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Vita universitaria

I SERVIZI DELL'ATENEO PIÙ VICINI AI CITTADINI

Intervista a Renato Lo Cigno sul Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID)

5 luglio 2017
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I SERVIZI DELL'ATENEO PIÙ VICINI AI CITTADINI
di Paola Fusi
Responsabile della divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Si chiama SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) ed è la soluzione che permetterà di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione con un'unica identità digitale (username e password) utilizzabile da computer, tablet e smartphone. Da alcune settimane questo sistema è attivo anche all’Università di Trento, tra le prime università in Italia ad averlo adottato. Ma cosa porta l’adozione di SPID e come funziona? Ne abbiamo parlato con il professor Renato Lo Cigno, Delegato del Rettore per i servizi e le tecnologie informatiche dell’Ateneo e docente di informatica. Intervista a Renato Lo Cigno sul sistema pubblico di identità digitale

Professor Lo Cigno, l’Ateneo ha adottato SPID. Una nuova soluzione per tutti i servizi online?
SPID, nel nostro Ateneo, affianca gli altri sistemi di autenticazione come le credenziali di Ateneo, eduroam e gli altri sistemi di autenticazione federata, o la Carta Nazionale dei Servizi. Quest'ultima, come sistema di autenticazione, si è dimostrata troppo complessa e probabilmente andrà in disuso sostituita da SPID. È bene spiegare che SPID non è un servizio, ma un sistema di riconoscimento e autenticazione. Per il nostro Ateneo rappresenta un altro modo per accedere, ma per la Pubblica Amministrazione (PA) in generale rappresenta un passo molto importante perché è finalmente un sistema un po' meno barocco di quelli adottati fino ad ora e le PA lo devono adottare, non possono più aggirarlo. Vorrei aggiungere che la sua adozione nel nostro Ateneo è stata decisa insieme ad Andrea Mongera, dirigente della Direzione Sistemi Informativi, Servizi e Tecnologie Informatiche, ma la sua realizzazione in tempi rapidi e il suo funzionamento senza problemi sono merito di Maurizio Festi, responsabile dell'Ufficio Sviluppo Middleware d'Ateneo che ha coordinato lo sviluppo. 

In che modo SPID è un passo molto importante per tutte le Pubbliche Amministrazioni?
SPID non è un sistema perfetto, e lo Stato ha sicuramente commesso errori macroscopici nella sua definizione. Ad esempio per ottenere un documento tradizionale (Carta d'Identità, Passaporto, ...) mi devo recare in Comune oppure in Questura, cioè da una autorità pubblica. Per SPID, invece, mi devo recare, normalmente "on-line", presso un privato (Poste, InfoCert, TIM, ...) che mi rilascia una mia identità secondaria. Qui ci sono due errori concettuali: primo, l'identità non è garantita dallo Stato, ma da un ente privato delegato; secondo, l'identità è secondaria perché viene rilasciata sulla base di un altro documento e nessuno sa ancora cosa succede quando questo documento scade. Tuttavia SPID resta un enorme passo in avanti rispetto ai sistemi parcellizzati e irrazionali adottati in precedenza.

Quali sono i servizi dell’Ateneo a cui è possibile accedere tramite SPID?
Tutti quelli a cui si ha diritto: SPID abilita allo stesso insieme di servizi delle credenziali di Ateneo. 
Va però sottolineato che SPID viene usato dall'Ateneo per estendere quando possibile i propri servizi. Ad esempio nella BUC (Biblioteca Universitaria Centrale) e in tutti i posti pubblicamente accessibili il WiFi di Ateneo è aperto a tutta la cittadinanza purché in possesso di SPID. Inoltre ci aspettiamo una significativa semplificazione per "utenti occasionali" dell'Ateneo e per gestire la fase iniziale dell'immatricolazione. 

Come si ottengono le credenziali da usare?
Basta recarsi sul sito governativo di SPID, cercandolo con qualsiasi motore di ricerca. 

Si evidenzia spesso che l’Italia sul piano dell’innovazione digitale è molto indietro rispetto ad altri Paesi Europei. È così? 
Domanda complessa sulla quale io ho una posizione probabilmente non convenzionale. L'Italia non è particolarmente in ritardo per la digitalizzazione dei servizi pubblici rispetto ad altri paesi, è in ritardo nei servizi pubblici stessi. La digitalizzazione è spesso l'unico modo che alcune PA hanno per riuscire a rompere il blocco burocratico posto dai propri funzionari. In Italia mancano sicuramente infrastrutture per accedere ai servizi on-line, soprattutto nell'Italia centro-meridionale e rispetto a molti paesi c'è ancora un digital divide culturale molto grande, mancanza di istruzione e carenza complessiva di formazione: mi sento tranquillamente di affermare, senza offendere nessuno, che nelle scuole dell'obbligo la gran parte degli insegnanti deve "inseguire" le conoscenze informatiche dei propri allievi, ma qui apriamo un tema completamente diverso.  

Qual è il gap che dovremmo colmare e come ci si sta muovendo nell’ambito dei servizi pubblici e di quelli del comparto università in particolare?
Altra domanda complessa! In base alle norme per la dematerializzazione dei servizi, tutti i servizi e le procedure dovrebbero passare in digitale, abolendo completamente la carta e consentendo quindi l'accesso alla maggior parte di esse anche on-line. L'università è sicuramente più avanti del resto della PA in questo processo e il nostro Ateneo ritengo sia uno (se non il) più avanti di tutti, tranne forse gli Atenei telematici, che però offrono molti meno servizi. Devo rilevare che in questo processo si incontrano resistenze enormi, dovute a ignoranza e, purtroppo, anche alla difesa di piccoli (forse anche apparenti) interessi personali. Noi siamo molto vicini ad aver completamente de-materializzato la gestione della carriera degli studenti, le procedure per gli acquisti e il conferimento di incarichi e anche la gestione dei viaggi di lavoro del personale. In tutto questo ci manca pochissimo, ma le resistenze per arrivare in fondo sono forti anche da noi.