Facility del Dipartimento Cibio © Archivio UniTrento

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Vita di laboratorio

Reti e relazioni delle Core facilities del Dipartimento Cibio

21 luglio 2022
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di Johnny Gretter e Matteo Largaiolli
Ufficio Stampa e Relazioni Esterne

È dal 2007 che l’Università di Trento ha iniziato a lavorare per istituire un sistema di core facilities. Un esempio concreto di questo impegno sono i nove laboratori diventati operativi al Dipartimento Cibio negli ultimi anni, un’infrastruttura complessa che dà lavoro a più di 20 persone e che spazia dalla ricerca oncologica alla neurobiologia, dalla microbiologia alla biologia sintetica. 44 gruppi di ricerca interni e quasi altrettanti esterni accedono regolarmente a queste facilities, che forniscono strumenti come microscopi avanzati, spettrometri di massa e servizi come lo screening di farmaci e il sequenziamento del DNA. E tutto questo ha dato i suoi frutti: una media di oltre 90 pubblicazioni all’anno e capacità di attrarre talenti e fondi da tutto il mondo. 

Mantenere vivi e vitali laboratori all’avanguardia richiede una formazione costante, un confronto con le tecnologie e i partner più avanzati. L’Università di Trento è impegnata in molti progetti di rete, che insieme compongono un mosaico di relazioni che ha proprio l’obiettivo di migliorare e rendere sempre più competitive le core facilities di Ateneo. Un esempio è l’associazione internazionale di core facilities CTLS (Core Technologies for Life Sciences), un network che raccoglie tutte le anime delle facilities – ricerca, tecnologia, amministrazione – e di cui fanno parte molte persone che lavorano al Cibio, anche con ruoli importanti, come Valentina Adami, responsabile Core facilities del Dipartimento Cibio, nel Board of Directors.

Kick-off meeting della prima rete italiana di core facilities di scienze della vita

Per restare sempre aggiornati bisogna entrare nei network internazionali e condividere pratiche ed esperienze con i migliori. Inoltre per favorire la ricerca è fondamentale rendere possibile la condivisione di tecnologie e la mobilità dei ricercatori a livello nazionale. È così che il 6 giugno UniTrento ha ospitato il kick-off meeting, l’evento inaugurale, della prima rete italiana delle core facilities che si occupano di scienze della vita (in foto, l'evento a Palazzo Consolati). Undici istituti accademici, tra università ed enti pubblici di ricerca hanno aderito all’iniziativa volta a creare sinergie positive ed aumentare la visibilità delle core facilities nel panorama della ricerca italiano.

La rete non si limita a definire i vantaggi del modello Core Facilities: la definizione di regole di accesso chiare e omogenee, la competenza tecnologica, la garanzia di continuità e il coordinamento dei servizi. Ma vuole anche discutere e migliorare gli aspetti più critici, come la carenza di finanziamenti, la sostenibilità, la necessità di ripensare alla carriera del personale, anche con l’apertura a bandi di ricerca internazionali. 

InnoCore 

L’Università di Trento coordina anche InnoCore (Core Technologies for Education and Innovation in Life Sciences), un progetto di respiro europeo dedicato alla formazione di nuove generazioni di scienziate e scienziati interessati alle ultime tecnologie, ma anche all’importanza dell’innovazione e del trasferimento di conoscenza. Le ricerche non restano confinate nei laboratori: è per questo che università e industria, così come laboratori di ricerca e reparti clinici collaborano per applicare i risultati della ricerca scientifica alla realtà, e le core facilities giocano un ruolo fondamentale in questo processo. 

InnoCore propone progetti di ricerca applicata per mettere in contatto aziende e core facilities. Ma anche attività formative per professionisti e studenti e studentesse di master e dottorato. Non soltanto corsi, ma anche challenges. Squadre di studenti e studentesse delle università di Trento, Coimbra, Masarik e Granada hanno risposto la scorsa primavera alle sfide lanciate da cinque aziende biotech, in una delle formule didattiche più aggiornate, capace di unire la ricerca e l’applicazione sul campo.

RItrain+

A fare la differenza in un centro di ricerca sono le tecnologie all’avanguardia, ma anche la competenza e l’esperienza di chi ci lavora. Per loro natura, le infrastrutture di ricerca e le core facilities sono oggi sempre più interdisciplinari e multiculturali. Chi lavora in una facility deve padroneggiare gli aspetti scientifici, tecnici e gestionali, ma anche l’arte della diplomazia, la capacità di dialogare con attori locali ed internazionali diversissimi. Deve destreggiarsi tra il mondo della ricerca, per capire le esigenze di ogni progetto, dalle persone più esperte ai ricercatori e ricercatrici all’inizio della loro carriera, e tra le istituzioni, gli enti finanziatori, le reti di comunicazione. 

«Per distinguere lo staff di facility dallo staff di ricerca (ricercatori e ricercatrici, personale docente) al momento esistono quasi solo le figure dei tecnici, mentre sarebbe auspicabile arrivare al riconoscimento di un ruolo più preciso, un percorso di carriera più dedicato», spiega Valentina Adami. Proprio per dare valore alle competenze e all’esperienza di chi lavora nelle facilities è nato un progetto europeo, RItrain+. UniTrento è uno dei partner principali, assieme a molte infrastrutture di ricerca europee e università italiane e straniere, come Milano Bicocca, Milano, Bologna, la Complutense di Madrid, la Sorbona di Parigi, la Jagellonica di Cracovia. Il programma prevede la creazione di un curriculum transdisciplinare per formare futuri operatori e manager di infrastrutture di ricerca e di core facilities, oltre che la possibilità di scambi tra il personale per visitare un’infrastruttura o una facility e capire come funziona. Ma può anche unire persone di più centri per cercare insieme soluzioni a problemi comuni. «Formare persone capaci di assicurare i livelli più alti di gestione e condividere le conoscenze rafforza l’intera struttura di ricerca, anche in termini di attrattività», conclude Adami.

Staff Core Facilities Dipartimento Cibio UniTrento
Lo staff delle Core facilities Dipartimento Cibio © Archivio UniTrento