Cortile interno del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale UniTrento. Foto AgF Bernardinatti, archivio Università di Trento. 

Ricerca

Gerarchie in classe e percorsi scolastici

Una ricerca di dottorato sui fenomeni sociali a scuola

24 gennaio 2019
Versione stampabile
Emanuele Fedeli
di Emanuele Fedeli
Dottorando presso la Scuola di dottorato in Scienze Sociali dell’Università di Trento.

Sono iscritto al terzo anno del percorso di dottorato presso la Scuola di dottorato in Scienze Sociali dell’Università di Trento, che racchiude due aree delle scienze sociali: la sociologia e l’economia.

Il mio campo di studi è la sociologia dell’istruzione, un ramo della ricerca che si occupa di studiare come i sistemi scolastici e le esperienze personali, che avvengono durante il percorso scolastico, influenzino la vita delle persone, come ad esempio i risultati a scuola, i destini occupazionali, le condizioni di salute, e la partecipazione sociale e politica. 

L’idea di intraprendere un dottorato di ricerca era presente fin dai primi tempi dell’università, ma ho scelto di fare altre esperienze prima di approdarci. Infatti, dopo la laurea triennale in economia politica e la laurea magistrale in economia industriale a Roma, ho lavorato come stagista in un centro studi. Qui, ho maturato l’interesse per le tematiche legate all’istruzione e per questo ho perfezionato i miei studi in Public Policy al Collegio Carlo Alberto di Torino. Questo percorso eterogeneo mi ha permesso di acquisire competenze trasversali molto utili nell’attività di ricerca che svolgo oggi e, soprattutto, mi permette di adottare diversi punti di vista. Ho scelto Trento, perché offre un percorso interdisciplinare, dove ricercatori di aree diverse delle scienze sociali, come sociologia, economia, psicologia e scienze politiche sono inseriti in un ambiente che permette loro di comunicare e arricchire il percorso comune.
 
Nel mio progetto di ricerca analizzo il formarsi di gerarchie all’interno delle classi scolastiche delle scuole superiori europee e le possibili conseguenze sui percorsi di crescita degli studenti. Ognuno di noi - come voi state facendo ora - ha speso molto tempo a scuola. Durante questo tempo non solo ha studiato e imparato le materie scolastiche, ma ha anche conosciuto nuove persone, stretto nuove amicizie o consolidato le vecchie, ha interagito con professori e genitori. La scuola scelta e la classe assegnata possono quindi essere viste come una sorta di piccola “società” dove alcuni vengono percepiti, a torto o a ragione, più popolari, più bravi, più in gamba, mentre altri no. Inoltre, alcuni vengono discriminati sulla base di caratteristiche come il colore della pelle, il genere, la provenienza geografica, l’orientamento sessuale, la professione dei genitori. Queste percezioni condizionano i legami di amicizia e vanno a creare delle vere e proprie gerarchie tra gruppi di studenti di “serie A” e di “serie B”.

A molti capita di non sentirsi all’altezza ed isolati. Il problema nasce quando queste esperienze sono prolungate nel tempo e possono condizionare le opportunità di apprendimento e i percorsi di vita di alcuni più di altri. Una scarsa fiducia in se stessi, i voti bassi, l’abbandono scolastico e la non iscrizione all’università sono esempi tra i tanti che possono derivare da queste esperienze. Non è un caso che le varie organizzazioni internazionali denuncino come molti studenti entrino in un circolo vizioso di bassa autostima e scarsi risultati scolastici verso i 14/15 anni di età. 

Comprendere questi fenomeni è tutt’altro che semplice e uno dei maggiori problemi è costituito dal fatto che i modelli organizzativi dell’istruzione sono diversi in ogni paese. Per esempio, alcuni sistemi riescono maggiormente a promuovere l’inclusione, mentre altri adottano politiche poco incisive con il risultato di avere “classi ghetto” in base all’etnia e al rendimento scolastico. È evidente quindi che crescere e formarsi all’interno di un sistema scolastico del secondo tipo può aggravare ancora di più le situazioni già sfavorevoli ed accentuare il ruolo delle gerarchie. Grazie a dati raccolti da agenzie nazionali e progetti di ricerca europei sto portando avanti la mia tesi con diversi obiettivi. Da una parte voglio evidenziare come queste gerarchie e percezioni operano. Dall’altra voglio cercare di dare degli spunti per delle linee guida di intervento – laddove è possibile - per una maggiore comprensione dei fenomeni sociali a scuola.