste strade e per questi corridoi d’Università. Come uno spazio ancora pieno, come se ti avessi davvero conosciuto.


Il ricordo di Arianna Devigili

È già passata una settimana e ancora stento a crederci. Quando sento i telegiornali o leggo il nome di Antonio sui quotidiani, c’è una parte dentro me che insiste dicendomi che non è vero, che me lo sto immaginando e tutto questo non è mai successo. Invece è successo e non ci sono parole che possano portare consolazione in questo momento. Ma voglio cogliere questa occasione per dire che sono contenta di aver avuto l’opportunità di incontrarlo e conoscerlo, anche se davvero per poco.  Ricordo una delle ultime volte che ci siamo incrociati in Facoltà, lui pieno di energia mi raccontava le duecento cose che riusciva a fare in una giornata e io intanto, un po’ stordita, pensavo a come fosse possibile che con le stesse 24 ore a disposizione di tutti, lui potesse fare tutte quelle cose e la risposta, l’ho capita solo ora, è che Antonio era pieno di entusiasmo, una passione verso ciò che faceva lo muoveva da dentro. Perciò voglio ricordarlo così, col suo simpatico sorriso, la sua energia e il suo entusiasmo.  È e rimarrà sicuramente un modello d’ispirazione per tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscerlo, grazie Antonio.  Un pensiero personale va anche alla sua meravigliosa Luana, la cui nipotina pochi giorni fa mi ha detto “sai, lo zio è diventato un angelo” e io le credo con tutto il cuore, voglio credere che sia proprio così, che Antonio possa dare forza e stare vicino alle persone che lo hanno amato e che non smetteranno mai di farlo.   


Il ricordo di Flavio Deflorian  

Non ho conosciuto personalmente Antonio Megalizzi. Ma come docente dell’Università di Trento conosco colleghi che lo hanno conosciuto bene e che me ne hanno parlato con trasporto e commozione. Ho conosciuto e conosco però studenti, che, come lui, vivono i loro studi con grande partecipazione e impegno.  Spesso sentiamo dire che i giovani di oggi vivono in superficie, non sono attivi e coinvolti nelle vicende cruciali della nostra società, si chiudono nel loro piccolo mondo. Solo la nostra miopia ed arroganza ci impedisce di vedere la realtà, che di tanto in tanto salta agli occhi, come è successo tragicamente in questi giorni, con la testimonianza di Antonio.  La mia generazione, che non ha vissuto gli orrori della guerra né la fatica della ricostruzione, e che ora sta fallendo nel gettare le basi per un’Europa più solida, sicura e solidale, deve guardare con rispetto e gratitudine a questi giovani, ai quali non sappiamo garantire un futuro economico o sociale stabile, ma che viaggiano in Europa, su Flixbus o Ryanair, sentendosi parte di una comunità più ampia e vivendo tutta l’Europa come casa propria. Non saranno i Macron o i Salvini a ricostruire o salvare l’Europa. Gli statisti del 2018 sono la generazione di Antonio e di Valeria Solesin, che con il loro impegno, che in qualche caso per l’inumana barbarie li ha visti addirittura vittime, gettano le basi per un’Europa che sia in grado ancora di dare qualcosa di significativo all’umanità nei decenni a venire.   


Il ricordo di Mihaela Nistorica

Caro Antonio, sono giorni che ti penso, vorrei poter trovare le parole che possano descriverti e rappresentarti al meglio.  Mi ricordo le mattine che ci incontravamo casualmente al sosi per fare colazione; mi raccontavi che per l'ennesima volta avevi dormito poco e che prima o poi saresti crollato dalla stanchezza e dallo stress, ma nonostante ciò avevi voglia di scherzare.  Ti ricordi il giorno che ci siamo ritrovati con la camicia dello stesso colore? Mi avevi detto "bel colore, l'avrei scelto anchio".  Un giorno mi avevi pure dedicato una canzone alla radio, perché mi sentivo sola e volevi rendermi felice. Oh amico mio, non sai cosa darei per tornare ai giorni in cui mi raccontavi delle tue fan, dei tuoi viaggi e del tuo lavoro. Ma soprattutto ci piaceva parlare del cibo, dei film e dei nostri progetti.  Voglio dirti che sei stato un ottimo amico, attento ad ascoltare e pronto ad incoraggiare; sei stato un fantastico compagno di corso, con forti ideali e numerosi progetti. Sei una persona eccezionale Antonio, fonte di ammirazione e ispirazione. So per certo che vivrai grazie ai ricordi che hai lasciato ad ognuno di noi.  Ti voglio bene, Michi


