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Eventi

La modernizzazione delle amministrazioni pubbliche

Un equilibrio possibile tra semplificazione amministrativa e attività anticorruzione

16 luglio 2019
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di Marco Bombardelli
Professore ordinario di diritto amministrativo dell'Università di Trento.

L’esigenza di contrastare la corruzione nelle pubbliche amministrazioni ha indotto il legislatore italiano, in coerenza con alcune convenzioni internazionali a cui il nostro Paese ha aderito, ad adottare una specifica normativa “anticorruzione”, imperniata sulla legge n. 190/2012 e sui suoi decreti attuativi.

Questa normativa mira a introdurre una strategia di contrasto dei fenomeni corruttivi impostata non solo in senso repressivo, attraverso l’individuazione e la punizione del reato di corruzione, ma anche in senso preventivo, attraverso lo sviluppo di misure amministrative di prevenzione della corruzione, volte a favorire la buona gestione, la trasparenza, il rafforzamento dell’integrità e dell’imparzialità dei funzionari.

Le finalità della normativa anticorruzione sono molto importanti per lo sviluppo civile, sociale ed economico del nostro Paese, che risulta sicuramente frenato dalla presenza della corruzione e, in generale, di fenomeni di cattiva amministrazione.  La previsione di un'attività anticorruzione –  che secondo quando previsto dalla stessa legge n. 190/2012 le amministrazioni interessate devono svolgere “con  le  risorse  umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente” – ha  generato numerosi nuovi adempimenti, che si sono aggiunti a quelli già esistenti e, da un lato, hanno messo le amministrazioni in difficoltà nel dare ad essi piena attuazione, mentre, dall’altro, hanno generato dei fenomeni di complicazione e di rallentamento delle attività abitualmente svolte.

Non per questo gli interventi anticorruzione richiesti alle amministrazioni sono, di per sé ed in modo inevitabile, dei fattori di incremento della complicazione amministrativa. In particolare, introducendo le diverse misure anticorruzione, il legislatore non ha  inteso delineare le stesse in modo rigido e uniforme per tutte le molteplici e diverse amministrazioni italiane, attribuendo all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) un ruolo di controllo e supervisione di questa uniformità.

Al contrario, le amministrazioni interessate sono chiamate dapprima a configurare e poi a inserire concretamente nel proprio assetto organizzativo le suddette misure, in un contesto che ammette delle differenziazioni sul piano operativo, con l’ANAC chiamata a svolgere un ruolo di indirizzo e di coordinamento a livello nazionale.

Per le amministrazioni interessate sono quindi disponibili degli spazi aperti per la ricerca di un equilibrio fra gli interventi richiesti e le esigenze di semplificazione amministrativa, che se esattamente individuati possono aprire una prospettiva di “autoriforma” capace di comprendere anche il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della loro azione.

È essenziale prima di tutto che vengano attuati dal legislatore idonei interventi di semplificazione normativa, miranti a far sì che il quadro normativo attualmente vigente venga reso più omogeneo, meno frammentario e più stabile, in grado di fornire dei riferimenti più chiari e più sicuri sulle azioni da intraprendere e sulle possibili conseguenze del loro mancato adempimento.

Occorre anche un migliore raccordo tra le disposizioni “anticorruzione” e altre importanti normative con cui le prime si trovano frequentemente a interagire nella loro applicazione, creando spesso significative occasioni di complicazione, come ad esempio quelle in materia di procedimento amministrativo, di concorsi pubblici, di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione, di contratti pubblici.

In questo quadro, però, spetta anche alle amministrazioni andare alla ricerca di un equilibrio tra l’attività anticorruzione e le esigenze di semplificazione amministrativa e organizzativa. Per quanto riguarda la prima, essa non è da intendere solo nel senso immediato della semplificazione degli adempimenti anticorruzione, ad esempio attraverso il ricorso alle tecnologie informatiche, ma anche in quello più ampio della introduzione di modalità di attuazione di tali adempimenti che siano in grado di ripercuotersi favorevolmente sulla semplificazione dell’attività abitualmente svolta dall’amministrazione.

Rispetto poi alla semplificazione organizzativa, lo sforzo va operato con la ricerca del livello ottimale per modulare le diverse misure di prevenzione della corruzione in relazione al tipo di amministrazione, al suo grado di autonomia, alla sua dimensione, alla sua dotazione di personale e, in genere, alla quantità di risorse che possono essere dedicate in modo stabile all’attività anticorruzione.

Si tratta di un percorso non agevole, ma che è sicuramente possibile percorrere. Per farlo, si deve partire dalla esatta comprensione delle finalità della normativa anticorruzione e della sua impostazione di fondo, che considera le misure anticorruzione come un’occasione di modernizzazione delle amministrazioni pubbliche e richiede alle stesse di integrarle nella propria abituale attività e di adeguarle alla propria dimensione organizzativa, come tasselli di un quadro più ampio, nel quale sia riconoscibile un disegno complessivo di “buona amministrazione”.  

Il convegno Semplificazione amministrativa e attività anticorruzione: un equilibrio possibile, promosso insieme da Università di Trento e ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) che si è svolto il 13 giugno nel Palazzo di Giurisprudenza, si è aperto con l’introduzione generale del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone collegato in videoconferenza. Il tema è stato poi declinato e approfondito durante la giornata. I lavori si sono concentrati sulla semplificazione normativa, la semplificazione dell’attività amministrativa e la semplificazione dell’organizzazione amministrativa. Le conclusioni sono state svolte dal professor Francesco Merloni, componente del Consiglio dell'ANAC. Comitato scientifico: Marco Bombardelli (Università di Trento), Elisabetta Endrici (Università di Trento), Nicoletta Parisi (ANAC).