Immagine processata con Deep Dream @ Nicola De Pisapia

Ricerca

Stati alterati di coscienza e realtà virtuale

Allucinazioni visive simulate aumentano la creatività. Uno studio su "Scientific Reports"

4 aprile 2022
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Nicola De Pisapia
Clara Rastelli
di Nicola De Pisapia e Clara Rastelli
Nicola De Pisapia e Clara Rastelli sono rispettivamente ricercatore e dottoranda del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, e parte del gruppo di ricerca Consciousness, Creativity and Cognitive Control Research (CCCR)

Che cosa succede alla mente umana quando ci troviamo in un luogo non ordinario? Quali sono gli effetti dello spostamento sulle percezioni, sulla flessibilità mentale, sulla creatività, sugli stati di coscienza? Il gruppo di ricerca Consciousness, Creativity and Cognitive Control Research (CCCR) ha scoperto che immergersi in allucinazioni psichedeliche simulate in realtà virtuale aumenta la flessibilità cognitiva e la creatività

Proviamo a pensare alla nostra mente in una situazione fuori dal comune. «L’uomo sarà modificato in virtù dello spostamento costante da una realtà ordinaria a una pluralità di realtà virtuali», scriveva Elémire Zolla nel 1994, nel suo libro Lo stupore infantile. «Il primato, l’assolutezza della realtà concreta ordinaria crolleranno». Dopo quasi un trentennio di sviluppi tecnologici, siamo effettivamente di fronte a questa possibilità di trasferimento nel Metaverso, in realtà virtuali digitali dove svolgere attività quotidiane. È quello che già facciamo sul web, ma con un elemento in più: la presenza, il sentirci completamente immersi dentro la realtà simulata, e non semplicemente di fronte ad essa, come avviene quando interagiamo con una tastiera e un monitor piatto. 

Tra le tante forme di spostamento in realtà virtuali, ancora tutte da esplorare, vi sono anche quelle effettuate sullo stato di coscienza. La realtà digitale simulata può infatti essere modificata a piacimento e può farci viaggiare virtualmente in luoghi reali del pianeta, ad esempio con applicazioni come Google Earth VR, oppure in luoghi del tutto immaginari

Da diversi anni la ricerca sulle sostanze psichedeliche ha scoperto che le percezioni alterate e allucinatorie aumentano la flessibilità cognitiva. Vale a dire, la capacità di riprogrammare in tempi rapidi i nostri schemi automatici di comportamento per adattarci in maniera più efficace a esigenze ambientali nuove. Si sa inoltre che anche senza assumere le sostanze, solo gli aspetti percettivi e fenomenologici di queste esperienze possono incidere sullo stato di coscienza. Quelle che mancavano erano le prove sperimentali

I risultati della ricerca, ora pubblicati su Scientific Reports, indicano che disattendere le nostre aspettative sul piano percettivo in un ambiente simulato facilita l’esplorazione di strategie decisionali non comuni, inibendo scelte ordinarie e automatiche.

Immagine processata con Deep Dream. Foto Nicola De Pisapia

Video panoramici di scene naturalistiche alterate applicando l’algoritmo Deep Dream di Google permettono di esplorare queste possibilità. L’algoritmo utilizza una rete neurale artificiale per modificare le immagini in modo da imitare un fenomeno chiamato “pareidòlia”, che si verifica quando le persone vedono animali, volti o forme geometriche riconoscibili in figure che in realtà sono casuali, come quando vediamo un volto umano in una macchia di umido sul muro. A differenza di altre reti neurali, Deep Dream non riconosce le immagini, ma le altera in base a ciò che è addestrato a vedere. Ad esempio, se si aspetta di vedere dei cani, distorce l’immagine in uno scenario allucinatorio in cui si ripete più volte il muso di questo animale.

I risultati dell’esperimento hanno mostrato che, dopo l’immersione negli ambienti così alterati, l’esperienza soggettiva legata a stati alterati di coscienza e in particolare alle allucinazioni visive, viene modulata in modi del tutto paragonabili a ciò che avviene dopo l’assunzione di sostanze psichedeliche. I partecipanti all’esperimento in condizioni di controllo hanno manifestato una ridotta propensione ad attuare comportamenti automatici, al contrario aumentando le capacità creative e dinamiche più originali nei loro processi decisionali. In sostanza, l’esperienza immersiva in una realtà virtuale alterata ha migliorato il loro pensiero creativo e la flessibilità cognitiva. Presumibilmente perché la riorganizzazione nelle dinamiche cognitive ha facilitato l’esplorazione di strategie decisionali non comuni e ha inibito le scelte automatizzate.

Questi risultati sembrano indicare dunque un potenziale vantaggio dell’infrangere le nostre aspettative su come dovrebbe apparire il mondo, anche se esperito in realtà virtuali. Il Metaverso potrebbe facilitare questi processi di alterazione delle aspettative in modi che sono ancora tutti da esplorare. 

La ricerca è stata condotta dal gruppo di ricerca Consciousness, Creativity and Cognitive Control Research (CCCR) guidato da Nicola De Pisapia del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive (DIPSCO) dell’Università di Trento. Autrici e autori dello studio sono Clara Rastelli (Università di Trento), Antonino Greco (University of Tübingen), Yoed N. Kenett (Israel Institute of Technology), Chiara Finocchiaro (Università di Trento) e Nicola De Pisapia (Università di Trento). L’articolo originale "Simulated visual hallucinations in virtual reality enhance cognitive flexibility" si può scaricare da "Scientific Reports".