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Innovazione

Orizzonte 2027: Medicina e Scienze della vita

Dal Piano strategico uno sguardo alle prossime sfide

1 giugno 2022
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di Alessandra Saletti
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Istituire un polo tecnologico per le scienze della vita e diventare un laboratorio nazionale per l’innovazione tecnologica e interdisciplinare in ambito medico. Non fa sconti la visione che il Piano strategico traccia per l’ateneo che verrà. L’orizzonte da oggi al 2027 per Medicina e Scienze della vita – uno dei quattro “cluster” strategici – è ambizioso e tiene ferma la rotta su quello che ormai da tempo è un tema centrale per l’Università di Trento: il rapporto con il territorio.

È un intreccio di aspettative, necessità e ambizioni di crescita quello che lega ateneo, comunità, istituzioni e tessuto imprenditoriale locale e che trova una delle sue maggiori espressioni proprio in questo cluster, cruciale per importanza e potenzialità competitive. Ricerca, formazione e comunicazione sono le direzioni in cui si muoveranno i progetti per i prossimi sei anni. Saranno prima di tutto iniziative di collaborazione interne all’Ateneo, interdipartimentali. Ma poi anche verso le istituzioni con cui l’Ateneo lavora da tempo, a cominciare dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari con cui sono in corso progetti di ricerca e piani di valorizzazione delle realtà esistenti come la ProM facility i Tess Lab per lo studio di tecnologie e servizi per la sostenibilità. Oltre agli altri enti di ricerca del territorio con progetti come TrentinoSalute4.0, l’Ateneo guarda anche all’Università di Verona e alla Humanitas University, atenei con cui ha siglato un accordo quadro di cooperazione strategica.

Proprio lo sviluppo di Medicina e Chirurgia è il nodo attorno a cui si organizzano molte delle attività contenute nel Piano strategico. Ne parliamo con il rettore Flavio Deflorian.

Foto del rettore Flavio Deflorian«Su Scienze della vita e Medicina l’Università di Trento vuole rafforzare le attività di formazione di alta qualità nell’ambito della salute umana. Partiremo dal completamento della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e professioni sanitarie. Ci occuperemo anche dell’ampliamento dell’attività di formazione di altre professioni sanitarie in collaborazione con vari partner accademici e istituzionali. Pensiamo anche di attivare, nell’arco dei sei anni, qualche scuola di specialità per offrire sbocchi occupazionali ai giovani medici e nuove professionalità al territorio».

E per quanto riguarda il reclutamento?

Il progetto di Medicina e Chirurgia non può prescindere dalle risorse umane. Abbiamo già avviato il processo di reclutamento del personale accademico e medico, in stretta collaborazione con l’Università di Verona e con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di arrivare, entro la fine del 2023, a definire le aree destinate all’attività clinica. E delineare quindi il progetto di “azienda sanitaria integrata”. Ci poniamo in un’ottica di crescita e graduale integrazione con il sistema sanitario locale. Ma con una grande attenzione anche al reclutamento di personale di qualità, anche dall’estero. Entro la scadenza di questo Piano strategico, nel 2027, ci aspettiamo di avere per Medicina un corpo accademico composto di 40-50 persone». 

Per il momento Medicina e Chirurgia ha trovato casa a Palazzo Consolati. Ora però è urgente capire come si evolverà il progetto e dove troverà sede la Scuola di medicina. 

Il progetto di Medicina si integra perfettamente in quanto abbiamo previsto in questo Piano strategico. Oltre all’investimento sulle persone, si delineano anche le infrastrutture necessarie a dare corpo al piano di sviluppo della Scuola di medicina, a cui abbiamo dedicato un approfondimento specifico. Una sede stabile e adeguata per Medicina è una priorità assoluta per noi, ma è una partita che è necessario giocare insieme alla Provincia e agli altri attori del territorio coinvolti. Anche perché è molto legata alla collocazione del futuro ospedale, un’opera complicata da pensare e progettare, su cui si respira ancora molta incertezza politica.

Non possiamo però più aspettare. Pur nella sua complessità, anche la volontà politica di risolvere la questione ha certamente un peso. Arrivati a questo punto, per Medicina serve per forza una soluzione transitoria. Ma deve essere breve, nel giro di un paio di anni al massimo. Un’alternativa temporanea che ci accompagni verso il nuovo campus universitario definitivo accanto al nuovo ospedale, ovunque sarà. E che poi potrà essere valorizzata in altro modo. Un po’ come succederà con Palazzo Consolati che, dopo aver accolto i primi passi di Medicina, resterà fondamentale per ospitare altre aree disciplinari dell’Ateneo.

Sulle ipotesi si è scritto molto in questi ultimi mesi. Di certo la soluzione dovrà tenere conto della vicinanza con il nuovo ospedale. Magari anche tenere conto della possibilità di sfruttare la prossimità con Rovereto, in quanto area capace di completare il progetto di sviluppo aprendosi al mondo imprenditoriale

Proprio su Rovereto, il riferimento è il progetto del Polo Med-Bio-Tech dedicato all’innovazione nelle scienze della vita? A che punto è il progetto?

Sì, è un progetto che sarà realizzato insieme alla Provincia autonoma di Trento e ad altri enti del territorio secondo quanto previsto da un accordo che abbiamo siglato nella primavera del 2021. Una delle sfide cruciali che abbiamo esplicitato nel Piano strategico è proprio quella di affiancare le attività formative e di ricerca con quelle di trasferimento tecnologico, a beneficio delle imprese già presenti sul territorio e di quelle che potranno nascere. Come base per lo sviluppo del nuovo polo, dopo quello della meccatronica e quello del green, è stata scelta ancora una volta Rovereto, città ideale per la sua vocazione industriale e produttiva. 

La proposta originaria che ci è stata sottoposta era una collocazione negli spazi di Manifattura. Una soluzione sicuramente sensata, perché il complesso è già sede di molte nostre attività di ricerca e sviluppo. Ma gli spazi sono troppo limitati per questo tipo di iniziativa. Servono metrature più ampie per ospitare laboratori e spazi di coworking in grado di ospitare chi fa ricerca per aprire o sviluppare una start up. La soluzione individuata più di recente sugli spazi da riqualificare in un’altra zona della Rovereto, vicino alla ferrovia, ci sembra molto interessante. Per metratura e posizione, ci sembra particolarmente strategica, anche in un’ottica di sviluppo dell’area medica e delle scienze della vita sulla direttrice fra Trento e Rovereto. Come abbiamo ribadito nel Piano strategico, il nostro obiettivo di medio termine è quello di essere considerato un “laboratorio” e diventare punto di riferimento nazionale per l’innovazione tecnologica e interdisciplinare nell’ambito delle tecnologie mediche, delle biotecnologie e della medicina digitale.