Il prof. Binelli con alcuni allievi ©UniTrento - Ph. Pierluigi Cattani Faggion

Formazione

Giocarsi l'identità

La collana “il contrario” pubblica le traduzioni scritte da studenti e studentesse del Dipartimento di Lettere e Filosofia

24 maggio 2023
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di Johnny Gretter
Studente collaboratore Ufficio stampa e relazioni esterne

«Trasportare da una ad altra favella le opere eccellenti dell’umano ingegno è il maggior benefizio che far si possa alle lettere». Così scriveva nel 1816 Madame de Staël nel suo celebre articolo "Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni". Un loro contributo alle lettere lo hanno dato i laureati e le laureate della magistrale di Letterature euroamericane, traduzione e critica letteraria che pubblicano le loro traduzioni per la collana “il contrario”, creata appositamente per ospitare i loro lavori dalla casa editrice Forme Libere. UniTrentoMag racconta la passione con cui questi traduttori e traduttrici rendono accessibili al pubblico opere letterarie che altrimenti resterebbero sconosciute. 

La collaborazione tra il Dipartimento di Lettere e Filosofia con la casa editrice Forme Libere è iniziata nel 2019 con la pubblicazione del romanzo "Mangiacristalli", tradotto da Simone Ronchi. Da allora sono stati sette gli studenti e le studentesse che hanno lavorato alla collana, sotto la supervisione di quattro docenti di lingue di UniTrento: Andrea Binelli, Massimiliano De Villa, Fulvio Ferrari e Valentina Nider.

«Molto spesso, nelle università, si tende a usare la traduzione letteraria principalmente come metodo per insegnare le lingue straniere», spiega Andrea Binelli, docente di Lingua e traduzione inglese. «Tuttavia, la lingua letteraria è molto diversa dalla lingua d’uso: non è utile durante l’Erasmus o per andare a vivere all’estero. Noi, invece, abbiamo cercato di usare la traduzione non tanto come un modo per capire se uno studente conosce bene una lingua, ma come un mezzo per creare prodotti culturali. Studiare le lingue straniere è un modo per conoscere attraverso il viaggio e rimanere aperti al diverso. L’anima di chi traduce è sempre alla ricerca di un nuovo sé attraverso il confronto. In un certo senso è come ‘giocarsi l’identità’ ogni volta. Forme Libere ha preso a cuore questo progetto appena ha capito quanto le nostre studentesse e i nostri studenti siano in grado di produrre traduzioni eccellenti».

Edoardo Checcucci frequenta il terzo anno di dottorato e nel 2022 ha tradotto dal norvegese "Paki", romanzo che racconta la storia di un ragazzo norvegese-pakistano nella Oslo degli anni Ottanta. «In realtà, avevo già iniziato a tradurre questo romanzo per conto mio», spiega. «Ho sempre amato la traduzione, così ho aggiunto questo progetto al mio dottorato, che è comunque incentrato sulla letteratura di migrazione. Rispetto a come facevo qualche anno fa, ho cercato di scrivere una traduzione più libera rispetto all’originale norvegese. È qualcosa che forse non avrei fatto in un lavoro di tesi».

L’ultima fatica della collana è la traduzione dei "Diari di una missionaria trentina in Africa" realizzata da Giuditta Boso, laureata a UniTrento nel 2022. «L’autrice di questi diari in lingua inglese era Alcisa Zotta, una mia zia che ha raccontato la sua esperienza come missionaria in Africa», racconta Giuditta. «Ho proposto al professor Binelli il mio progetto di tradurre questi diari per la tesi magistrale: era un’occasione per conoscere una parente che non avevo mai incontrato. Dopo la laurea, abbiamo pensato che i diari potessero diventare una pubblicazione: da lì è cominciato un lavoro molto diverso rispetto alla tesi. Ho dovuto tenere conto della presenza di un possibile lettore, il che non era stato nemmeno considerato dall’autrice, e ho dato ai testi un taglio meno scientifico e più editoriale».

Gli studenti e le studentesse, con queste traduzioni, hanno portato un contributo davvero unico alla collana. «Chi sta ancora studiando tende ad avere uno sguardo diverso rispetto ai traduttori professionisti», sottolinea Barbara Ciaghi, direttrice editoriale di Forme Libere. «Questo è evidente nei libri che i traduttori e le traduttrici ci hanno proposto. Senza il loro contributo non avremmo mai potuto conoscere opere come queste: ogni libro è un po’ come una scoperta di chi lo ha proposto».

Lavorare alla collana ha permesso ai traduttori e alle traduttrici di crescere a livello professionale e umano, collaborando con l’editore, imparando ad accettare le sue critiche e scoprendo come funziona concretamente il mondo del lavoro. Ma questo non vale solamente per loro. Elena Fonte e Paolo Valentinelli, anche loro studenti della magistrale, hanno raccontato questa prima esperienza di Giuditta nel mondo della traduzione al terzo anno di Letterature, lingue e traduzione. «Abbiamo realizzato un’intervista alla traduttrice che spiegasse come funziona la relazione tra chi traduce e l’editore», spiega Paolo. «Non si trattava solamente di presentare il libro. Abbiamo cercato di mostrare come le tecniche traduttive che affrontiamo in aula vengano poi applicate concretamente».

«Vedere come altre persone siano riuscite a pubblicare i propri lavori mi ha fatto capire in quanti modi a Trento viene dato spazio alle capacità delle studentesse e degli studenti», aggiunge invece Elena. «La mia prospettiva sulla traduzione e la letteratura è cambiata molto, anche grazie al passaggio dal corso triennale a quello magistrale. A volte mi chiedo come potevo capire davvero i testi prima di saper tradurre. Fare una traduzione vuol dire toccare il vero cuore del testo, capire quali elementi sono importanti e vanno portati in superficie: è questo il lavoro che voglio fare».