Il ricordo di Arianna Beber 

Una grande persona, con grandi ideali e tanta tanta voglia di vivere e di crescere. Rimarrai per sempre vivo nei nostri ricordi. 


Il ricordo di Elia Vincenzi

"Tanti che vorrebbero lasciare l’Europa. Io in Europa vorrei esserci ancora di più." (Elias Canetti, Nobel per la Letteratura '81)


Il ricordo di Serena Luzzi

Non conoscevo Antonio e vagamente conoscevo EuroPhonica, benché frequenti i corridoi universitari aule e studenti da qualche anno. Ho preso a seguire Europhonica in questi giorni. Ho ascoltato i reportage uno dopo l'altro: contenuti solidi, testi ben scritti, letti bene, brevi ed efficaci. Ho ascoltato gli interventi di Antonio: parlano del suo talento, della sua intelligente ironia, della sua personalità. A chi resta la responsabilità di dare linfa ai valori in cui Antonio credeva: valori di rispetto, di pace, di tolleranza.


Il ricordo di Enrico Nicoletti 

Esprimo il mio cordoglio, per un giovane che si stava facendo strada nel giornalismo. È assurdo che una persona debba morire in questo modo.  


Il ricordo di Marco Nicolò

Dodici stelle gialle su un campo blu.  Tutte le volte si finiva a parlare sempre di lei, della nostra Unione Europea. Sempre a commentare l’ultima notizia, sempre con quel tuo modo brillante, arguto di guardare ogni cosa. Riuscivi sempre a strappare un sorriso, anche quando eri di corsa che scappavi da una parte all’altra, sempre impegnato dietro a qualcosa, sempre in movimento.  Non so, ci sarebbero troppe cose da dire, da ricordare. Se solo ci fossero più persone a guardare quelle dodici stelle e quel blu con il tuo stesso sguardo e la tua stessa passione.  Ciao, Antonio 


Il ricordo di Claudia Cretti

Tutti noi studenti di Trento siamo molto dispiaciuti per quello che è successo a Strasburgo a Antonio. Però io personalmente sono contenta che lui tornerà a Trento ,in casa sua ! Una preghiera per lui.


Il ricordo di Paula Panettieri

Ciao Antonio o, come ti salutavo sempre io, ciao Direttore: per me hai sempre avuto quell’aria da persona importante, e ho sempre ammirato il tuo darti da fare, il tuo essere sempre propositivo e attivo in tantissimi progetti. ‘Ma come fa?’ mi chiedevo sempre.
Non so se provo più rabbia o tristezza. Non è giusto. Viviamo in un mondo senza Antonio Megalizzi ora, e non riesco a capire come sia possibile. Non riesco a capire come fa il mondo ad andare avanti, come fanno le persone a proseguire con le loro vite. Una parte di me vorrebbe fermare gli estranei per strada e chiedere loro “vi rendete conto di cosa è successo? Ma voi lo sapete chi abbiamo perso? Chi ci hanno portato via?”, perché non penso che davvero lo sappiano. Sento persone qualsiasi parlare di te e penso, tra me e me, che non dovrebbero averne il diritto. Hai fatto parlare tutta l’Italia e tutto il mondo di te.. ovunque tu sia, ti starai sicuramente gongolando.
Anche se non eri spesso a lezione, tutti sapevamo con certezza chi eri e tutti ti vogliamo bene. Tutti noi abbiamo ricordi e aneddoti legati a te e tutti noi abbiamo sperato fino alla fine che tornassi da noi. Ricordo che qualche settimana fa, un prof ci ha fatto scrivere su un foglio la nostra paura più grande. Poi a fine lezione qualcuno ti ha chiesto: “qual è la paura più grande di Antonio Megalizzi?” e tu con quel tuo solito sorriso hai risposto “l’agenzia delle entrate” e ci hai fatto ridere tutti, come hai sempre fatto. Io ho scritto che la mia paura più grande è perdere qualcuno a me caro; tu, col senno di poi, a qualcuno la tua vera paura l’hai rivelata: la morte. 
Le nostre paure si sono avverate, amico mio. E piango al pensiero che tu non potrai mai realizzare i tuoi sogni. Avevi una vita meravigliosa davanti a te, piena di ambizioni e di successi. Avevi un cuore enorme e una voglia di vivere che travolgeva tutti quanti. Avevi tutto questo e te l’hanno portato via. Ma una parte di te resta in ognuno di noi, dentro questa classe. Ti promettiamo di realizzare un po’ di te in tutti i nostri sogni. Ti promettiamo di ricordarti per sempre e di fare in modo che tutti conoscano il tuo nome e conoscano la persona meravigliosa che eri. Lunga vita ai ricordi che ci legano a te: siamo fortunati ad averti avuto nelle nostre vite.


