Foto Alessio Coser, archivio Università di Trento

Sport

ALLENARE IL DESIDERIO

La psicologia della prestazione nello sport e nella vita

20 giugno 2018
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Sara Resina
di Sara Resina
Studentessa della Facoltà di Giurisprudenza, collabora con la redazione di UNITRENTOMAG.

“Lo sport è un piccolo palcoscenico di vita”. Con questa citazione, tratta dal libro Sull’intelligenza agonistica di Giuseppe Vercelli, è stato introdotto l’incontro “La mente per vincere nello sport e nella vita: la psicologia della prestazione” che si è tenuto lo scorso 24 maggio. Ospite di eccezione è stato proprio Giuseppe Vercelli, responsabile Area Psicologica Juventus F.C. e docente in Psicologia Sociale presso l’Università di Torino. 

L’allenamento dal punto di vista psicologico ha un ruolo decisivo nella preparazione degli atleti professionisti perché permette di gestire la forza fisica e la capacità tecnica durante la gara. Inoltre è la mentalità che un atleta sviluppa durante la pratica sportiva uno degli insegnamenti più importanti che lo sport trasmette e che permette agli atleti di avere successo anche nella vita quotidiana o lavorativa. Norbert Bonvecchio, campione italiano assoluto nel lancio del giavellotto nel 2014 e 2015, laureato presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Ateneo e attualmente commercialista, racconta come la grinta e la capacità di impegnarsi appresi durante l’agonismo siano poi diventati due qualità apprezzate anche in ambito professionale. 

Allenatori e psicologi sportivi, ma sempre più anche manager e datori di lavoro, si interessano quindi all’analisi delle prestazioni di atleti e lavoratori non solo da un punto di vista tecnico ma anche psicologico per capire come migliorarle. Ma come si fa a valutare una performance? Il professor Vercelli ha presentato il metodo S.F.E.R.A., un modello che prende in considerazione gli elementi fondamentali di una prestazione e che ha l’obiettivo di analizzare se il performer sia riuscito a mettere in gioco tutte le sue potenzialità nel miglior modo possibile. La sincronia è il primo dato da tenere in considerazione: durante una prestazione è importante che mente e corpo siano in sintonia. Se, ad esempio, in una gara di corsa si pensa fin da subito alla parte più difficile del percorso c’è il rischio di perdere la concentrazione, di ritrovarsi in una situazione di ansia e così di non riuscire a gareggiare al meglio. Durante la competizione è poi importante focalizzarsi sui propri punti di forza che possono essere più utili in quella circostanza. Anche saper dosare bene l’energia è una qualità che può incrementare la performance: nell’ambito sportivo, come in quello lavorativo, se si usano troppe energie in un’attività poco impegnativa queste vengono sprecate e, al contrario, se le energie investite sono poche rispetto al compito da svolgere si rischia di non riuscire a portarlo a termine. Un altro aspetto che il metodo S.F.E.R.A. valuta in una prestazione è il ritmo, cioè la qualità con cui si compie la performance: se un atleta è fluido nei movimenti vuol dire che ha un ritmo adeguato. Infine viene presa in considerazione l’attivazione, intesa come la passione con cui ognuno svolge il proprio lavoro o si dedica allo sport. Se la motivazione non è sufficiente è necessario individuare obiettivi più stimolanti. 

“La competenza più importante che deve avere un allenatore è saper allenare il desiderio”, afferma Vercelli. In base alla sua esperienza ritiene infatti che il ruolo di allenatori, ma anche dei manager, sia sempre più simile a quello di guide, di mentor. Per ottenere buoni risultati dalla squadra o dal gruppo di lavoro è fondamentale stimolare la passione delle persone, il desiderio di fare parte della squadra, la motivazione che spinge ognuno a svolgere i propri compiti. Come ha ricordato il professor Paolo Bouquet, anche l’Università sta cercando di valorizzare sempre di più lo sport “non soltanto come uno strumento di benessere” ma soprattutto come un mezzo “di formazione per gli studenti” utile a migliorare le competenze personali che vanno oltre le nozioni che si possono acquisire a lezione. L’Ateneo riconosce l’importanza di coniugare lo sport di alto livello con la carriera accademica, come testimoniano le esperienze di Michele Malfatti ed Eleonora Strobbe, studente ed ex studentessa dell’Università di Trento e atleti professionisti. Grazie al programma TopSport, infatti, hanno avuto la possibilità di proseguire sia con gli studi universitari che con la loro carriere sportive, un binomio che garantisce di avere gli strumenti per affrontare con successo le sfide future. 

L’evento “La mente per vincere nello sport e nella vita: la psicologia della prestazione” è stato organizzato dal CONI - Comitato Provinciale di Trento, dalla Scuola dello Sport CONI e da UniTrentoSport. Oltre al relatore Giuseppe Vercelli, hanno partecipato all'incontro Michele Malfatti, studente di Ingegneria Industriale, atleta azzurro di pattinaggio di velocità alle Olimpiadi 2018 ed Eleonora Strobbe, laureata in Lingue moderne, campionessa di tiro con l’arco. La conferenza è stata moderata da Paolo Crepaz, vicepresidente vicario del CONI - Comitato Provinciale di Trento, medico dello sport, giornalista e docente in pedagogia dello sport IUSVE. Hanno introdotto i lavori Paolo Bouquet, delegato di Ateneo per lo sport, Paola Mora e Norbert Bonvecchio, rispettivamente presidente e membro della giunta del CONI - Comitato Provinciale di Trento.