Esempio di neuroimmagini anatomiche e funzionali del cervello. Archivio CIMeC.

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Malattia di Parkinson

Gli studi del CIMeC per migliorare la qualità della vita e la gestione della patologia

7 gennaio 2021
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Luigi Cattaneo
di Luigi Cattaneo
Professore presso il Centro Interdipartimentale Mente/Cervello (CIMeC) dell’Università di Trento e responsabile scientifico del progetto malattia di Parkinson.
I neuroni del cervello umano sono cellule perenni, anche se studi recenti indicano che in alcune parti del cervello umano adulto si possa verificare la nascita di nuovi neuroni. Incapaci di riprodursi, queste cellule sono programmate per accompagnare l’individuo in tutto l’arco della sua vita. In molte malattie neurodegenerative, specifiche popolazioni di neuroni subiscono una morte precoce, mentre altri neuroni continuano la loro normale traiettoria di vita, causando la specifica perdita di funzione delle cellule degenerate. 
 
La malattia di Parkinson (MP) è una patologia neurodegenerativa cronica progressiva a lenta evoluzione nella quale muoiono in anticipo soprattutto popolazioni di cellule del tronco dell’encefalo che usano la dopamina come neurotrasmettitore. Queste cellule hanno la funzione di “alzare il volume” nel circuito cerebrale che dà inizio e seleziona i movimenti volontari (ad esempio manipolare un oggetto) e quelli di tipo affettivo/viscerale (ad esempio cercare fonti di gratificazione). Il Parkinson si manifesta in maniera insidiosa, in età adulta, con sintomi iniziali quali la lentezza di movimento (bradicinesia), una ridotta capacità di compiere movimenti spontanei (acinesia), rigidità muscolare e tremore. La ridotta iniziativa motoria colpisce i movimenti volontari ma anche i movimenti di tipo affettivo, come le espressioni facciali di stati emotivi. Sulla base di questa sintomatologia, la malattia è classificata come “disturbo del movimento”. Oltre ai sintomi di tipo motorio, nelle persone con Parkinson si osservano anche sintomi non-motori: disturbi di tipo vegetativo/viscerale come disfunzioni cardiovascolari o digestive, e disturbi cognitivi, come disordini della sfera affettiva e comportamenti compulsivi.
 
L’epidemiologia della malattia di Parkinson è importante: si contano circa 200 mila malati in Italia e più di 1000 nella Provincia di Trento. La terapia si basa principalmente sulla somministrazione della dopamina tramite farmaco e, in alcuni casi selezionati, sulla neuromodulazione invasiva, ma non esistono terapie mirate sulle cause della neurodegenerazione. 
 
Nel campo delle malattie neurologiche, il Centro interdipartimentale Mente/Cervello (CIMeC) dell’Università di Trento promuove alcune linee di ricerca di tipo traslazionale (studi interdisciplinari che includono il coinvolgimento dei pazienti), grazie alla presenza al suo interno del Centro di Riabilitazione Neurocognitiva (CeRiN), la struttura clinica coordinata dalla professoressa Costanza Papagno.
 
Un importante filone di ricerca riguarda la malattia di Parkinson. Lo studio, articolato in sottoprogetti, indaga gli aspetti motori e non-motori della patologia, utilizzando perlopiù tecniche di neuroimmagini funzionali generate dallo scanner di risonanza magnetica dei Laboratori di neuroimmagine (LNiF). Tali tecniche consentono di visualizzare in maniera non invasiva lo stato di attivazione istantanea di diverse parti del cervello e di comprendere le relazioni fra cervello e comportamento.
 
Ci si chiede ad esempio se l’attività ricreativa/coreutica, in questo caso il ballo del tango, possa produrre un miglioramento della mobilità rispetto alla fisioterapia tradizionale in persone con Parkinson, valutando modifiche del comportamento e degli aspetti cognitivi a livello neurale.
 
Si approfondisce l’aspetto dei deficit di cognizione sociale nei pazienti, così come la loro associazione con alterazioni funzionali e strutturali.
 
La ricerca sulla cognizione emotiva studia e caratterizza la capacità delle persone malate di riconoscere e interpretare gli stati emotivi altrui per mettere a punto nuove strategie riabilitative. I comportamenti, durante il riconoscimento di espressioni emotive del viso e di parole emotive, vengono correlati con indici di degenerazione cerebrale ottenuti grazie alla risonanza magnetica, per meglio comprendere quali circuiti del sistema nervoso compromettono l’elaborazione della sfera affettiva nella malattia.
 
Con il progredire della malattia, circa l’80% dei pazienti manifesta blocchi improvvisi e imprevedibili della deambulazione, fenomeni di “congelamento” (o freezing in inglese) del cammino e ad oggi non esistono terapie efficaci nel contrastare questo disturbo. Il progetto “freezing” della Marcia nella malattia di Parkinson studia le prestazioni cognitive e monitora l’attività cerebrale mediante elettroencefalogramma, con l’obiettivo di migliorare la comprensione delle cause di questi blocchi, per poter successivamente sviluppare nuove ed efficaci strategie terapeutiche.
 
Infine, con l’impiego di sistemi indossabili di misurazione del movimento (accelerometri e giroscopi), vengono monitorate a lungo termine le variazioni della performance motoria, con l’obiettivo di ottimizzare le modalità di somministrazione del trattamento farmacologico.
 

Sono molti i ricercatori e le ricercatrici del CIMeC coinvolti in questo settore di studi. In particolare, il professor Luigi Cattaneo è referente per il progetto malattia di Parkinson. La ricerca si articola in sottoprogetti:
lo studio dell’attività fisica/coreutica in rapporto alla malattia di Parkinson è coordinato dal professor Luca Turella; 
l’indagine sui deficit di cognizione sociale è coordinata dalla professoressa Costanza Papagno e dalla dottoressa Alessandra Dodich;
Costanza Papagno dirige inoltre la ricerca sulla cognizione emotiva nei pazienti con malattia di Parkinson assieme al professor Marco Tettamanti e collabora al progetto “freezing” della Marcia coordinato dalla dottoressa Marika Falla;
per il monitoraggio a lungo termine delle fluttuazioni motorie il referente è il professor Luigi Cattaneo.