Il ricordo di Giulia Notaristefano 

Caro Antonio,
Sono giorni che mi chiedo come trasformare la mia rabbia ed il mio dolore in qualcosa di costruttivo. 
Ma come si fa ad accettare che non ci sei più? Come si fa ad accettare che l’Italia ha perso la voglia di fare, un mare di sogni e la determinazione di volerli realizzare tutti? Come si fa ad accettare che quel terrorista ha colpito uno che, probabilmente, ora non riuscirebbe nemmeno ad essere arrabbiato con lui? Come si fa ad accettare che questo mondo ha perso l’empatia, la capacità di comprendere la sofferenza altrui, ed una grande sensibilità?
È proprio vero. La gente per strada non sa chi abbiamo perso. Tutti cercano di raccontarti, ma che ne sanno? Tu per me non sei Megalizzi il giornalista europeista. 
Tu per me sei Anto, che l’anno scorso si sedeva sempre in prima o in seconda fila sulla destra, ma che non si era schierato con nessun gruppo all’interno della classe. Faceva mille cose contemporaneamente: ascoltava, registrava la lezione, rispondeva alle mail, e riusciva comunque a partecipare brillantemente. Amico un po’ di tutti, difficile da dire quanto fosse legato e a chi, resta il fatto che ha lasciato qualcosa di stupendo in ognuno di noi. 
Per me eri Anto lo stacanovista, che pretendeva di lavorare a tempo pieno e passare bene gli esami, e ce la faceva pure. Mentre per me era già tanto riuscire a fare decentemente la seconda cosa. Quelle poche volte in cui ti “lamentavi” di non avere il tempo nemmeno per pranzare, ti dicevo che un lavoro già ce l’avevi, e che se ti fossi preso qualche mese in più per laurearti non sarebbe stato un dramma, che non dovevi stare ai ritmi imposti e di chi studia ma non lavora. Ma tu eri testardamente determinato, e volevi farcela come noi, in meno della metà del tempo.
Tu eri Anto, uno dei pochi che si era preoccupato di come facessi a venire a lezione quando mi ero operata. “Dai, ti passo a prendere io, tanto mi sei di strada.” Non era vero, non eri di strada, ma ti offrivi di aiutare nonostante il lavoro, nonostante lo studio, nonostante le quattro ore di sonno che ti facevi. 
Tu eri Anto, sempre pronto a darmi sicurezza anche quando ero in lacrime. “La vedi questa professionista? Lo senti che esita anche lei mentre parla, lo vedi che ogni tanto le cade l’occhio sul PC? Certo che lo vedi, ma non è questo ciò su cui ti soffermeresti se non te l’avessi fatto notare. Devi fare lo stesso con te stessa, devi soffermarti sul meglio, non sui difetti. Siete entrambe umane.”
Tu eri Anto, che ascoltava sempre e parlava poco.
Non ha senso, tutto ciò non ha senso. Volevi evitare di viaggiare in luoghi pericolosi - “Tu sei pazza, in quei posti non ci andrei mai, troppo rischioso" - e questa tragedia ha rovinato tutto, in una via a caso nel cuore dell’Europa.
Ti dicevo che io della morte non avevo paura, che l’importante era vivere senza troppe sofferenze. Ora sono giorni che ci rifletto ed ho finalmente capito cosa ci univa: la corsa contro il tempo. La necessità di fare tutto e subito, di dare il massimo, di ridurci allo stremo, di arrivare lontano, anche se andavamo in direzioni diverse. 
Ora ho capito cosa intendevi, ed ho fatto mia la tua paura, quella che io prima chiamavo ansia: la paura che il tempo sia troppo breve per realizzare i nostri sogni. 
Ma te lo prometto che arriverà il giorno in cui reagirò, e farò di questo dolore e di questa rabbia qualcosa di costruttivo. Ed anche quando le acque si saranno calmate, chi ti vuole davvero bene, come me, continuerà a portare vivo il tuo ricordo nel cuore, quotidianamente. 
“E mi chiesi se un ricordo è qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre” - Woody Allen


