Immagine Adobe Stock

Ricerca

Giovani alla ricerca del lavoro

Presentati a Rovereto i risultati di un’indagine sulla disoccupazione in Vallagarina

17 febbraio 2020
Versione stampabile
Irene Barbieri
Franco Fraccaroli
di Irene Barbieri e Franco Fraccaroli
Rispettivamente assegnista di ricerca e professore ordinario, Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive, Università di Trento.

La Provincia autonoma di Trento registra tassi di disoccupazione − anche giovanile − tra i più bassi d’Italia. La situazione in Vallagarina (Rovereto e zone limitrofe) risente però della particolare storia del territorio, caratterizzata principalmente da un’economia di tipo industriale, con tassi di disoccupazione più elevati rispetto ad altre parti del territorio Trentino.
Il Comune di Rovereto si è mostrato sensibile al problema e ha investito risorse per finanziare un’ampia indagine su diversi aspetti dell’esperienza di disoccupazione nel territorio.
La ricerca aveva l’obiettivo di indagare gli effetti che le diverse caratteristiche della disoccupazione possono avere sul benessere psicologico, fisico, sociale e sugli stili di vita di persone (adulti e giovani) disoccupate residenti in Vallagarina.

La metodologia
L’indagine intitolata “Alla ricerca del lavoro perduto. Stili di vita, condotte sociali e interventi per contrastare le nuove povertà” è stata divisa in due fasi, sviluppate nel corso di due anni tra il 2017 e il 2019. 
La prima fase, di tipo quantitativo, ha visto la partecipazione di 255 persone disoccupate (dai 18 ai 64 anni) iscritte al Centro per l’impiego di Rovereto. Il gruppo di partecipanti ha compilato un questionario per esplorare i livelli di benessere fisico, psicologico e sociale, nonché le strategie messe in atto per uscire dalla condizione di disoccupazione.
Durante la seconda fase l’attenzione si è focalizzata sulla disoccupazione giovanile. È stato sviluppato uno studio misto (studio di diario e qualitativo) in cui sono stati seguiti 30 ragazzi e ragazze, dai 18 ai 35 anni, senza lavoro. A questi sono stati proposti diversi strumenti di indagine: un questionario iniziale per analizzare i livelli di work involvement (coinvolgimento), benessere psicologico e sociale; un diario giornaliero somministrato online per 7 giorni per monitorare i comportamenti giornalieri, gli stati affettivi e il numero di interazioni quotidiane; un’intervista finale per esplorare i significati del lavoro, le percezioni del mercato del lavoro e il senso di appartenenza al territorio.

L’isolamento sociale
I risultati della prima indagine indicano che la disoccupazione oggi è un fenomeno complesso, eterogeneo e diversificato. Al contrario di quanto riportato dalla letteratura classica, più del 60% delle persone intervistate riporta elevati livelli di benessere psicologico e fisico, indicando che una condizione di mancanza di lavoro non necessariamente è associata a malessere e stili di vita disfunzionali. Tuttavia, un dato che richiama l’attenzione è la scarsa partecipazione alla vita sociale e un elevato isolamento. Queste persone, che ricordiamo sono della fascia 18-64 anni, mostrano livelli preoccupanti di malessere sociale e una mancanza di connessione con il territorio in cui vivono.

La seconda parte della ricerca dedicata alla disoccupazione giovanile conferma, in parte, quanto emerso nella fase 1. Più della metà dei giovani e delle giovani riporta livelli di benessere psicologico elevati. Come nella prima fase, essi presentano alti livelli di isolamento e bassi livelli di benessere sociale. Tuttavia, uno stile di vita prevalentemente solitario non sembra essere associato a un’elevata vulnerabilità psicologica: segnale, forse, di un processo di adattamento psicologico alla situazione o della nascita di nuove socialità e nuove forme di interazione non necessariamente problematiche o patologiche. Nonostante questo, ragazze e ragazzi intervistati percepiscono il contesto in cui vivono, il mercato del lavoro e il proprio futuro come “luoghi” ostili e pieni di difficoltà, in cui è difficile entrare e per questo riducono le loro relazioni alla famiglia e agli amici più stretti, limitando anche le attività di ricerca del lavoro. La visione negativa del mondo esterno, in particolare quello lavorativo, è però in contrasto con l’idea che i giovani e le giovani hanno del lavoro, come un aspetto importante per la propria crescita personale.

Le istituzioni del territorio
Una parte conclusiva dell’indagine è stata dedicata all’interlocuzione con diversi enti e istituzioni del territorio per riflettere su possibili politiche attive che favoriscano lo sviluppo di relazioni sociali e l’uscita dalle forme di isolamento rilevate. Tali politiche potranno affiancare quelle già esistenti, messe in atto per stimolare la ricerca del lavoro e un approccio attivo con il mercato del lavoro.

Lo scorso 23 gennaio a Rovereto, Palazzo Fedrigotti, si è svolto l’incontro Disoccupazione giovanile: tra lavoro e legami con il territorio nel quale sono stati presentati i risultati dell’indagine “Alla ricerca del lavoro perduto: stili di vita, condotte sociali e interventi per contrastare le nuove povertà”, finanziata dal Comune di Rovereto e svolta dal Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Ateneo. Il progetto ha analizzato i fattori di ordine psicologico e sociale che caratterizzano i vissuti della disoccupazione di giovani e adulti residenti a Rovereto e in Vallagarina.