Cerimonia di laurea, 22 ottobre 2016. (Foto GiuliaAdami.com, archivio UniTrento)

Storie

L'INNOVAZIONE È LA CARATTERISTICA DEI GIOVANI

Intervista all’ingegner Andrea Cambruzzi, laureato UniTrento, ha lavorato al progetto dell’aereo a energia solare che ha compiuto il giro del mondo

12 novembre 2016
Versione stampabile
di Marinella Daidone
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell'Università di Trento.

Andrea Cambruzzi, classe ’77, laurea in Ingegneria dei Materiali all’Università di Trento, un dottorato di ricerca al Politecnico di Zurigo, il lavoro alla Schindler Aufzüge di Ebikon in Svizzera e la partecipazione al progetto “Solar Impulse”, il primo aereo a energia solare che ha completato il giro del mondo.
Un laureato “eccellente” che è stato l’ospite d’onore della Cerimonia di laurea del 22 ottobre scorso, un esempio positivo per i giovani neolaureati UniTrento

Ingegnere Cambruzzi, ci può dire in cosa consiste il suo lavoro attuale?
Lavoro nel dipartimento di ricerca e sviluppo della Schindler, una ditta che si occupa di ascensori e scale mobili. Il mio lavoro consiste nell’avere una visione sul processo di sviluppo della mobilità e di trasferire in prototipi questa visione per promuovere l’innovazione tecnologica in azienda. 

Il suo percorso professionale l’ha portato in Svizzera; è stata una scelta o un caso? Come ha utilizzato le competenze acquisite all’università?
La Svizzera è stata un’opportunità totalmente fortuita. Volevo lavorare in un campo di ricerca, all’inizio in ambito industriale, poi ho valutato la possibilità di fare un dottorato. Ho seguito le mie passioni, cogliendo però le occasioni che mi si presentavano. Le competenze che ho acquisito a Trento in Ingegneria dei materiali mi sono state molto utili perché i materiali sono presenti in qualsiasi processo industriale. Nel mio dottorato al Politecnico di Zurigo, che era nell’ambito dei sistemi micro-elettromeccanici (MEMS), un campo multidisciplinare e particolarmente stimolante, ma apparentemente diverso dal mio percorso di studio, il focus della mia ricerca è stato sulle peculiari proprietà dei materiali in queste dimensioni.

Lei è passato dalla ricerca universitaria, durante il dottorato, a quella industriale. È possibile creare un circolo virtuoso tra università e industria anche per dare più opportunità occupazionali ai giovani? 
I mondi sono abbastanza e a buona ragione diversi, perché la ricerca industriale ha una prospettiva massima di 3 o 5 anni, mentre quella universitaria ha una prospettiva più a lungo termine, quindi spesso le due cose non coincidono. Conosco però tanti casi in cui da un dottorato di ricerca è stato fondato uno spin off: i ragazzi stessi con un minimo supporto dell’università hanno messo in piedi una ditta e commercializzato un nuovo prodotto. Questi sono ottimi esempi di come mettere a frutto la ricerca universitaria per nuova “linfa tecnologica” all’industria.

Giovani e innovazione. Come si coniugano questi due termini?
L'innovazione è la caratteristica dei giovani: la voglia di cambiare l'esistente e di mettere alla prova le proprie idee. Sebbene umana, la paura di sbagliare è la peggiore inibizione in processo innovativo: il miglior modo per imparare è provare. L'errore dovrebbe essere invece vissuto come un momento di riflessione e ogni nuovo progetto dovrebbe rappresentare una possibilità di scoprire settori nuovi e arricchire le proprie conoscenze.

Ci può parlare della sua partecipazione al progetto Solar Impulse? Ricordiamo che lo scorso 26 luglio Solar Impulse 2, l’aereo alimentato esclusivamente dalla luce solare, è atterrato ad Abu Dhabi, da dove era decollato il 9 marzo 2015. I piloti e ideatori del progetto, Bertrand Piccard e Andre Borschberg, per la prima volta nella storia, hanno percorso 40mila chilometri in quasi 500 ore di volo con un velivolo privo di carburante.
La Schindler ha creduto fin dall’inizio in questo progetto e, oltre a finanziarlo, ha fornito degli ingegneri alla Solar Impulse. Nel caso specifico mi è stato proposto di partecipare in prima persona alla costruzione dell’aereo Solar Impulse 2. Per me è stata un’esperienza veramente importante: il challenger tecnologico era molto grosso, il lavoro molto e da fare in poco tempo, ma la sfida è stata vinta. È stato un progetto portato avanti da un gruppo di persone giovani e piene di passione, che hanno saputo far fronte a imprevisti tali a volte da mettere a rischio l'esistenza stessa del progetto.

E per quanto riguarda le energie rinnovabili?
Il progetto ha avuto grande risonanza sui media. Bertrand Piccard, il fondatore della Solar Impulse, durante tutto il suo tragitto ha avuto la possibilità di parlare a politici e personalità importanti sui temi delle energie rinnovabili. Quindi penso che questo progetto avrà, anche se non nell’immediato, una ricaduta positiva.

Lei a Trento ha chiuso il suo saluto ai neolaureati proprio con la citazione di una frase di Piccard.
Sì, volevo fare gli auguri, ma anche dare qualche spunto di riflessione. Trovo interessante l’immagine della vita come di un viaggio in mongolfiera: occorre scegliere la corrente giusta e alleggerirsi dalla zavorra per poter raggiungere i propri obiettivi.