Il ricordo di Andrea De Antoni

Caro Antonio, chissà se a Trento ci siamo mai incrociati, io e te. Scopro dai giornali che eravamo ragazzi molto simili. Qualche anno di differenza, ma stessi ideali politici, stesso amore per l'Europa e le sue culture, perfino la stessa fede calcistica! Mi trovavo anche io a Strasburgo l'11 dicembre, e dovendo rimanerci a studiare fino alla prossima primavera, quando ho appreso la notizia dell'attentato ho cercato di non pensarci. Non è successo nulla mi dicevo, pensa agli esami. Solo qualche giorno dopo ho scoperto che un italiano era rimasto coinvolto e ferito gravemente nella sparatoria. E quel venerdì sera, la notizia che un giovane della mia stessa università non ce l’aveva fatta mi ha distrutto. Potevamo esserci in tanti al tuo posto: tu sei stato solo molto più sfortunato di noi. Non ci conoscevamo Antonio, ma avrei voluto conoscerti. Che la terra ti sia lieve.


Il ricordo di Riccardo Ceccato

Al di là della tragedia che ha colpito la famiglia e la nostra Università, spero rimarrà l'immagine di un ragazzo con il suo impegno, le sue certezze, i suoi sogni. Sta a tutti noi cercare di realizzarli e non dimenticarli. Buon viaggio, Antonio


Il ricordo di Blal Esmail Blal 

Buon viaggio, fratello mio! Lasci un grande vuoto.


Il ricordo di Sabrina R.

Ciao Antonio, non ti conoscevo ma la tua tragica scomparsa ha toccato anche me. Ho letto di te sui giornali e sulle tue pagine Social, ho ascoltato alcune registrazioni dei tuoi servizi radiofonici dove mostravi competenza, professionalità e passione per il tuo lavoro. Oggi sei per me Antonio l'europeo!  L'Unione Europea per quelli della nostra generazione rappresenta un grande sogno e tocca ai giovani come noi portare questo sogno alla realizzazione. Tu nel tuo piccolo stavi facendo la tua parte, e per questo ti siamo tutti debitori. Quelle 12 stelle sulla bandiera dell’Unione Europea rappresentano i principi su cui si fonda il sogno europeo , formano un cerchio, assomiglia quasi ad un abbraccio. Tra quelle stelle oggi ci sei anche tu .  Porteremo avanti il tuo sogno, ci hai dato un motivo in più per sognare.Grazie Antonio! 


Il ricordo di Anna Stasolla

Sono solo una mamma che ha conosciuto il dolore di altri genitori e lo sguardo perso di mia figlia quando ha perso il suo ragazzo a soli 22 anni.Sono vicina con affetto ai genitori di Antonio e alla sua ragazza solo il tempo aiuterà...


Il ricordo di Ornella Corazza

Caro Antonio,
Voglio ricordarti non come una vittima di un crimine atroce ma come un eroe, che ha vissuto la sua vita guidato da profondi valori di civilta’ e democrazia. Abbiamo bisogno di piu’ eroi come te nelle nostre aule accademiche per rivegliare gli animi di chi non sa vedere o capire.
Grazie Antonio, sarai sempre con noi.


