Giovedì, 18 marzo 2021

Citizen Science: un modello per la democrazia partecipativa?

Versione stampabile

Partecipare e decidere: come aiutare le persone a informarsi correttamente, comprendere e affrontare scelte collettive in piena consapevolezza? Come superare la polarizzazione e favorire l’inclusione? La sfida del nuovo progetto “Inclusive Science and European Democracies” (ISEED) per creare una cittadinanza consapevole e costruire una nuova democrazia partecipativa attraverso un uso migliore di mezzi di informazione e social. Il nuovo progetto finanziato da Horizon 2020, coordinato da Ca’ Foscari, in collaborazione con Università di Trento e altri dieci partner internazionali.

Scienza, coinvolgimento e partecipazione dal basso sono idee conciliabili? Mai prima d’ora, a causa della pandemia e del crescente scetticismo nell’opinione pubblica nei confronti della scienza, si è riflettuto tanto sull’importanza di una divulgazione scientifica corretta e affidabile e sulla necessità di trovare un punto di contatto per informare la cittadinanza, renderla più consapevole e partecipe nelle scelte collettive. 

Il nuovo progetto europeo “Inclusive Science and European Democracies” (ISEED) va in questa direzione: analizzare e comprendere i meccanismi che innescano il coinvolgimento e l’esigenza di partecipazione dal basso a partire da questioni in ambito scientifico.

Migliorare i processi di governance è infatti una priorità per l’Unione europea che ha deciso di finanziare il progetto nell’ambito di una call sullo sviluppo di nuovi modelli di democrazia partecipativa e deliberativa.

Il consorzio di ricerca del progetto ISEED, coordinato da Ca’ Foscari, è formato da 12 partner europei ed extra europei tra cui l’Università di Trento con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale e lavorerà al progetto di ricerca per tre anni a partire dalla primavera 2021, con un finanziamento complessivo di 2,7 milioni di euro.

Quanto contano le interazioni tra le interazioni tra scorciatoie mentali e riflessione, inclusi gli aspetti emotivi nella formazione del flusso di opinioni e nel creare polarizzazione tra le opinioni su questioni scientifiche? Misurare e interpretare i vari livelli di argomentazione del discorso è uno degli obiettivi del progetto, che prenderà in esame sia i mezzi di informazione tradizionali, sia i social network.

Il progetto prenderà inoltre in esame vari casi di studio che coinvolgono opinione pubblica, cittadinanza attiva, scienziati e scienziate, governance politica. Passerà in rassegna i nuovi spazi aperti a pratiche partecipative e deliberative nell’ottica di proporre una replica dei casi di maggior successo su scala più ampia. Con un obiettivo: ripensare la ‘sfera pubblica’ aggiungendo pluralità alle forme del discorso pubblico.

«Esploreremo e sperimenteremo le condizioni entro le quali determinate pratiche di cittadinanza partecipativa e deliberativa su temi scientifici, possano essere trasferite con successo nell’impianto di una governance basata sulla conoscenza – spiega Eleonora Montuschi, professoressa al Dipartimento di Filosofia e Beni culturali e responsabile scientifica del progetto – e studieremo come tutto questo possa essere integrabile e organico al sistema rappresentativo delle attuali società democratiche».
«L’obiettivo - continua Montuschi - sarà cogliere a livello empirico come le attuali pratiche di partecipazione attuate dalla citizen science possano favorire la partecipazione diretta degli stessi cittadini in questioni di natura prettamente scientifica – un tempo esclusivamente appannaggio dei soli addetti ai lavori – e al tempo stesso possano suggerire metodi innovativi in grado di affrontare e superare una serie determinata di ostacoli e barriere emergenti all’interno delle dinamiche di partecipazione democratica e del conseguente percorso decisionale».

«L’intenzione è quella di elaborare e sviluppare ulteriormente il concetto di “partecipazione deliberativa” che sia in grado di rafforzare sia la qualità che il livello di legittimazione del processo di decisione politica, soprattutto mettendo al centro delle decisioni il ruolo della conoscenza, soprattutto quella scientifica)» spiega Giuseppe A. Veltri, professore ordinario al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento.
«Esploreremo e analizzeremo tutte le varie strategie di valutazione, soprattutto sui social network, basate sulla conoscenza e su processi deliberativi alla ricerca di elementi che favoriscano l’inclusione di attori sociali vulnerabili e/o marginalizzati. Un altro obiettivo è quello di cercare di arginare eventuali manipolazioni sociali e politiche, come ad esempio quelle derivanti da fenomeni del tutto attuali quali il populismo, o dalla polarizzazione indotta del dibattito pubblico».