Scavi archeologici in località Cavasabbia, Carona (Bg). Foto di Enrico Croce.

Ricerca

Archeologia alpina

Agli ArcheoDays nuove prospettive di ricerca in alta quota

8 febbraio 2019
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Diego E. Angelucci
Enrico Croce
di Diego E. Angelucci ed Enrico Croce
D.E. Angelucci è professore presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, E. Croce è dottorando del Corso di dottorato Culture d'Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee, presso lo stesso dipartimento.

L’archeologia sta subendo una profonda trasformazione: da materia umanistica, spesso indirizzata allo studio di monumenti od opere di arte antica, si è convertita in disciplina complessa che combina approcci umanistici e scientifici secondo un’ottica interdisciplinare, per ricostruire il modo di vita delle comunità del passato secondo una visione che includa tutte le sfaccettature della cultura umana e dei suoi prodotti.

La ricchezza degli approcci dell’archeologia si rispecchia negli argomenti affrontati durante ArcheoDays@Unitn. L’evento, che dal 2009 costituisce un appuntamento fisso per la comunità archeologica trentina, è aperto alla partecipazione di studiosi di ambito non solo accademico e di tutte le persone interessate al patrimonio e alla ricerca archeologica. Tra i temi trattati nell’edizione 2019 particolare attenzione è stata rivolta agli sviluppi della ricerca archeologica in ambiente montano. Negli ultimi decenni, infatti, sempre più archeologi hanno indirizzato i propri interessi verso le alte quote, nell’arco alpino e in altre regioni d’Europa, per comprendere quando e perché le comunità umane abbiano iniziato a frequentare questi territori, quali siano state le interazioni con l’ambiente naturale e come l’impatto antropico possa averlo modificato. 

Sono temi di grande interesse per il nostro Ateneo, che fin dagli anni  Settanta  ha contribuito alla nascita dell’archeologia alpina, con gli studi sull’occupazione delle alte quote da parte degli ultimi gruppi di cacciatori-raccoglitori – tra circa 15.000 e 8.000 anni fa. In anni più recenti – in parte come conseguenza dell’eccezionale rinvenimento dell’Uomo del Similaun, avvenuto nel 1991 – le ricerche si sono rivolte anche ad altre forme di sfruttamento delle montagne, più in particolare alla pastorizia, nonché alla comparsa e al consolidamento delle pratiche di alpeggio e di transumanza estiva.

Da questa linea di ricerca è nato una decina d’anni fa il progetto ALPES, dedicato allo studio delle alte quote della Val di Sole, che ha avuto il compito di definire gli standard metodologici per l’archeologia in montagna, grazie anche allo scambio di idee con altri studiosi in Italia o all’estero.
Al progetto ALPES se ne stanno affiancando altri: uno avviato di recente nell’ambito del corso di dottorato, si propone di studiare una nuova area campione per verificare se le informazioni dedotte in Val di Sole possano essere generalizzate o se i tempi e i modi di sfruttamento del territorio montano dipendano dal contesto geografico e cronologico. 

L’area di studio è l’alta Val Brembana (Bergamo), caratterizzata dalla presenza di incisioni rupestri che attestano frequentazioni fin dal V secolo a.C., riferibili non solo al mondo pastorale ma anche a quello del sacro, con dediche ad una divinità preromana delle vette, e oggetto di intenso sfruttamento minerario già dal medioevo. Il progetto si propone quindi di studiare l’uso del territorio montano su un lungo arco temporale, prendendo in considerazione anche attività diverse dalla pastorizia. Lo studio della documentazione storica (cartografica, fotografica, satellitare e d’archivio) sarà il punto di partenza per la ricerca sul campo, con ricognizioni mirate all’individuazione e catalogazione di strutture antropiche e con scavi archeologici, tesi ad indagare più approfonditamente tali evidenze. Tutto il materiale raccolto sarà gestito e analizzato tramite software G.I.S. (Geographical Information System), così da poter interpretare i dati archeologici anche nella loro dimensione territoriale e individuare le dinamiche culturali sottese alle evidenze materiali.

Grazie a questi approcci, l’archeologia si configura sempre più come disciplina capace di comprendere le società umane del passato e l’evoluzione del loro rapporto con l’ambiente, con la speranza di offrire spunti di riflessione anche per il presente.

Il seminario di metodologie della ricerca archeologica ArcheoDays@Unitn si è svolto dal 31 gennaio al 1 febbraio 2019 al Dipartimento di Lettere e Filosofia a Trento nell’ambito del corso di dottorato Culture d'Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee. L'evento è stato organizzato dal Dipartimento di Lettere e Filosofia con il Laboratorio Bagolini Archeologia, Archeometria, Fotografia (LaBAAF) del Centro di Alti Studi Umanistici (CeASUm) dell’Università di Trento. Coordinatore scientifico: il professor Diego E. Angelucci.