Il ricordo di Chiara Zambelloni

Ciao Antonio,
io purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscerti, se ci fossimo incontrati per strada o per i corridoi delle facoltà non ci saremmo nemmeno guardati due volte, ma in qualcosa l'uno dell'altra ci saremmo probabilmente riconosciuti.
In tante cose in te mi riconosco.
Come per tanti giovani, cosi come per te, l'Europa è la nostra casa e noi, la nostra generazione, siamo i suoi figli. E' assurdo che non ci si possa sentire al sicuro e protetti dentro la propria casa, minacciati dai nostri stessi fratelli.
Come te, molti di noi, volenterosi, attivi, curiosi abbiamo passato tempi più o meno lunghi fuori dall'Italia per studio o lavoro. 
Chi di noi non ha pensato al pericolo? Purtroppo oggi sembra quasi un pensiero necessario. Chi di noi non è partito, tuttavia, ogni volta, con lo stesso entusiasmo? 
Anche io ero lontana da casa proprio in quei giorni, in cui tu hai perso la vita, e non potrò mai esprimere il lutto e la vicinanza che il nostro gruppo di giovani, che si trovava a lavorare in un contesto europeo e internazionale ha sentito per il destino che ti ha colpito.
Perché se ci fossimo incontrati  per la strada forse ci saremmo riconosciuti come anime affini, noi coetanei come tanti altri, cittadini del mondo.
Grazie Antonio, perché ci insegni l'entusiasmo e la voglia di essere parte di qualcosa di grande e da un innamorata dell'Europa ad un altro, ti prometto che non smetteremo di credere e di lavorare.
Noi, giovani
Noi, studenti universitari
Noi, gli europei.
Una studentessa di Giurisprudenza


Il ricordo di Francesca David

Caro Antonio, non ci siamo conosciuti ma siamo della stessa università e sono rimasta molto colpita dalla tua passione per questo tuo profondo rispetto per la nostra casa comune: non eri andato per divertimento o per altre goliardie accademiche ma per aiutarci a meglio conoscere quello che a prima vista sembra un apparato burocratico insensibile alla maggioranza degli italiani. 
La notizia della tua sofferenza mi ha ferito come fosse accaduto a qualcuno di famiglia, la brutalità di un invasato ha gravemente colpito una città piena di colori, persone e  viaggiatori sulle tracce di  unire tanti popoli diversi sotto l’unica forza capace di  combattere l’odio e il razzismo che colpiscono le nostre generazioni, come fossero le uniche “armi” capaci di  unire persone con formazione e culture diverse. 
No, caro Antonio, la tua breve vita è stata piena di risorse, amore per il tuo lavoro;  dobbiamo imparare dalla tua forza di guardare oltre la nostra quotidianità e vedere l’altro tedesco, francese, dell’est Europa in un’altra mentalità e in un’altra visione, oltre il nostro orticello  …
Ti ringrazio, caro Antonio, della tua grande lezione sull’Europa della gente normale e della vera libertà.
francesca


Il ricordo di M.

Antonio, ho avuto la fortuna di conoscerti pochi giorni prima dell'attentato di Strasburgo. Ci siamo conosciuti in corso tre novembre ad un gazebo a favore dell'Unione Europea. Mi ricordo che non volevo andarci a quel gazebo, non avevo voglia di distribuire volantini sull'Unione Europea, volevo godermi i mercatini e riposarmi perché non mi sentivo molto bene, ma alla fine il senso di dovere ha prevalso e di questo sono immensamente grata. In questi giorni ti ho ripensato moltissimo, ricordando quello che mi avevi raccontato di te nelle due ore passate al freddo cercando di informare i passanti, che spesso e volentieri ci ignoravano o rispondevano sgarbatamente, in merito alle potenzialità che l'Unione Europea può avere. Mi hai parlato del tuo lavoro e ti ho ammirato, abbiamo scherzato sul fatto che tu ti sentissi molto più "vecchio" di me e mi hai regalato sorrisi magnifici. Oggi io ti dico che che forse avrei dovuto risponderti che siamo entrambi dei ragazzini ancora con tante cose da vedere e da fare in questo mondo e che non è ammissibile che tu non possa più fare tutto ciò per colpa di qualcuno che non sapeva chi tu fossi e che ha agito in modo spregevole. Ti meritavi molto di più. Quel giorno mentre chiacchieravamo del più e del meno ti sei stupito che io mi ricordassi il tuo nome, ti posso promettere che non lo scorderò mai e spero di portare con me un po' di te per tutta la vita. Grazie Antonio avrei voluto conoscerti di più.


