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Orientamento

L'ingegnere che insegna ai robot

Matteo Saveriano lavora al Dii per creare robot intelligenti capaci di imparare dagli esseri umani

19 aprile 2023
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Come si “creano” robot intelligenti in grado di apprendere in autonomia? Quale percorso bisogna seguire per lavorare all’interno di un team interdisciplinare e internazionale fortemente orientato all’innovazione? UniTrentoMag, nell’ambito dello speciale su “Ingegneria e lavoro”, ha intervistato Matteo Saveriano, ricercatore del Dipartimento di Ingegneria industriale impegnato nell’ambito dei cognitive robot e dell’intelligenza artificiale.

Dottor Saveriano, qual è stato il suo percorso di studio e ricerca?

«Mi sono laureato in Ingegneria dell'automazione all’Università Federico II di Napoli. Durante gli studi triennali e magistrali, mi sono occupato di analisi e sviluppo dei controlli automatici, focalizzandomi abbastanza presto sulla robotica. Per il dottorato, mi sono spostato alla Technische Universität München, dove ho potuto approfondire le tematiche legate all'apprendimento dall'uomo. In seguito, sono stato un anno e mezzo all'Agenzia spaziale tedesca di Weßling, sempre in Baviera, all’interno del centro di robotica e meccatronica. Terminato questo periodo, mi sono trasferito all’Università di Innsbruck, in Austria. Nel dicembre 2021, infine, l’arrivo a UniTrento».

Nel suo percorso accademico e lavorativo, c'è stato qualche momento difficile? Qual è stato il passaggio più complicato?

«Forse il dottorato è stato il momento più complicato. Ho vissuto un momento di impasse, anche legato alla difficoltà di individuare una traiettoria precisa nella mia ricerca. Poi, anche grazie all’aiuto di chi lavorava con me, sono riuscito a superare l’ostacolo».

Come ha vissuto il passaggio fra le varie strutture di ricerca? C’è stato un periodo di adattamento?

«Sì, c'è sempre un periodo di adattamento: bisogna capire il nuovo contesto e trovare nuovi punti di riferimento. Il passaggio più naturale è stato l’ultimo, con l’arrivo a UniTrento. Quello più difficile, forse, è stato quello fra l'Agenzia spaziale tedesca e l'Università di Innsbruck, perché sono passato da una facoltà di Ingegneria a una di Scienze informatiche. Non un salto gravitazionale, certo, ma un bel cambiamento per me che avevo sempre lavorato fra gli ingegneri. Ora, al Dii, sono di nuovo tra colleghi e colleghe che parlano la mia stessa lingua».

Parliamo proprio di questo: quale ambiente ha trovato a UniTrento?

«Al Dipartimento di Ingegneria industriale, ho trovato un ambiente giovane e dinamico. Lavoro in un gruppo molto eterogeneo che ruota attorno alle tematiche della robotica. Un gruppo interdipartimentale, perché da anni il Dii collabora col Disi su queste tematiche. Da qualche mese, la collaborazione è stata formalizzata con la nascita di Idra, i laboratori interdipartimentali di robotica. Per me, è sicuramente un periodo molto proficuo».

Parliamo di robotica, in particolare delle sue ricerche sull’apprendimento continuo: quali sono le prospettive? E quali le applicazioni concrete?

«Il sogno di chiunque lavori nella robotica è quello di replicare se stessi. Scherzi a parte, la prospettiva è quella di avere robot capaci di adattarsi sempre meglio ai bisogni dell’essere umano. Questo è l’obiettivo a lungo termine del mio settore. Al momento, le ricerche vanno soprattutto in due direzioni: l’ambito industriale, con i robot sempre più autonomi nel supportare gli operatori umani; l’ambito medico, inteso anche come assistenza alle persone non autosufficienti. Nel primo campo siamo già a un buon livello di applicazione; nel secondo, occorrerà ancora qualche anno per avere soluzioni realmente efficaci».

Veniamo alla professione dell’ingegnere e dell’ingegnera, tema di questo speciale: com’è cambiata negli ultimi anni? E come cambierà in futuro?

«Oggi, chi lavora nell’ambito dell’Ingegneria industriale deve avere competenze trasversali e sapersi confrontare con discipline anche lontane dalle proprie. L’attenzione si sta spostando progressivamente su software, utilizzo dei dati, algoritmi e intelligenza artificiale, a scapito di design e hardware. Probabilmente, una volta acquisite definitivamente queste nuove competenze, la professione si orienterà sull’analisi dei dati: l’ingegnere industriale avrà cioè la responsabilità di capire i principi di funzionamento e verificare la corretta applicazione delle tecnologie».

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