Le formiche sociologhe di Fabio Vettori

Storie

LE FORMICHE SOCIOLOGHE DI FABIO VETTORI

Il noto disegnatore, ospitato dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, racconta il mondo attraverso lo sguardo delle sue formiche

5 giugno 2015
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Luca Fazzi
di Luca Fazzi
Professore associato presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

Fabio Vettori, il disegnatore trentino inventore delle “Formiche”, ha tenuto il 24 maggio scorso un seminario artistico per gli studenti del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale: “Le formiche sociologhe”. Una presenza, quella di Vettori, che ha voluto sottolineare nella programmazione didattica l’importanza di affiancare al rigore metodologico delle diverse discipline anche uno stimolo costante verso la creatività e l’immaginazione. Lo abbiamo intervistato per UNITRENTOMAG.

Perchè Fabio Vettori a Sociologia?

Sono molti anni che vado a insegnare nelle scuole ma questa era la prima volta in un’aula universitaria. Non avevo mai pensato di tenere una lezione a studenti universitari ma Sociologia per me ha un fascino particolare. Ho iniziato a disegnare negli anni dei movimenti degli anni Settanta. Sentivamo parlare di Sociologia occupata, degli scioperi e delle contestazioni. Con gli amici prendevamo la bicicletta e da via Grazioli scendevamo in via Verdi, per curiosità, non per altri motivazioni. Quell’atmosfera di creatività penso abbia influenzato me come tanti altri ragazzi. Poi c’è stata l’iscrizione di mio padre a Sociologia. Era il 1962, mio padre aveva quattro figli e lavorava come impiegato: era una follia e, in effetti, non ha conseguito il titolo. Grazie a queste circostanze personali essere in queste aule per me ha un fascino particolare.

Il seminario si intitola “Le formiche sociologhe”: cosa vuol dire?

Abbiamo pensato di intitolare così il mio intervento perché le formiche sono lo strumento attraverso il quale ho disegnato le città e i loro abitanti. Le formiche mi servono per descrivere quello che osservo. Spesso mi sono trovato in un punto in alto a guardare la gente che passava sotto, in una piazza o in un centro. Uso le formiche per disegnare quello che vedo ma è chiaro che la formica ha uno sguardo particolare per leggere il mondo. 

Quale è questo sguardo? 

Le formiche sono esseri sociali. Sono collaborative, si muovono dal basso. La mia impressione è che nella società contemporanea siamo sempre più portati a osservare il comportamento dei singoli. I media offrono modelli individuali, nella pubblicità, nei film. Così si tende a dimenticare la dimensione del gruppo, della collaborazione, dello stare insieme. Invece le formiche obbligano a guardare il mondo con un occhio collettivo. In qualche modo distorcono lo sguardo comune e ci ricordano che si vive sempre in relazione, e che le relazioni sono un elemento importante per vivere bene. 

Le formiche sono anche uno strumento pedagogico allora? 

Non lo so, però in qualche modo invitano a guardare il mondo con gli occhi diversi da quelli a cui siamo abituati. Per questo ho invitato gli studenti a usare le formiche per disegnare gli argomenti che stavano studiando. Molti erano stupiti dei disegni che avevano fatto e di come, attraverso le formiche, avevano rappresentato la realtà. Io disegno formiche da tanti anni e ammetto che non avevo mai pensato a questo risvolto. Mi ha colpito molto.   

Non sei stato quello che si dice uno studente modello, eppure hai ottenuto un grande successo professionale nella tua vita.

Sono stato indubbiamente fortunato. A scuola non andavo molto bene: mi hanno fermato un paio di volte - una alle medie e una all’Istituto per geometri - perché avevo in testa altre cose rispetto a quelle che mi insegnavano. Ho iniziato a lavorare come maestro di sci e a disegnare molto presto. I miei genitori non mi hanno ostacolato anche se probabilmente avrebbero voluto che facessi un lavoro “più normale”. Alla fine è andata bene lo stesso. 

Quale consiglio ti sentiresti di dare, in base alla tua esperienza di vita, a uno studente che deve scegliere un percorso di studio all’università oggi? 

Credo sia importante coltivare le proprie passioni, non si deve avere paura di seguirle. Ma è anche importante ricordare che le passioni richiedono impegno e dedizione. Non si ottiene niente senza fatica. Se si unisce impegno e fatica tutti gli obiettivi sono raggiungibili, anche quelli più particolari o che possono sembrare irraggiungibili.