Il ricordo di Greta Guiotto

Ciao Antonio, io non ti ho mai conosciuto sebbene frequentassimo la stessa università. Non sapevo chi fossi, eppure vivevamo nella stessa città, Strasburgo. Ho letto di te sui giornali, ascoltato la tua vita alla televisione e alla radio. Ti ho conosciuto attraverso il ricordo dei tuoi amici, familiari, colleghi e docenti. Più sento parlare di te, più mi dico che tutto ciò è ingiusto. Siamo partiti entrambi con una valigia carica di sogni e aspettative, seguendo ideali ed ambizioni che ci hanno portato entrambi nella stessa città. Amavi l'Europa, e avevi deciso di fare della tua passione un lavoro ed una vocazione. Ho rivisto molto di me in te, perché sognavi un'Europa unita, solidale, e più sicura. La tua scomparsa ha sconvolto molti giovani che, come te, sono partiti all'estero inseguendo le proprie passioni. Ma sei anche diventato il simbolo di un'intera generazione di studenti che si sentono cittadini europei, che vedono la vicinanza di culture ed etnie differenti come una possibilità di arricchimento non solo personale, ma collettivo. Ciò che è accaduto ci fa riflettere sulla fatalità della vita, ma ci incoraggia anche a partire, viaggiare, aprirci al mondo e vivere nuove esperienze. Buon viaggio, Antonio, e grazie. 


Il ricordo di Emma Borin

ln un’Unione Europea in cui politica e istituzioni non credono più, c’è una generazione di sognatori, studiosi viaggiatori, curiosi e liberi. Una generazione Erasmus+ e Schengen, che sogna lavori senza confini nazionali. Una generazione tua, Antonio. Tu sei e sarai sempre questa generazione in una persona sola. Non ho avuto l’occasione di conoscerti personalmente, ma dai racconti di te, ho percepito quanto tutto ciò che eri fosse ciò che sono e vorrei essere. Forse per questo mi ha tanto stravolta quello che ti è accaduto, ed ho sentito il bisogno di parlare di te, di quello che facevi, di venire alla cerimonia per salutarti. Voglio esorcizzare una paura che altrimenti mi paralizzerebbe, ci paralizzerebbe. Il mondo può essere malvagio, ci sarà sempre qualcuno pronto a mettere a tacere le grida di umanità e pace con le armi. Ma questo non ci deve fermare: come dicevi anche tu, la vita è troppo breve per non donarla a chi ami, per non viverla al massimo, per non mettersi in discussione e migliorarsi, per non puntare in alto. Tu puntavi alle stelle, eri ad un passo dalle tue preferite: quelle della bandiera europea. Io posso solo sperare che il mio impegno mi permetta di realizzare i miei sogni quanto tu ci stavi riuscendo con i tuoi. Sei stato un faro, uno scatto, una scintilla. Nulla muore e tutto dura in eterno. E tu hai acceso moltissimi di noi - un’intera generazione Europa, continuando a vivere in eterno nella nostra missione, così simile alla tua. Ciao, Antonio, e grazie.


