Mercoledì, 9 gennaio 2019

Grande guerra, il calendario digitale chiude con successo

Il progetto, curato da Gustavo Corni del Dipartimento di Lettere e Filosofia di UniTrento, ha ripercorso e riproposto personaggi, battaglie e vicende del Primo conflitto mondiale.

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Dopo 56 puntate si è conclusa con la soddisfazione degli ideatori l’esperienza del calendario digitale “La Grande guerra +100” che, da maggio 2014 a dicembre 2018, mese dopo mese ha ripercorso e riproposto tante pagine della prima guerra mondiale, tra battaglie, protagonisti e vicende del conflitto.

Il calendario è stato curato per conto del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento da Gustavo Corni, professore di Storia contemporanea, e ha coinvolto le università partner di Cracovia, Innsbruck e Montpellier III.

«La puntata di chiusura è stata speciale con sette contributi scientifici, realizzati da collaboratori di tutte e quattro le università partner» commenta Corni al termine di quella che definisce «una lunga e complicata avventura».

Corni riprende: «È una conclusione che ci permette di tirare un bel sospiro di sollievo e un moto di fondata soddisfazione per il lavoro fatto. Il progetto fin dall’inizio è stato sostenuto dal Dipartimento di Lettere e Filosofia, dall’Ateneo e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e ha potuto fruire nel 2015 di un significativo finanziamento europeo (100 mila euro) nel quadro del programma EACEA. Europe for Citizens. Il finanziamento ha consentito al progetto di fare un salto di qualità: coinvolgere, assieme a Trento, le altre tre università con importanti studiosi della Prima guerra mondiale: Joanna Sondel Cedarmas, Gunda Barth-Scalmani e Frederick Rousseau e alcuni loro collaboratori. Ma soprattutto si è potuto realizzare la traduzione in inglese di tutti i materiali pubblicati. Risalendo alla prima puntata (maggio 2014) e fino all’ultima, abbiamo perciò messo a disposizione dei lettori una doppia pagina, in inglese e in italiano. Questo ci ha consentito di accedere a una platea molto più vasta di fruitori».

L’idea era apparentemente semplice: ripercorrere a cento anni di distanza dagli eventi vicende militari, ma anche politiche, destini di grandi e piccoli protagonisti del conflitto. Non solo i militari, i combattenti, ma anche gli intellettuali, la gente comune, sono stati protagonisti delle 56 puntate, che hanno cercato di rispettare i dati cronologici: Verdun non poteva che essere narrata nel mese della sua sanguinosa conclusione (ottobre), la rivoluzione russa di febbraio è stata trattata nel febbraio 2017, e così via.

Moltissimi altri temi sono stati collocati nella cronologia generale: dalla psichiatria di guerra alle trasformazioni dell’economia, al dibattito fra interventisti e neutralisti all’epidemia di “spagnola”.

«Non abbiamo voluto trascurare questi e altri temi perché siamo consapevoli che la guerra (quella del 1914-1918, come tutte le altre) non è fatta solo di battaglie e di eventi militari» precisa Corni.

Alcuni numeri del progetto: 4 università partner, 23 collaboratori, 56 puntate, 2 lingue (italiano e inglese), 44 tavole pittoriche, 43 infografiche, 41 testimonianze (voci di allora, dal basso così come dai grandi protagonisti), 22 panorami interattivi a 360° sia del fronte italiano sia di quello occidentale, centinaia di contributi testuali.

Basata sul rigore metodologico e orientata alla divulgazione, l’iniziativa ha fatto registrare oltre 335 mila visualizzazioni. In media, ogni mese 2.407 persone (perlopiù giovani) hanno seguito le uscite del calendario.

Dalle analisi emerge una sostanziale continuità negli accessi con tempi di visualizzazione superiori ai tre minuti. Con il pubblico composto per più del 15% da persone straniere collegate da ogni parte del mondo (esclusa la Groenlandia e qualche area dell’Africa e del Sud-Est asiatico).

Per quanto riguarda i social, su Twitter si sono avute in media 20 mila visualizzazioni al mese con un pubblico per il 60% di lingua inglese interessato soprattutto alle fotografie e alle altre immagini legate ai luoghi della memoria.
Facebook è stato, invece, utilizzato in particolare per coinvolgere il pubblico italiano: oltre 2 mila i followers in prevalenza della provincia di Trento e di altre province del Nord Italia. Tra gli episodi che hanno catturato maggiormente l’attenzione ci sono state la battaglia del Piave (puntata di giugno 2018) con oltre 10 mila visualizzazioni su Twitter e la battaglia di Passchendaele (settembre 2017) che ha superato le 15 mila.

«Ringrazio tutti coloro che hanno dato il loro contributo al progetto, rendendolo possibile. Ringrazio il nostro redattore, dottor Alessandro Chebat, che ha curato il progetto dalla prima puntata. Con lui ringrazio tutti, non potendoli nominare uno per uno» conclude Gustavo Corni.