Corteo femminista a Trento, 1975. Foto di Paolo Lazzaretto, Fondazione Museo storico del Trentino.

Ricerca

L’altra rivoluzione

Il progetto Femminismo e Memoria (FemMe). Movimento femminista e rivendicazioni sindacali delle donne in Trentino (1965-1985)

23 luglio 2019
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di Elisa Bellè
Professoressa presso la Facoltà di Sociologia e Ricerca Sociale

Trento, 1968, Facoltà di Sociologia. Uno dei luoghi simbolo del movimento studentesco, divenuto oggetto, nel corso di questi cinquant’anni, di innumerevoli narrazioni. Eppure, c’è un altro racconto possibile di quella stagione, rimasto significativamente al margine del discorso. È la storia di un’altra rivoluzione e, al contempo, di una rivoluzione altra, quella delle donne. Trento è infatti la prima città italiana, insieme a Milano e Roma, in cui fa la sua comparsa il femminismo di cosiddetta seconda ondata (quello degli anni Settanta), anche se quasi nessuno se ne ricorda più.

Il progetto di ricerca FemMe, iniziato nell’ottobre 2016 e conclusosi nel giugno 2019, è nato innanzitutto dalla constatazione dell’urgenza di raccontare questa rivoluzione altra, strappando all’oblio una vicenda importante per il contesto socio-politico locale e nazionale. La ricerca, finanziata dalla Fondazione Caritro con un bando per progetti di ricerca condotti da giovani ricercatrici e ricercatori, ha visto come ente capofila il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale e come ente partner la Fondazione Museo storico del Trentino.

FemMe ha intrecciato due approcci disciplinari, la storia delle donne e la sociologia dei movimenti sociali, ponendosi due principali obiettivi. In primo luogo, ricostruire la “mappa perduta” dei gruppi attivi nella provincia di Trento nel periodo compreso indicativamente tra il 1965 e il 1985. Ne è emerso un quadro estremamente dinamico: ben 15 i collettivi la cui presenza è documentata da fonti archivistiche e/o orali (e senz’altro di alcuni si sono perse le tracce).

Altro dato di rilievo, la distribuzione geografica. Oltre al ruolo forte di Rovereto e Trento, sono attive anche le zone di valle, a testimonianza del carattere capillare e policentrico del movimento: Giudicarie e Valsugana, oltre all’importante area del Basso Sarca, storicamente dinamica anche per via della politicizzazione operaia. Si è poi indagato il rapporto di reciproca influenza tra i gruppi femministi strettamente intesi e il cosiddetto femminismo sindacale, una delle pagine più interessanti e al contempo meno studiate del femminismo italiano. Il movimento delle donne ebbe infatti un ruolo importante anche nel cambiare la cultura e le condizioni del lavoro femminile: dalle famose “150 ore delle donne”, intensa esperienza di formazione e autoformazione, alle rivendicazioni di nuovi bisogni e diritti nei processi di contrattazione, al mutamento (non sempre indolore) della cultura sindacale stessa.

Il progetto ha adottato un approccio interdisciplinare anche nei metodi, basandosi innanzitutto su un ampio lavoro di ricerca d’archivio, che ha portato alla luce un ricco corpus documentario (scritti politici, volantini, manifesti, fotografie, carteggi), raccolti principalmente presso il Centro di documentazione Mauro Rostagno (Fondazione Museo storico del Trentino) e presso l’Archivio delle donne (Biblioteca civica di Rovereto). Sono state poi condotte 40 interviste semi-strutturate, di cui 10 a testimoni privilegiati e 30 alle attiviste del movimento a livello locale, distribuite all’interno dei vari gruppi sparsi sul territorio. La restituzione della parola alle dirette protagoniste ha permesso di cogliere l’intensità della vicenda storica sia dal punto di vista dell’impatto biografico (“senza il femminismo non sarei la stessa”, per citare una delle intervistate), sia sul piano del mutamento collettivo (“con il femminismo tutto è cambiato”, per citarne un’altra).

Un obiettivo fondamentale del progetto concerne la sua restituzione pubblica, in chiave di trasmissione di storia e memoria. A tale scopo, in collaborazione con la Fondazione Museo storico sono stati elaborati dei laboratori didattici sul tema del movimento giovanile e femminista, fruibili a partire dall’anno scolastico 2019/20 (per informazioni e prenotazioni: 0461/230482; edu [at] museostorico.it www.museostorico.it). In tal modo, gli esiti della ricerca potranno essere diffusi a studenti e studentesse, consentendo di sviluppare percorsi di riflessione sul periodo e sulla sua caratterizzazione locale. Grazie al sostegno della Commissione Provinciale Pari Opportunità, è stato realizzato un sito web dedicato al progetto, in cui vengono presentati in maniera rigorosa ma non specialistica i principali risultati di ricerca e una parte dei materiali raccolti viene resa disponibile (documenti archivistici e parti di intervista).

Il sito sarà on line a partire da settembre 2019 e verrà presentato alla cittadinanza anche attraverso una conferenza stampa. Infine, una giornata di studi dedicata al progetto verrà organizzata a novembre. In quella occasione, il caso trentino verrà posto in dialogo con altri contesti, grazie alla partecipazione di studiose che hanno condotto ricerche analoghe. Sarà così possibile restituire la coralità, l’intreccio, la rete delle esperienze femministe del periodo.