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Case green, la sfida dell’Europa

L’Ue accelera sull’efficienza energetica degli immobili. Ma l’Italia è pronta? Risponde Paolo Baggio, ordinario al Dicam

9 marzo 2023
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Nelle intenzioni, il 2050 dovrebbe essere per l’Europa l’anno zero: il vecchio continente prevede di azzerare in quell’anno le proprie emissioni inquinanti raggiungendo – primo al mondo – la tanto agognata neutralità climatica. Per arrivarci, però, dovremo attraversare una serie di tappe intermedie. Di una, lo stop all’immatricolazione di auto diesel e benzina, abbiamo parlato la scorsa settimana. Di un’altra, la nuova normativa energetica del settore edilizio, vi parliamo ora con Paolo Baggio, ordinario di Fisica tecnica ambientale al Dicam, esperto di rinnovabili, ingegneria energetica, modellazione energetica degli edifici e termodinamica applicata.

Professor Baggio, quali caratteristiche deve avere un'abitazione per essere considerata "green"?

«La Comunità europea ci chiede di ridurre il consumo di energia dovuto agli immobili. Se il fabbisogno complessivo di energia è ridotto è anche più semplice soddisfare quasi tutti i consumi, se non tutti, con energie rinnovabili, possibilmente generate in situ».

La normativa europea, ancora in fase di discussione, prevede due step per la riqualificazione energetica degli edifici, la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. È un obiettivo realistico?

«Diciamo subito che il problema principale non riguarda i nuovi edifici, ma soprattutto la riqualificazione dell’esistente. I tempi da qui al 2030 e al 2033 non sono brevi, ma ci sono alcune incognite, soprattutto legate alle disponibilità economiche ed alla burocrazia: un conto è intervenire su villette o case unifamiliari; un altro è operare in un centro storico o in un contesto ad alta densità».

Qual è la situazione a livello europeo? Ci sono grandi differenze fra i paesi dell’Unione?

«I paesi del nord Europa – Finlandia, Norvegia, Svezia e per certi versi l'Olanda – sono decisamente più avanti su questi temi. Nel centro Europa c’è una situazione simile alla nostra. In Italia è però più marcato il problema dei centri storici».

Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, paventa due possibili rischi collegati alla nuova normativa europea: la caduta del valore degli immobili e la diminuzione degli interventi antisismici. Sono pericoli concreti?

«La caduta del valore sarà provocata soprattutto dal costo dei consumi energetici che, seppur parzialmente rientrato, resterà pur sempre un elemento fondamentale nell’attribuzione del valore a un immobile: se consuma tanto, vale meno. Per quanto riguarda gli interventi antisismici, non credo sia un rischio concreto, perché solitamente hanno costi più elevati rispetto a quelli per l’adeguamento energetico. Anzi, potrebbe innescarsi una dinamica virtuosa per cui un intervento si abbina all’altro».

Quando si parla di risparmio energetico degli edifici, sul banco degli imputati ci sono soprattutto i combustibili fossili. Quali alternative ci sono per le nostre abitazioni?

«L'alternativa migliore è la pompa di calore associata a un impianto fotovoltaico. Date le caratteristiche della pompa di calore, questa soluzione è particolarmente valida negli edifici in cui si è già intervenuto a livello di involucro, in modo da ridurre i consumi. Ovviamente bisognerà adeguare la rete elettrica».

Per concludere, facciamo un salto nel passato. In Italia, la prima legge sul consumo energetico degli edifici è arrivata nel ‘76, sulla scia delle crisi energetiche degli anni precedenti. Possiamo aspettarci che la guerra fra Russia e Ucraina rappresenti un nuovo spartiacque?

«Qualcosa si è già mosso. Nei mesi scorsi è stata semplificata la procedura autorizzativa per l’installazione dei pannelli fotovoltaici, in particolare per i piccoli impianti collocati sul tetto degli edifici. È stata anche aumentata la quota obbligatoria di energie rinnovabili nei nuovi edifici, ora al 60%. Forse, ed è un po’ triste dirlo, la motivazione principale per il cambiamento spesso non è (solo) la preoccupazione per l’ambiente, ma più prosaicamente l'aumento dei costi energetici».