Il ricordo di Chiara De Siena

Ciao Antonio, io non ti conosco, e non so nemmeno perché stia parlando così spontaneamente. Ti ammiro per i tuoi valori e il tuo entusiasmo, che tanti ricordano e che traspare dalle tue scelte. Mi sento vicina a te, e non solo perché abbiamo condiviso (inconsapevolmente) un'università, un percorso di studi simile, un'intera città e alcuni posti in essa; mi sento vicino a te perché tu rappresenti una parte della mia generazione di cui sono parte e che spero possa contare quante più persone possibile. Non sono intraprendente quanto te, ma vorrei e dovrei esserlo. Bisogna essere impegnati come lo eri tu, e bisogna sempre avere a mente i propri valori, traducendoli in azioni. Per questo ti ringrazio, perché è questo che tu hai fatto e che verrà ricordato di te da chi non ha avuto la fortuna di conoscerti ed esserti amico. Mi spiace che un atto ignobile abbia posto fine alla tua vita, e provo sincero dolore per le persone a te care, che non credo possano essere sollevate dalle mie semplici parole. Siate fieri  di lui, e continuate ad amarlo. 


Il ricordo di Angelo Ceci

Caro Antonio, non ho avuto la fortuna di conoscerti di persona, ma in questa città siamo tutti un'unica famiglia studentesca, una grande comunità di ragazzi che inseguono il loro sogno, e per questo ti sento molto vicino. Qualcuno ha provato a strappare il tuo di sogno, non sapendo che tu hai vinto, perché i tuoi desideri, i tuoi pensieri e i tuoi ideali ora vivono dentro di noi e camminano con le nostre gambe. Ti prometto che nel mio piccolo porterò avanti ciò che tanto desideravi, così come sono convinto farà ciascuno di noi. Si dice che nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta: guardaci, ovunque tu sia, e continuiamo insieme verso il nostro grande sogno di un'Europa realmente unita e di un mondo più giusto. Fa' buon viaggio.


Il ricordo di Tomas Jicha

Ciao Antonio,
I am sitting in my room, staring at the computer screen, thinking about what to write and how to begin this piece of text. Words do not come.
The limited time I had the privilege to know you for were mostly through our talks in the classroom or over a pint of beer. Remembering how passionately you told me that you lived in Prague where you learned few Czech words. Hearing “Dobrý den!” or “Jak se máš?” when I entered the classroom instantly drew a smile on my grumpy morning face. Or your passionate talks about European and Italian politics, where I knew there is much I can learn from you. I could go on and on, but it hurts. I will keep these memories with a great honor.
The words eventually came and there is so much more I could write, and yet it would never be enough. You will always be in our hearts and I feel so privileged to have known you, my friend.
Ciao Antonio.


Il ricordo di Francesco Pugliese

Sono iscritto alla Magistrale di Scienze storiche ed insegno a Rovereto. E sono anche io originario della Calabria, come il caro Antonio Megalizzi. La sua tragica scomparsa mi ha profondamente colpito. Non lo conoscevo ma sono rimasto impressionato dal suo entusiasmo per gli ideali europeistici, per la sua carica di impegno civico e di umanità. Davvero un esempio per le giovani generazioni, in particolare la sua scelta di informare e parlare dell'Europa in termini diversi di quanto non si faccia a livello politico e anche spesso giornalistico.  Speriamo che anche a livello istituzionale europeo si capisca che l'Europa e i suoi ideali vanno non solo praticati meglio ma anche divulgati meglio, a cominciare dalle scuole. Ci vuole più capacità di coinvolgimento e meno burocrazia, tanto per dire. E bene fa l'Università a raccogliere il sogno di Megalizzi per una radio allo scopo, in fondo. Mi permetto di proporre anche l'idea di istituire una borsa di studio intitolata ad Antonio, con più premi per attività studentesche su questi temi e in particolare sul tema della fratellanza e della pace, i fondamenti degli ideali europeistici su cui molto c'è ancora da fare. Grazie. 


