Paolo Macchi, Lorena Zubovic, Alessandro Provenzani. ©AlessioCoser. Archivio Università di Trento.

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Leucemia, linfomi e mielomi e la ricerca di nuovi farmaci

Rinnovata l’alleanza tra AIL e CIBIO. Intervista al responsabile scientifico Paolo Macchi

10 luglio 2019
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di Giulia Castelli
Laureata in Giurisprudenza UniTrento, collabora con l’Ufficio Web, social media e produzione video dell'Ateneo.

A febbraio è stato firmato un protocollo d’intesa tra AIL – Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma, sede del Trentino e il Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata (CIBIO).

Le due realtà collaborano già da tempo su alcuni progetti ma con questo accordo intendono aumentare il loro impegno comune con l’obbiettivo di identificare potenziali nuove molecole terapeutiche per la leucemia e altre malattie del sangue. Abbiamo fatto qualche domanda a Paolo Macchi, responsabile scientifico, per individuare i confini di questa nuova collaborazione e gli obbiettivi che si sono posti.

AIL e CIBIO lavorano insieme già da 2 anni. In che modo questo protocollo d’intesa potenzia questa collaborazione?

Il protocollo di intesa delinea i ruoli e le modalità di collaborazione tra AIL e CIBIO, indicando gli obiettivi prefissati e l’entità del finanziamento ai vari progetti di ricerca. Uno degli aspetti più rilevanti di questa intesa è che garantisce una continuità temporale al rapporto di collaborazione, assicurando un costante supporto alla ricerca e quindi la possibilità di ottenere risultati in tempi non troppo lunghi.

Questo è di fondamentale importanza in quanto consente da un lato una programmazione delle risorse, e dall’altro permette di ampliare l’arco temporale e le tematiche di studio dei progetti stessi.

Quali sono gli obiettivi che vi siete posti?

Gli obiettivi sono essenzialmente due. Il primo è ovviamente quello di fare ricerca su tematiche vicine agli interessi scientifici di alcuni laboratori al CIBIO e di AIL. Tra questi vi sono lo studio delle cause molecolari alla base di patologie a carico del sistema emato-poietico che colpiscono pazienti in età pediatrica, e quindi abbastanza rare. Le patologie rare molto spesso non riscuotono l’interesse delle Istituzioni e quindi progetti rivolti al loro studio e a possibili terapie non vengono opportunamente finanziati.

Ci proponiamo, quindi, lo sviluppo di nuove iniziative congiunte volte allo studio delle basi biologiche delle leucemie, linfomi e mieloma (LLM) e alla ricerca di nuove soluzioni per la terapia farmacologia. Attualmente sono stati approvati due progetti di ricerca che si svolgeranno interamente al CIBIO, uno condotto nel mio laboratorio dalla dottoressa Lorena Zubovic e l’altro nel laboratorio del collega Alessandro Provenzani.

Il secondo obiettivo è quello della divulgazione. CIBIO si impegna a supportare AIL nelle sue iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica verso le problematiche collegate con queste patologie, e informando sui risultati della ricerca in questi ambiti. Una corretta divulgazione scientifica riveste, infatti, un ruolo importante nella nostra società sempre più esposta a informazioni e soluzioni prive di qualsiasi fondamento scientifico.

Il primo progetto sostenuto da AIL e CIBIO sarà incentrato sulle sindromi mielodisplastiche in età pediatrica. Ce ne può parlare.

Questo progetto è volto alla caratterizzazione delle “firme genetiche” nelle sindromi mielodisplasiche pediatriche. Le sindromi mielodisplastiche (SMD) pediatriche sono malattie del sangue causate da danni nel DNA nelle cellule staminali presenti all'interno del midollo osseo. Sono condizioni rare in età pediatrica e rappresentano circa il 4% di tutti i tumori del sangue pediatrici. Nei pazienti affetti da tali sindromi le cellule staminali danneggiate non riescono a produrre una quantità adeguata di cellule del sangue funzionali, causando una carenza di globuli rossi, bianchi e di piastrine.

Purtroppo il trapianto allogenico resta l'unico trattamento in grado di curare la malattia. Noi però ci focalizziamo su una specifica via molecolare, lo splicing alternativo, che genera forme di RNA messaggero specifiche e identificative delle varie condizioni patologiche. L’informazione genetica contenuta nel DNA viene copiata (in termine tecnico trascritta) in una molecola di RNA messaggero. Lo splicing è una fase della trascrizione in cui le diverse porzioni di un RNA primario sono unite a formare l’RNA messaggero maturo (mRNA). Grazie allo splicing, la cellula non solo può esercitare un controllo fine sui geni, ma anche espandere la variabilità dell’informazione del proprio genoma. Infatti, partendo da un singolo RNA primario si possono sintetizzare diversi RNA messaggero attraverso il meccanismo dello splicing alternativo. Disfunzioni nello splicing possono avere gravi effetti nelle cellule, tra cui il cancro.

L'obiettivo del nostro progetto è quindi studiare alcune condizioni in cui lo splicing alternativo riveste un ruolo rilevante per la cellula tumorale cercando di identificare delle varianti specifiche di RNA messaggero che possano essere usate come marcatori precoci della malattia o come bersagli terapeutici. Il fine ultimo è migliorare sia la salute sia la qualità di vita dei piccoli pazienti affetti da sindromi mielodisplasiche.

Si tratta di un approccio moderno alla cura,  in cui il paziente non è più visto come un caso clinico generale, ma come individuo per il quale si cerca di attuare una terapia personalizzata. Infatti, sempre più spesso i test clinici hanno dimostrato che determinati farmaci si dimostrano efficaci in alcuni pazienti ma inefficaci o addirittura tossici in altri. La ragione è legata alla peculiarità genica di ogni individuo, che idealmente andrebbe esaminata prima della cura.

L’altra malattia su cui vi focalizzerete è la leucemia mieloide acuta. Quali sono i risultati che sperate di ottenere?

Uno dei problemi principali della leucemia mieloide acuta (LMA) è che si tratta di una patologia tumorale ematologica molto eterogenea, dove si osservano molteplici e diverse aberrazioni citogenetiche. Pertanto, solo recentemente sono stati suggeriti protocolli terapeutici, per alcuni sottogruppi di LMA, con farmaci che colpiscono bersagli molecolari ben precisi e che possano affiancare la chemioterapia.

Per questo motivo la scoperta di nuovi bersagli molecolari e nuovi approcci terapeutici rimane una priorità per questo tipo di patologia. Nel progetto in corso, il risultato principale che vogliamo ottenere è di provare l’effetto dell’utilizzo della proteina YTHDF2 come bersaglio molecolare nella LMA. Questa proteina è capace di legare RNA che hanno subito una modifica chiamata metilazione ed è stato osservato che, se è eliminata geneticamente, avviene una riduzione tumorale.

Lo scopo del progetto è di valutare se l’inibizione della proteina YTHDF2 con piccole molecole porti ad un effetto simile, suggerendo la fattibilità di questo approccio innovativo che porterebbe ad identificare un tipo di candidati farmaci del tutto nuovo.