Gli studenti durante l'incontro | foto archivio Università di Trento

Formazione

IL GIURISTA DEL XXI SECOLO

Il ruolo della formazione universitaria e le nuove sfide per il diritto

9 aprile 2018
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Paola Iamiceli
di Paola Iamiceli
Prorettrice alla didattica di Ateneo e professoressa presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento.

Che cosa ci aspettiamo dal giurista del XXI secolo? E che cosa ci aspettiamo da un’università che si propone di formarlo? La nostra risposta rimane carica del fascino di uno dei mestieri più antichi del mondo. Al giurista di domani come a quello di ieri si chiede di saper accompagnare processi decisionali complessi nell’ambito di istituzioni pubbliche e private; di saper collocare tali decisioni nel contesto, spesso intricato, di norme e procedure; di anticipare i rischi e le implicazioni connessi alla loro violazione; di sapere prevenire e comunque affrontare un contenzioso; di saper prefigurare, con spirito critico, scenari in cui un diritto migliore possa consentire il realizzarsi di una società migliore. All’università l’onere e l’onore di guidare lo studente nella conoscenza del ruolo del diritto nella società, nella scoperta dei valori che ne sono alla base, nella consapevolezza che il diritto è prima di tutto espressione di una identità collettiva, che in quei valori si riconosce fino a farne ordine sociale.

Che cosa cambia dunque nel XXI secolo? Quali nuove sfide si aprono per l’università? La prima e forse la più importante riguarda la necessità di fare i conti con la dimensione, o meglio le dimensioni, sovranazionali del diritto. Chi studia giurisprudenza impara ormai fin dal primo anno che il diritto non si esaurisce entro i confini di una sovranità nazionale. Non solo una cresciuta interazione tra società e mercati lontani porta il giurista a confrontarsi sempre più con i diritti “stranieri”. Il diritto è sottoposto a ben più profonde sollecitazioni. La dimensione europea penetra ormai nei più diversi ambiti del diritto; quotidianamente il giurista nazionale è chiamato ad essere anche giurista europeo. Le grandi sfide globali, dal terrorismo alla guerra dei dati, mettono in risalto il ruolo delle istituzioni internazionali e la necessità di risposte condivise in ambito sovranazionale.

Al processo di formazione delle regole sempre più contribuiscono regolatori privati: dai grandi colossi dell’economia mondiale alle reti non governative che producono standard o programmi di prevenzione dei crimini di respiro globale. Pur nelle specificità dei diversi sistemi giuridici, cresce il ruolo dei giudici, nazionali, europei e internazionali, nello sviluppo del diritto e di quelle che, almeno in Europa, sono chiamate le “tradizioni giuridiche comuni”. 

Altri sviluppi portano a ripensare al ruolo della formazione giuridica universitaria oggi: in primo luogo, la rilevanza sempre crescente dei diritti umani, una dimensione che condiziona ormai quasi ogni branca del diritto, facendosi strada anche nei curricula universitari; inoltre, la sempre maggiore interdipendenza tra diritto e scienza, questo continuo inseguirsi tra sviluppo tecnologico, dubbio etico e innovazione giuridica, un’innovazione a cui la stessa università è chiamata a contribuire. Da qui una sollecitazione forte verso una formazione giuridica aperta alla lettura interdisciplinare dei cambiamenti della società contemporanea in pieno dialogo con le altre scienze e comunque forte delle sue tradizioni e di un legame forse ancor più necessario con l’etica. Al giurista del XXI secolo il difficile compito di interpretare tali cambiamenti e all’università l’onere di preparare il futuro giurista alle sfide che lo attendono. 

Di questi temi si è parlato il 9 marzo in occasione della giornata inaugurale dell’anno accademico della Facoltà di Giurisprudenza, durante la prolusione e tavola rotonda sulla formazione del giurista nel XXI secolo. I lavori sono stati introdotti dal professor Giuseppe Nesi e dalla professoressa Paola Iamiceli. I relatori presenti erano gli eminenti giuristi Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale e membro fondatore dello European Law Institute; John Hedigan, giudice della Corte Europea dei Diritti Umani tra il 1998 e il 2007 e oggi giudice della Corte d’appello di Irlanda e Abdulqawi Yusuf, neo-Presidente della Corte Internazionale di Giustizia, che hanno instaurato un vivace dibattito con la comunità studentesca.