Lago di Resia e campanile dell'antico abitato sommerso di Curon Venosta. Foto archivio UniTrento

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La fragilità dell’ambiente montano e alpino

La rete di studiosi e studiose, laboratori e competenze del progetto strategico FAMA dell’Ateneo di Trento

12 marzo 2019
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Rosa di Maggio
 Michela Dalprà
di Rosa Di Maggio e Michela Dalprà
Professoresse presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM) dell’Università di Trento.

Le foreste, la stabilità dei suoli, i siti archeologici, i tessuti edificati e agricoli, ovvero l’insieme delle stratificazioni materiali e culturali che costituiscono la bellezza del paesaggio sono un patrimonio che ha bisogno di cura e manutenzione.Di questo patrimonio fanno parte anche le comunità dei residenti, con le loro peculiarità sociali ed economiche, forgiate dal comune obiettivo di controllo dei fenomeni naturali. Questi ultimi hanno contribuito alla formazione del paesaggio ed essi stessi “sono” paesaggio, laddove si manifestano in modi soliti (nevicate, temporali, torrenti in piena) o straordinari e distruttivi (frane, colate detritiche, valanghe). L’alternanza, fra periodi in cui la natura è fruibile e quelli in cui occorre proteggersi da essa, fa parte della culturale popolare e ha ispirato usi e costumi.

Nel tempo si è modificato anche l’utilizzo antropico delle alte quote, che da territori di passaggio sono stati destinati a usi produttivi stagionali, ludici, ricreativi e sportivi. Nei territori di altura sono  state realizzate diverse opere di ingegneria come strade, viadotti, seggiovie, centrali idroelettriche, fortificazioni belliche ed edifici, da modesti  rifugi a malghe. Gli ambienti, investiti da processi di cambiamento, abbandono o violazione ambientale, mostrano la loro fragilità. Da ciò si evidenzia la necessità di elaborare nuove visioni per la tutela, la conservazione e lo sviluppo del territorio, non nostalgicamente rivolte al passato, ma in cui si uniscano lo sguardo verso il futuro e la conoscenza del contesto storico-architettonico.

Per rispondere a tali bisogni nasce FAMA (Fragilità dell’Ambiente Montano e Alpino), il progetto strategico finanziato dal nostro Ateneo nel piano 2017-2021, che vuole approfondire la conoscenza dei fenomeni di trasformazione che hanno determinato l’evoluzione del territorio montano alpino, il suo attuale disequilibrio e la sua attuale condizione di fragilità. Il progetto è coordinato dalla professoressa Maria Paola Gatti del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università di Trento e vede la partecipazione di docenti, ricercatori e ricercatrici del Dipartimento di Lettere e Filosofia con Annaluisa Pedrotti, del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale con Natalia Magnani, del Dipartimento di Economia e Management con Cinzia Lorandini, del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente con Ilaria Pertot e della Fondazione Edmund Mach con Annapaola Rizzoli.

Gli studiosi e le studiose della rete FAMA si propongono di sviluppare strumenti, laboratori e competenze per la comprensione e il monitoraggio delle fragilità del territorio montano/alpino, un ambiente difficilmente assimilabile ad altri ed inteso come patrimonio ambientale, storico-artistico, culturale ed economico. L’analisi delle fragilità territoriali e dei connessi pericoli non può prescindere dalla specificità del territorio per individuare le modalità che consentano, da un lato, di mitigare e gestire i rischi di perdite culturali e non solo, e, dall’altro, di generare sicurezza, benessere e ricchezza, favorendo anche la ripresa economica di un territorio provato dalla crisi. Il progetto affronta i temi legati alla riqualificazione e alla rigenerazione dell’ambiente, con particolare attenzione agli aspetti sociologici, economici, storici, costruttivi, ecologici per preservare i luoghi e rafforzare l’identità dei paesaggi. Nel proporre azioni di salvaguardia, conservazione e valorizzazione degli ambienti montani, si coniugano sostenibilità ambientale, economica e sociale, cercando di trovare nuovi punti di equilibrio.

La diffusa operatività nel territorio e il continuo rapporto con una ampia schiera di portatori di interesse, permetterà di disegnare insieme a loro i percorsi di ricerca al fine di poter rispondere alle sfide, sia attuali che future, e di sostenere la creazione di comunità resilienti. L’adozione del principio dello One Health  nelle sue attività consente anche di intraprendere azioni d’indagine multi- e trans-disciplinari.

Il primo banco di prova per FAMA è stato lo svolgersi della Winter School dal titolo “La fragilità della città e dell’altura nel paesaggio alpino”, destinata a studenti dei corsi di laurea e di dottorato. La scuola si è tenuta l’11-12 dicembre 2018 presso le Gallerie di Piedicastello di Trento, che non sono state solo un luogo d’incontro, ma anche il modello dell'approccio interdisciplinare che i partecipanti, spaziando dall'architettura all’ingegneria, dal paesaggio all’ecologia, dalla storia all’economia,  hanno voluto trasferire agli studenti e alle studentesse tramite lezioni frontali, poster, e una visita guidata ai siti fragili nei dintorni. L’interesse stimolato ha confortato gli organizzatori per la forza innovativa dell’approccio e ha messo in evidenza la necessità di collaborare con altri gruppi di ricerca nazionali e internazionali, per divenire un utile supporto per decisori politico-istituzionali.