Lunedì, 18 maggio 2020

Malattie neurodegenerative, la sfida parte dall’Università di Trento

Un team di ricerca utilizza, da oltre dieci anni, filamenti di RNA come arma e bersaglio. L’invenzione ha ottenuto un brevetto valido in Europa e negli Stati Uniti

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Come una chiave nella toppa. Soltanto quella giusta entra nella serratura e apre la porta.

Così accade con i filamenti di RNA, utilizzati nei laboratori dell’Università di Trento: ogni tratto va a colpire soltanto quello corrispondente. E l’RNA diventa arma e bersaglio, al tempo stesso, nella lotta ad alcune malattie neurodegenerative.

Un problema che, con il progressivo invecchiamento della popolazione, è diventato una priorità per la salute pubblica a livello mondiale.

Il meccanismo, che si inserisce nella vasta ricerca scientifica internazionale sulle terapie geniche, ha ottenuto la concessione di un brevetto valido in Europa e negli Stati Uniti d’America.

A coordinare la ricerca dell’Università di Trento è Michela Denti, che da oltre 10 anni conduce studi nel settore delle malattie neurodegenerative, soprattutto quelle a base genetica.

Michela Denti, con il suo team di ricerca del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata Cibio dell’Ateneo di Trento, lavora sull’RNA, l’acido ribonucleico che è coinvolto nei processi di decodifica, regolazione ed espressione dei geni. L’RNA è la molecola che raccoglie e trasmette le istruzioni per la produzione delle proteine.

Nel comunicato stampa ulteriori dettagli e le dichiarazioni di Michela Denti, professoressa di Biologia applicata.