Il ricordo di Ilaria Garampi

Caro Anto, 
mercoledì mattina, appena ho saputo di te a Strasburgo, ti ho scritto immediatamente come stessi. Ero certa che dopo poco mi avresti risposto. Mi sbagliavo ed io ancora non ci credo. Per tre giorni non ho fatto altro che sperare; adesso ripercorro ogni momento in cui ho avuto il privilegio di averti accanto. Ho tante tue frasi, tuoi commenti, tuoi gesti e tuoi così premurosi consigli vivi in me. 
Un pomeriggio di ottobre di un anno fa ci siamo conosciuti per la prima volta: tu, Chiara ed io. Abbiamo parlato di Roma, della tua triennale in comunicazione, di dizione e della tua amata radio. Dopo qualche giorno ci siamo trovati seduti vicini (aula 108, prima fila sulla destra), mi sembra fosse proprio la prima lezione di politica europea della professoressa Parks. Preparammo insieme un breve intervento e da lì ho subito sentito un gran sintonia con te. Poi i pranzi (ne avrei voluti fare di più) con la pizza del Sosi e sempre il caffè alla fine. Mi parlavi di Luana che l’anno scorso era a Roma. Mi raccontavi felice di quando andavi a Roma da lei. Adoravi Prati, il mio quartiere. Riconoscevi ogni canzone che mettevano di sottofondo da Sosi, mentre io non ne sapevo neanche una. Nell’ultimo pranzo che abbiamo fatto insieme quest’anno, sempre da Sosi, perché da buongustaio in mensa non ci volevi andare, mi hai raccontato tanto della politica che amavi; io non potevo che ascoltarti e imparare. Finito il MEIS sognavi di andare a lavorare a Bruxelles. Perché tu, come in tanti ti stanno raccontando, credevi, sognavi, incarnavi un’Europa unita, solidale, e liberale. Liberale come tu ti definivi.
Ricordo poi i viaggi, tu costantemente in movimento tra capitali europee e mondiali. Da Mosca mi chiedevi di tenerti aggiornato sulle lezioni di economia, di registrartele perché come poi mi hai scritto a ottobre “vorrei saperla perfettamente questa materia”. E mentre io invece ero a New York mi scrivevi di andarti a salutare Cappato che era lì alle Nazioni Unite per una proposta sul riconoscimento del libero accesso degli scienziati alla ricerca e per il diritto alla scienza. E poi i tuoi futuri viaggi: mi dicevi “magari chiedigli se ha già una data per giugno perché io sarò in erasmus”. Tra poco saresti infatti ripartito per Lussemburgo. 
15 giorni fa ci eravamo tanto confrontati e avevamo presentato insieme con Andrea e Alberto sullo “stato di eccezione”. Prima te ed io sul pensiero di Hobbes, Schmitt e Agamben e poi Andrea e Alberto proprio sul caso del terrorismo in Francia, quel terrorismo che non è rimasto in una discussione in classe, quel terrorismo che 15 giorni dopo ha fatto parlare tutti i giornali, tutte le televisioni, tutte le radio. Mentre presentavi pensavo a come fossi chiaro e allo stesso tempo tanto comunicativo. E’ stata una delle poche presentazioni che ho fatto in cui mi sentivo tranquilla, perché tutti e tre mi avete dato sicurezza, mentre ve la ripetevo al piano terra ricordo con gran piacere le tue parole “continua, mi piace la tua voce”. 
Ripenso a quella lezione di “Democratizing Security” in cui il professor Nicoletti ci aveva fatto scrivere su un foglio la nostra più grande paura ed uscendo dalla lezione ci siamo chiesti cosa avessimo scritto: entrambi la paura della morte. 
Mi avevi voluto dare il tuo biglietto da visita: Antonio Megalizzi, direttore artistico di RADIO80 ForeverYoung. L’ho sempre tenuto nel portafoglio e adesso lo guardo disperata, ma orgogliosa di aver condiviso del tempo con te, di essere stata un’ascoltatrice dei tuoi viaggi, dei tuoi aneddoti sugli europarlamentari che intervistavi, delle tue idee, dei tuoi sogni di vita, e dei tuoi sogni europei. Adesso piena di rabbia, io insieme ai tuoi amici e compagni di corso reagiamo: faremo di tutto per realizzare questi tuoi sogni che ancora di più sono diventati i nostri. 
Nel cuore e nelle idee, per sempre. 


Il ricordo di Ornella Mutinelli

Grazie Antonio! Possano i tuoi sogni volare in alto e arrivare al cuore di ciascuno.