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UNA PROSPETTIVA DI GENERE

Uomini e donne nel mercato del lavoro, nelle organizzazioni, nel mondo della ricerca. Intervista a Barbara Poggio

27 maggio 2016
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di Simona Sorrentino
Lavora presso la Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell’Università di Trento.

Barbara Poggio, professoressa associata del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento, coordina il Centro Studi Interdisciplinari di Genere. La sua attività di ricerca si concentra in particolare sul rapporto tra genere, lavoro e organizzazioni. 

Professoressa Poggio, come si inserisce una prospettiva di genere nello studio dei contesti lavorativi delle organizzazioni?

Utilizzare una prospettiva di genere significa analizzare le differenze e gli squilibri che caratterizzano l’esperienza di donne e uomini nel mercato del lavoro e nelle organizzazioni. Significa anche osservare come queste differenze cambino nel tempo e come si articolino all’interno di diversi contesti sociali.

Nel corso degli ultimi anni il gruppo di ricerca di cui faccio parte si è concentrato sulle differenze di genere nei percorsi formativi, nell’accesso al mercato del lavoro, nei contesti imprenditoriali, nelle carriere professionali e scientifiche. Abbiamo dedicato una specifica attenzione anche ad alcune dimensioni rilevanti dell’attuale scenario lavorativo, come la precarietà, lo sviluppo tecnologico e la sicurezza. 

Le nostre attività di ricerca sono rivolte ad analizzare i modi in cui le differenze e le asimmetrie di genere vengono socialmente prodotte e consolidate: ad esempio attraverso le dinamiche organizzative, i modelli di carriera, tramite la riproduzione di stereotipi e aspettative differenti nei confronti di donne e uomini e, in alcuni casi, anche con forme esplicite di discriminazione. I risultati di queste ricerche costituiscono una base concreta su cui lavorare per elaborare politiche e interventi in grado di generare cambiamento e superare gli squilibri esistenti.

Come si può intervenire per promuovere un maggiore equilibrio di genere nelle organizzazioni? 

È necessario attivare interventi articolati, che devono partire da una attenta analisi dei contesti e agire su più dimensioni. Gli ambiti di azione sono molteplici: tra questi le politiche di conciliazione tra vita e lavoro, le soluzioni organizzative mirate alla flessibilità oraria o spaziale (come il telelavoro e le varie forme di smart working), le iniziative di sensibilizzazione e informazione (ad esempio per contrastare fenomeni come mobbing e molestie). Altre azioni riguardano gli interventi finalizzati a una più equa divisione dei ruoli anche al di fuori dei contesti lavorativi (come il supporto ai congedi di paternità) e le buone pratiche volte a ridurre alcuni squilibri in ambito professionale (ad esempio attraverso la revisione dei sistemi premiali e di carriera). 

L’equilibrio di genere è riconosciuto, a livello europeo, come obiettivo prioritario anche nelle carriere scientifiche. Quali passi devono ancora essere compiuti? 

Se consideriamo i dati relativi alla distribuzione di genere nelle università europee, in corrispondenza ai diversi passaggi della carriera scientifica, vediamo che assumono una forma “a forbice”: la presenza femminile, oggi maggioritaria nelle posizioni iniziali, dall’iscrizione ai corsi di studio universitari fino al conseguimento della laurea, si contrae progressivamente dal dottorato in poi, fino a ridursi notevolmente tra i professori ordinari. La metafora che viene spesso usata per descrivere questo fenomeno è quella della leaky pipeline, ovvero il tubo che perde. È necessario che le organizzazioni siano consapevoli del fenomeno e adottino azioni efficaci per affrontarlo, sia sul piano strutturale che culturale.

Il nostro Ateneo sta portando avanti il coordinamento di un progetto europeo, GARCIA, che si occupa delle organizzazioni scientifiche, tra cui in particolare le università. Il progetto ha previsto una prima fase di ricerca, cui è seguita l’ideazione e l’implementazione di una serie di azioni strutturali mirate a sostenere le prime fasi delle carriere scientifiche, promuovendo un maggior equilibrio tra donne e uomini.

Figura: Proporzione di donne e uomini in una carriera accademica tipica, studenti e personale universitario, EU-28, 2007-2013. (Fonte: European Commission (2016) She Figures 2015. Directorate General for Research and Innovation, European Union)

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