Attività in laboratorio al CIBIO. Foto di Alessio Coser, archivio Università di Trento.

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Covid-19: cosa abbiamo imparato

Gli studi sul virus e il progetto del CIBIO per un vaccino efficace ed economico. Intervista al virologo Massimo Pizzato

28 ottobre 2020
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di Marinella Daidone
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Mentre si prosegue nella ricerca di un vaccino efficace, l’epidemia da coronavirus ha ripreso vigore con le conseguenze che tutti abbiamo imparato a conoscere.
Ne abbiamo parlato con il virologo Massimo Pizzato, responsabile del Laboratory of Virus-Cell Interaction del Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento. Il professor Pizzato anni fa aveva condotto studi su Sars-Cov-1, il coronavirus precedente; tra le sue ricerche ricordiamo la scoperta di una proteina cellulare (SERINC5) coinvolta nell'inibizione del virus HIV, il virus responsabile dell’AIDS, che ha richiamato l’attenzione della comunità scientifica internazionale.

Professor Pizzato, dallo scoppio della pandemia ad oggi avete avuto modo di studiare questo nuovo coronavirus. Oggi, rispetto a febbraio-marzo, ne sappiamo un po’ di più sul Sars-Cov-2?

Sì, abbiamo avuto modo di studiare alcuni aspetti importanti che erano ancora poco chiari alcuni mesi fa. Innanzitutto ora gli ospedali - pensiamo anche alle terapie intensive - hanno capito molto meglio come curare chi si trova in difficoltà a causa di questa infezione. Oggi abbiamo a disposizione dei trattamenti farmacologici che, anche se non sono delle vere e proprie cure antivirali definitive, sono comunque terapie Massimo Pizzatoche aiutano i pazienti a superare le fasi più critiche. Tra queste, per esempio, c’è la somministrazione di un antinfiammatorio nelle affezioni più gravi durante il picco dell’infezione.

Però abbiamo capito anche altre cose. Qualche mese fa c’erano ancora parecchi dubbi anche sul modo di trasmissione del virus. Ora sappiamo che si trasmette non solo con goccioline di saliva più grosse, ma anche con un aerosol molto più sottile che può viaggiare nell’aria e restarci a lungo. Questa è un’ulteriore conferma dell’importanza di usare le mascherine.

Abbiamo inoltre verificato che Sars-Cov-2 cambia molto poco nel tempo: il suo tasso di mutazione è sorprendentemente basso. Questo ha due conseguenze, una buona e una che può metterci in difficoltà.

L’aspetto positivo è che una volta trovato un vaccino efficace questo avrà la capacità di bloccare il virus anche negli anni avvenire per un periodo più o meno lungo, poiché pensiamo che il virus non cambierà molto velocemente.

L’aspetto meno positivo invece è che generalmente quando un virus muta spesso cambia attenuando le sue caratteristiche patogeniche. Sars-Cov-2 cambiando lentamente è probabile che mantenga la stessa pericolosità per un futuro relativamente lungo.

Oltre alle cose nuove che abbiamo appreso sul virus in questi mesi, abbiamo avuto anche delle conferme. Lo studio della sequenza dell’RNA del virus ha confermato quanto già sapevamo: Sars-Cov-2 non è una creazione artificiale messa a punto in un laboratorio, è un virus scaturito dal passaggio da un ospite animale all’essere umano. Su questo non credo possano più esserci dubbi.

Il suo laboratorio è coinvolto attivamente nella ricerca di un vaccino. A che punto siete?

Al CIBIO stiamo lavorando da mesi allo sviluppo di un vaccino. Ci tengo a sottolineare che la forza trainante è il laboratorio Synthetic and Structural Vaccinology Lab insieme alla Biotech BiOMViS; il coordinatore è il professor Guido Grandi che è un immunologo e noi collaboriamo con lui.

Abbiamo formulato fin qui un vaccino capace di indurre nei topi anticorpi neutralizzanti, cioè anticorpi in grado di bloccare il virus. Ora dobbiamo dimostrare che il livello di anticorpi prodotti è sufficiente a proteggere dall’infezione: ci stiamo accingendo a testare questo vaccino in un modello animale capace di riprodurre l’infezione, ossia la patologia causata dal virus. Se questo conferma i primi dati, potremo poi essere in grado di testare il vaccino sull’essere umano; ammesso che ci sia l’interesse da parte di terzi a supportare finanziariamente questa sperimentazione.

Nel mondo sono molti i vaccini in fase sperimentale. Quello al quale stiamo lavorando al CIBIO ha il vantaggio di essere economico, di facile produzione e di essere molto stabile a temperatura ambiente. Questo non è un aspetto da sottovalutare: nel momento in cui il vaccino dovrà essere distribuito, questa caratteristica ne faciliterà la somministrazione. 

Oltre al vaccino, al CIBIO ci sono progetti di ricerca che riguardano terapie specifiche nei casi di Covid-19?

Il nostro laboratorio ha ottenuto un finanziamento dalla Fondazione per la valorizzazione della ricerca trentina per sviluppare una tecnica di laboratorio finalizzata a studiare farmaci e altre molecole che sono in grado di bloccare l’entrata del virus nella cellula. Questa tecnica ci ha messo in condizione di analizzare migliaia di farmaci per identificare quelli che possono interferire con l’infezione e ora ci permette di analizzare il sangue di centinaia di pazienti convalescenti per studiarne l’immunità generata dal virus e capire se il siero derivato da questi pazienti può essere usato per curare le nuove infezioni. 

Con l’autunno è arrivata l’attesa seconda ondata di Covid-19. Si poteva evitare? Trova adeguate le misure adottate dalle istituzioni in quest’ultimo periodo?

La seconda ondata di per sé non si poteva evitare. Si poteva, e ancora si può, controllare la gravità di questa seconda ondata. Un virus stagionale, come sono tutti i coronavirus che conosciamo, era inevitabile che ritornasse a circolare. Però ci si poteva attrezzare meglio in vista dell’autunno.

Le misure che si stanno adottando in questi giorni mi sembrano adeguate. Bisogna cercare in tutti i modi di evitare di tornare al lockdown totale e generalizzato. Ora sappiamo molto meglio come comportarci. Abbiamo capito banalmente l’importanza dell’uso delle mascherine e del distanziamento.

Ora sta veramente a noi saper limitare la diffusione del virus; se non riusciremo a farlo, come ultima chance c’è sicuramente quella di tornare a chiudere tutto. Ma spero proprio che non serva.

Tra le novità di questa fase c’è l’uso dei tamponi rapidi. I risultati sono affidabili?

Il tampone rapido ha una sensibilità minore, però è sensato usarlo per avere una risposta veloce, in particolare quando si tratta di casi sintomatici. Sappiamo che statisticamente la persona che ha sintomi ha anche molto più virus dell’asintomatico, quindi la positività è rilevabile anche con un tampone rapido.

C’è una raccomandazione che si sente di fare?

La raccomandazione è quella di essere responsabili e di non attendere un obbligo imposto dall’alto per evitare di avere comportamenti che possano mettere a rischio noi e gli altri.