Il team team Give Me 5, quarto classificato al ChangeBot di Italgas. In foto: Jenny Turrin (UniTrento) con Sara Cavallini (Università di Bergamo), Simona Martano (Università del Salento) e Marzia Piemontese (Campus Bio-Medico di Roma)

Storie

ChangeBot: tecnologia contro gli stereotipi di genere

Jenny Turrin, studentessa UniTrento, ha partecipato all’hackaton di Italgas per chatbot libere da bias

18 ottobre 2022
Versione stampabile
di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

 "Gli algoritmi e i sistemi di intelligenza artificiale hanno il potere di diffondere e rafforzare stereotipi e pregiudizi di genere, che rischiano di emarginare le donne su scala globale. Considerando la crescente presenza dell’AI nelle nostre società, questo potrebbe mettere le donne nella condizione di rimanere indietro nella sfera economica, politica e sociale".

L'Unesco fotografava in questo modo nel 2020 i rischi di esclusione e marginalizzazione legati alla diffusione di tecnologie poco attente al tema della parità di genere. Fortunatamente, negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative che puntano invece a incoraggiare la presenza femminile in quegli ambiti che tradizionalmente le vedevano – e spesso ancora le vedono – poco rappresentate.

Jenny TurrinIl 7 ottobre, Jenny Turrin, iscritta alla laurea magistrale in Management della sostenibilità e del turismo, ha avuto l’opportunità di partecipare in rappresentanza di UniTrento a "ChangeBot", l’hackaton creativo organizzato a Milano da Italgas, Microsoft e Fondazione Mondo Digitale. La challenge ha coinvolto 24 studentesse universitarie suddivise in sei gruppi da quattro persone ciascuno.

Jenny, in cosa consiste il progetto presentato dal tuo team?

«La sfida lanciata dalla challenge era quella di creare un chatbot libero da bias e stereotipi di genere. Il mio team (Give me 5, ndr) ha creato un bot che aiuta le persone a risolvere problemi tecnici, pratici e personali. Si chiama “Andrea”, un nome volutamente ambigenere per superare la tradizionale connotazione degli assistenti virtuali».

Cosa fa Andrea?

«Andrea nasce da una riflessione sul tempo trascorso in casa durante la pandemia. Il nostro bot offre due tipi di servizio: casa e assistenza alla persona. Con il primo, si può ricevere aiuto in tutto ciò che riguarda la vita domestica, ad esempio la riparazione di un elettrodomestico; il secondo offre assistenza alla persona, ad esempio gestendo il contatto con personale medico. Un’altra funzione interessante è quella che permette di chiedere aiuto in situazioni di violenza domestica semplicemente pronunciando alcune parole chiave».

Come è stato valutato il vostro progetto?

«Il nostro team è arrivato quarto. Le vincitrici potranno frequentare uno stage retribuito all’interno di Italgas. L’azienda si è però detta interessata a sostenere colloqui anche con le persone che facevano parte degli altri team».

Quali competenze derivanti dal tuo percorso universitario hai applicato in questo progetto?

«Sicuramente, rispetto ad altre partecipanti, avevo più confidenza con il lavoro in gruppo. Il corso di laurea magistrale che sto frequentando prevede infatti per ogni insegnamento un momento laboratoriale. Questo è stato molto di aiuto anche per l’elevator pitch, perché sapevo come si gestiscono i tempi, come fare sintesi e come si presentano le informazioni».

Tornando alla sfida della challenge, come si possono superare, a tuo avviso, stereotipi e pregiudizi di genere che rischiano di impregnare anche le nuove tecnologie?

«È vero, l’intelligenza artificiale fornisce un'immagine distorta della presenza femminile nei settori più tecnologici. Facendo una ricerca su questi temi, il panorama che si presenta è quasi esclusivamente maschile. Eppure, le donne ci sono e spesso fanno registrare performance migliori degli uomini. Sono però ancora troppo poche e il numero ridotto le penalizza in termini di visibilità, anche fra gli algoritmi. Bisogna far avvicinare le ragazze alle materie Stem fin dalla scuola, scardinare il binomio tradizionale fra materie scientifiche appannaggio degli uomini e materie umanistiche delle donne».

Il ChangeBot di Italgas, Microsoft e Fondazione Mondo Digitale ha coinvolto 24 studentesse universitarie provenienti da 18 atenei, da Trento a Bari, con indirizzi di studio differenti, da ingegneria civile a graphic design. Jenny Turrin, iscritta alla magistrale in Management della Sostenibilità e del Turismo all’Università di Trento, ha partecipato all’interno del team Give Me 5 con Sara Cavallini (Università di Bergamo), Simona Martano (Università del Salento) e Marzia Piemontese (Campus Bio-Medico di Roma).