Mercoledì, 30 gennaio 2019

Autismo, cosa scatena la paura di un suono o di un abbraccio

Uno studio di TRAIN, progetto strategico di UniTrento, dimostra che alcune caratteristiche del cervello sono alla base di una sensibilità alterata agli stimoli sensoriali comune a varie forme di autismo

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Circa il 90% delle persone con disturbi dello spettro autistico manifesta una alterata sensibilità agli stimoli sensoriali (visivi, uditivi, tattili).

Un’immagine particolarmente luminosa, un tono alto della voce o un contatto fisico, come un abbraccio, possono scatenare in questi soggetti una reazione amplificata e improntata alla paura.

Quanto l’esperienza insegna e la letteratura scientifica riferisce, ha trovato ora un primo riscontro sperimentale.

Uno studio condotto in laboratorio dimostra che l’alterata sensibilità agli stimoli tattili dipende da una ridotta connettività della corteccia somatosensoriale, l’area del cervello che riceve ed elabora questi stimoli, e da una forte attivazione dell’amigdala, regione cerebrale tipicamente coinvolta nelle risposte di paura.

Il lavoro di ricerca è stato pubblicato in questi giorni sulla rivista “Journal of Neuroscience".

Nel comunicato stampa i commenti di Yuri Bozzi, professore del Centro interdipartimentale Mente/Cervello (CIMeC) dell’Università di Trento.

TRAIN, progetto strategico dell’Università di Trento
Il lavoro di ricerca si è sviluppato nell’ambito di TRAIN (Trentino Autism Initiative), progetto strategico finanziato dall’Università di Trento per il periodo 2018/2020 e può essere considerato una prima tappa raggiunta nel viaggio di questo particolare “treno” nell’esplorazione e nell’approfondimento dell’autismo.
Uno degli obiettivi del progetto, infatti, è studiare i meccanismi biologici alla base delle differenti manifestazioni comportamentali tipiche dei disturbi dello spettro autistico.
TRAIN, che è coordinato da Yuri Bozzi, è un consorzio che coinvolge 13 gruppi di ricerca afferenti a varie istituzioni: Università di Trento, Istituto Italiano di Tecnologia, Fondazione Bruno Kessler e Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Allo studio hanno partecipato 4 gruppi di ricerca che fanno parte di TRAIN, guidati rispettivamente da Yuri Bozzi (Centro interdipartimentale Mente/Cervello, Università di Trento), Giovanni Provenzano (Dipartimento CIBIO, Università di Trento), Simona Casarosa (Dipartimento CIBIO, Università di Trento) e Alessandro Gozzi (Istituto Italiano di Tecnologia, Rovereto). Lo studio è stato condotto in collaborazione con il gruppo di Valerio Zerbi del Politecnico Federale di Zurigo.