Un momento della conferenza, foto archivio Università di Trento

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PROMUOVERE LA RICERCA SULLE PROFESSIONI SOCIALI

Il convegno internazionale "Social Health Education and Training" porta a Rovereto oltre 150 studiosi italiani e europei

13 febbraio 2015
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Serena Beber
di Serena Beber
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

La popolazione invecchia, aumentano le patologie e le disabilità. Allo stesso tempo diminuiscono le famiglie che si possono occupare di anziani e disabili autonomamente, anche a causa di carichi di lavoro che non lo consentono. Aumentano le problematiche legate ad alcolismo, segregazione sociale, migrazione e crisi economica.

Uno scenario preoccupante che richiede interventi formativi puntuali, nell’ambito delle relazioni di aiuto, per affiancare e sostenere l’attività che attualmente in Italia impegna 5 milioni di volontari, 25mila educatori professionali, 40mila assistenti sociali, 37mila psicoterapeuti. Queste sono alcune delle premesse che hanno spinto l’Università di Trento a organizzare la conferenza internazionale “Social Health Education & Training”, a Rovereto a fine gennaio scorso.

Secondo Dario Fortin, professore del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Ateneo e responsabile scientifico della conferenza, gli obiettivi dell’evento erano confrontare le attività di ricerca sull’educazione professionale svolte in Italia con quelle condotte in altri Paesi europei; sviluppare standard internazionali nella didattica e nella ricerca accademica; approfondire ricerca e buone pratiche nella formazione e negli interventi per e con le persone in difficoltà. 
Nonostante i grandi numeri sia di persone attive nell’assistenza alla persona, a vario titolo, sia di destinatari di tali servizi, in Italia sono solo 13 i corsi di laurea in Educazione professionale e l’investimento in ricerca è ancora molto basso. Per questo è stato creato il sistema Expolans, come ha spiegato il professor Fortin: “Con questo convegno stiamo costruendo una nuova comunità scientifica. A questo scopo abbiamo creato il sito www.expolans.it, uno spazio aperto a tutti che ci serve per comunicare, promuovere e mostrare i progressi della ricerca scientifica e ci sono buone premesse per l’avvio di una rivista internazionale open access”.

Sul palco si sono poi alternati oratori di diversa formazione e nazionalità, che hanno quindi saputo dare un quadro completo degli elementi che dovrebbero essere oggetto di ricerca. 

Silvia Gherardi, professore emerito del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Ateneo, ha spiegato che lo studio delle pratiche lavorative dal punto di vista scientifico è importante perché si diventa un professionista quando il sapere si sposa con l’identità personale, un tipo di sapere soggettivo che è il nodo centrale per le pratiche lavorative. Juliet Koprowska del Dipartimento di assistenza sociale dell’Università di York (Inghilterra) ha esposto i suoi metodi di ricerca riguardo gli apprendimenti alle communication skills, particolarmente importanti nelle professioni di cura e assistenza della persona.

L’ultimo intervento è stato affidato ad Alberto Zucconi, direttore del World University Consortium, che si è concentrato sulla formazione delle professioni in ambito universitario, che ha posto l’accento come “All’interno delle università gli strumenti sono obsoleti per cui è urgente generare un’efficace autoconsapevolezza negli studenti e soluzioni efficaci ai problemi da affrontare offrendo ai giovani dei nuovi strumenti per la tutela e la promozione della salute sociale”.
Il convegno si è concluso quindi con grande soddisfazione e con l’intenzione di rivedersi a luglio per una nuova edizione di questo incontro che ha visto 150 studiosi italiani ed europei confrontarsi sulle attività di ricerca, un evento diretto a facilitare processi di internazionalizzazione accademica.