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Orientamento

Sotto la superficie, con i piedi per terra

I segreti dell’ingegneria geotecnica: una professione nell’ombra ma molto richiesta

20 aprile 2023
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di Johnny Gretter
Studente collaboratore Ufficio stampa e relazioni esterne

Alla domanda "Che cosa impara chi studia ingegneria civile?", molti risponderebbero che questa disciplina insegna a progettare ponti, grattacieli o dighe, insomma, grandi opere che si spingono verso il cielo. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, il risultato visibile di un lavoro che comincia più in basso: dal terreno. Qui entra in gioco l’ingegneria geotecnica, la disciplina che studia il terreno e la sua interazione con le opere ingegneristiche. Nell’ambito dello speciale "Ingegneria e lavoro", Lucia Simeoni, docente di geotecnica del Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica, racconta a UniTrentoMag come, nel suo lavoro come ingegnera geotecnica, i risultati migliori siano quelli meno visibili.

Professoressa Simeoni, può spiegarci brevemente di cosa si occupa la geotecnica?

«La geotecnica studia il comportamento delle terre, delle rocce e delle opere che interagiscono con il terreno. A differenza di altre discipline che possono scegliere il materiale con cui costruire, la geotecnica deve innanzitutto identificarlo, che sia terra o roccia, quindi caratterizzarlo meccanicamente e solo successivamente progetta l’opera che dovrà interagire con esso. La geotecnica è quindi una disciplina a cui l’ingegneria non può rinunciare perché ogni opera ingegneristica poggia sul terreno. Il lavoro di studio e identificazione del terreno è una scoperta continua: c’è sempre un materiale diverso da analizzare, una nuova avventura da affrontare. Ed è un lavoro che richiede ragionevolezza, in cui le soluzioni progettuali devono adattarsi al terreno. La mia passione per tutto questo è nata durante gli studi universitari. Volevo occuparmi di un argomento legato all’ambiente e tra le discipline che avevo studiato c’era proprio la geotecnica».

Quindi il lavoro della geotecnica è più riuscito quando, di fatto, nessuno se ne accorge.

«Sì, purtroppo la maggior parte delle nostre opere non è visibile: si vedono i ponti e gli edifici dell’ingegneria civile, ma non ciò che sta nel sottosuolo. Nonostante questo, la nostra società si sta trasferendo sempre di più nel sotterraneo. Vogliamo rendere più vivibili i centri abitati: così costruiamo gallerie per interrare le strade e spostiamo i parcheggi sotto terra. Ma l’ingegneria geotecnica entra in gioco anche quando sono richieste soluzioni a problemi molto particolari. Lo studio geotecnico ha permesso, ad esempio, la costruzione di un’opera come la metropolitana di Napoli, in cui si è dovuto congelare il terreno per poter scavare sott’acqua. O persino nello spazio, quando si costruiscono le sonde da inviare su Marte: i "piedi" della sonda devono tenere conto del terreno del pianeta per atterrare in sicurezza e non sprofondare».

Sembra che questa attenzione a come interagiamo con la Terra sia molto in linea con le preoccupazioni ecologiche e ambientali che viviamo quotidianamente…

«Certamente: infatti questa disciplina è molto sensibile all’impatto ambientale. Dobbiamo sempre valutare, ad esempio, se un’opera sotterranea rischia di modificare le falde acquifere nel sottosuolo. L’attenzione all’ambiente circostante e lo studio del terreno, d’altronde, sono fondamentali per costruire opere che siano sicure oggi, ma anche nel tempo. Non possiamo dimenticare, ad esempio, il disastro di Stava, in cui crollarono gli argini dei bacini di decantazione costruiti senza una progettazione e uno studio geotecnico adeguati. O tragedie come quella del Vajont, in cui è mancata la capacità di gestire l’evoluzione di una frana. Quando accadono disastri simili allora ci si accorge di quanto sia fondamentale l’ingegneria geotecnica, per la costruzione di nuove opere, ma anche per la manutenzione delle grandi opere, che spesso devono essere adeguate alle nuove esigenze conservando funzionalità e sicurezza».

Secondo lei, per quale motivo la geotecnica è così poco conosciuta dall’opinione pubblica?

«Non c’è da stupirsi: la geotecnica lavora spesso in modo invisibile. Ma non è l’unica ragione. La conseguenza di questa scarsa notorietà è anche la mancanza di professionisti. La caratterizzazione geotecnica del terreno non può prescindere dalla caratterizzazione geologica dell’area di lavoro. Ecco perché spesso la geotecnica viene associata alla geologia e non all’ingegneria. In realtà, però, c’è molto di più. L’ingegneria geotecnica si occupa proprio del comportamento meccanico del terreno in relazione all’opera ingegneristica che ci sarà costruita sopra. Uno scenario più complesso per cui servono competenze ingegneristiche e un approccio multidisciplinare. Ecco perché le ingegnere e gli ingegneri geotecnici sono estremamente richiesti, sia in Italia che all’estero. Un mio collaboratore ha trovato lavoro in uno studio di progettazione geotecnica in Inghilterra. Ha ottenuto il visto per trasferirsi in Inghilterra nel giro di pochissimi giorni, senza dover aspettare molte settimane. Tutto perché, grazie all’altissima richiesta di competenze come la sua è rientrato in una sorta di priority list. Non c’è dubbio: al momento chi si iscrive ai nostri corsi trova lavoro anche prima di laurearsi».

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