Mercoledì, 14 aprile 2021

Addio a Fabrizio Cambi

contribuì ad aprire l’Ateneo verso il mondo germanico

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Tristezza al Dipartimento di Lettere e Filosofia e in tutto l’Ateneo per la scomparsa del professor Fabrizio Cambi, illustre germanista e traduttore, che fu ordinario di Lingua e Letteratura tedesca all’Università di Trento dal 1995. Amato da generazioni di studenti e studentesse e stimato da colleghi e colleghe di discipline diverse, guidò la Facoltà e fu tra i fondatori dell’Ateneo italo tedesco, progetto che diede impulso alle relazioni internazionali dell’Università di Trento verso il mondo germanico. Ricordato oggi in apertura del Consiglio di Dipartimento a Lettere e Filosofia.

Trento, 14 aprile 2021 – (a.s.) La notizia della scomparsa del professor Fabrizio Cambi, stimato germanista e traduttore, è stata accolta oggi con grande tristezza all’Università di Trento e soprattutto al Dipartimento di Lettere e Filosofia, dove il professore ha lasciato un profondo ricordo in generazioni di studenti e colleghi.

Nato a Livorno nel 1952, Fabrizio Cambi aveva iniziato la sua carriera accademica dopo il conseguimento di due lauree, entrambe all’Università di Pisa: una in Filosofia e una in Lingue e letterature moderne. Dopo alcuni anni di insegnamento a Pisa e poi a Firenze si era trasferito all’Università di Trento dove nel 1995 aveva preso servizio come professore ordinario di Letteratura tedesca alla Facoltà di Lettere e Filosofia.

Dal 1997 al 2002 è stato direttore del Dipartimento di Scienze filologiche e storiche e poi per molti anni fino al 2012 coordinatore dei programmi di Cooperazione interuniversitaria (Erasmus) con le Università di Jena e Dresda e del Programma di doppia laurea con l’Università di Dresda. Dal 2002 al 2007 è stato preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Di lui si ricorda l’impegno nel promuovere le relazioni internazionali dal punto di vista didattico e scientifico verso il mondo germanico. Dal 2003 al 2007 fu infatti membro del Consiglio direttivo dell’Ateneo Italo-Tedesco. La sua grande esperienza gli valse la nomina nel 2011 a presidente dell’Istituto Italiano di Studi germanici.

Nella sua lunga attività di insegnamento e ricerca si è occupato di letteratura tedesca dell’età romantica e di letteratura contemporanea. Ha pubblicato studi su Jean Paul, Heinrich Heine, Thomas Mann, Robert Musil, Ingeborg Bachmann e sulla letteratura della RDT.

Ha curato per i Meridiani Mondadori la prima edizione commentata di “Giuseppe e i suoi fratelli” di Thomas Mann e ha tradotto opere di Heinrich Heine, Hermann Hesse, Christoph Hein, Robert Musil, Ingo Schulze e Herta Müller.

La scomparsa del professor Cambi ha destato profonda commozione in quanti al Dipartimento di Lettere e Filosofia e in tanti altri dipartimenti dell’ateneo lo hanno conosciuto e apprezzato. Il direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia, Marco Gozzi – a nome dei tanti che oggi lo ricordano – lo descrive come un professore di vasta e profonda cultura, capace di trasmettere passione e dedizione per la letteratura tedesca a tante generazioni di studenti, ma anche come una persona gentile, dai modi pacati e signorili, aperta al dialogo e disponibile. 

Il Consiglio di Dipartimento, in programma proprio oggi a Lettere e Filosofia, si è aperto con questa triste notizia: «Questa mattina – si legge nella nota del Dipartimento – ci ha lasciati Fabrizio Cambi, già direttore di dipartimento e poi preside di facoltà fino al 2007. Ne danno la notizia la moglie e i due figli che lo hanno curato con dedizione e affetto in ogni istante degli ultimi, difficili mesi di malattia. Sono la stessa dedizione e lo stesso affetto che chiunque in queste ore, nell’apprendere la notizia e nel ricordarlo, associa immediatamente alla sua figura professionale e umana. 
Fabrizio seminava, non solo all’interno della sua splendida famiglia, e ha continuato a seminare con passione e lucidità fino all’ultimo, anche dopo che il corpo aveva smesso di collaborare con la sua anima di maratoneta, di labronico, di resistente. Fabrizio continuerà a seminare con gli studi di cui grazie a lui si è arricchita la germanistica, con gli autori da lui intercettati, approfonditi e tradotti, con l’associazione sportiva da lui presieduta e con il fulgido esempio di intellettuale impegnato che non si è mai sottratto al dialogo e alle giuste battaglie. 
Lo ricordiamo refrattario alla visibilità, da lui considerata mera distrazione dall’operare concreto. Lo ricordiamo umile eppure ironico, intimamente riservato, mai invadente nel relazionarsi con amici, colleghi e studenti, ma irresistibilmente affettuoso e sempre pronto a spendersi per gli altri con quello ‘spirito di servizio’, come ripeteva lui stesso, che riassume e suggella la sua visione e il suo lascito a chi cercherà di irradiare la sua intelligenza e portare avanti il suo impegno
”.