L'uomo che pesò  il mondo con K. Capato ©Luisa Mizzoni.

Vita universitaria

Emozionarsi con la scienza: da Leonardo al Progetto Apollo

Terza edizione del Teatro della Meraviglia. Dal 18 al 23 febbraio, Teatro Sanbàpolis

28 gennaio 2019
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di Marinella Daidone
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Dal 18 al 23 febbraio il Teatro Sanbàpolis di Trento ospiterà il Teatro della Meraviglia 2019, festival di teatro e scienza promosso da Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, Jet Propulsion Theatre/ Teatro Portland e Opera Universitaria.
Abbiamo sentito le due persone che curano la direzione artistica e scientifica dell’iniziativa, Stefano Oss , responsabile del Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche dell’Università di Trento, e Andrea Brunello, direttore della Compagnia Arditodesio / Teatro Portland. 

 
Il Teatro della Meraviglia è giunto alla terza edizione. Con cosa intendete meravigliarci quest’anno? Quali sono le novità?
Andrea Brunello: Il Teatro della Meraviglia continua ad essere luogo di spettacolo e di sperimentazione nell’esplorare la stretta connessione fra scienza, arte e società, in altre parole un viaggio dentro il lato umano della scienza. Quest’anno proporremo spettacoli che celebrano la capacità di essere curiosi e di amare la conoscenza. Incontreremo personaggi come Copernico, Cavendish e soprattutto Leonardo, di cui si celebrano i 500 anni dalla morte. Avremo modo di approfondire la ricerca attualissima di due giovani scienziati come Giorgio Guzzetta e Tommaso Rosi che, con l’aiuto degli artisti Valerio Oss e Giovanni Formilan, andranno in scena con le loro augmented lecture. E poi ci emozioneremo con i giovani del Progetto Apollo, la vera novità di quest’anno. Ma non solo, i primi due giorni saranno dedicati anche a presentare, condividere e valutare esempi virtuosi di modelli di educazione alternativa con tavole rotonde, presentazione di buone pratiche e incontri. Saranno nostri ospiti, fra gli altri, Federico Benuzzi e Elia Bombardelli che, nel campo dell’educazione, stanno innovando tantissimo. Come chicca finale, i partecipanti al festival potranno anche visitare Play!, una mostra interattiva che propone in maniera divertente e informale un percorso attraverso fenomeni ed esperimenti scientifici. La mostra è un progetto di Level Up , spin-off del Dipartimento di Fisica, e rappresenta un fiore all’occhiello di cui siamo particolarmente fieri.

Oggi che le scienze sono sempre più specialistiche, è possibile ancora coniugare le scienze con le arti come avveniva nel Rinascimento?
Stefano Oss: L’estrema specializzazione in ambito della ricerca scientifica è perfettamente compatibile con una visione artistica ed emotiva del mondo. Non si tratta infatti di contrapporre ragione e sentimenti, razionalità e fantasia: il progresso nelle scienze è sempre stato alimentato dalla passione, dalla dedizione e dalla capacità di rompere schemi, regole, dogmi e questo modo di procedere è necessariamente e solidamente basato sulle spinte non solo del pensiero logico e astratto ma anche (e, spesso, soprattutto) sulla forza della creatività artistica, intuitiva, visionaria, rivoluzionaria. Dunque si tratta di un’unione naturale e necessaria. Una condivisione di energie mentali di differente ritmo e proiezione ma convergenti verso scienza, tecnica, progresso e benessere, sia materiale che culturale.

Che cos’è il Progetto Apollo e perché questo nome?
Andrea Brunello: Il progetto nasce dall’esperienza “Emozionare con la Scienza”, un corso che in questi ultimi anni ho tenuto presso i Dipartimenti di Fisica e di Matematica. L’idea è che attraverso tecniche di narrazione e di costruzione drammaturgica si possono creare modi innovativi di raccontare la scienza, emozionando ma anche generando curiosità e fascinazione, due elementi precursori della conoscenza. Al corso hanno partecipato numerosi studenti e studentesse e dall’esperienza è nato il desiderio di approfondirla trasformandola in una “compagnia permanente”, composta da circa 15 elementi che si incontrano con regolarità ed elaborano materiale narrativo originale. Questa giovane compagnia verrà coinvolta in maniera totale durante il prossimo Teatro della Meraviglia in quanto farà da “apripista” agli spettacoli e alle augmented lecture con approfondimenti tematici e momenti di intrattenimento scientifico in chiave spettacolare.
Il nome della compagnia vuole ricordare e celebrare il 50esimo anniversario del primo allunaggio, avvenuto nel luglio 1969. Si tratta, inoltre, di un’estensione dell’altro progetto nato in seno al Laboratorio per la Comunicazione delle Scienze Fisiche guidato da Stefano Oss, il Jet Propulsion Theatre, che da anni si occupa di raccontare la scienza attraverso il teatro. Ci è sembrato quindi che Progetto Apollo fosse il nome giusto per questa esperienza.

Fin dalla prima edizione avete proposto le augmented lecture, un vostro format originale che ha già ricevuto riconoscimenti internazionali. Di cosa si tratta?
Stefano Oss: È la concreta realizzazione di quel mix di scienza e arte di cui parlavamo prima. Un ricercatore espone “cose razionali” ma nel farlo duetta con un artista che esprime direttamente sensazioni ed emozioni. Gli argomenti “della mente” si fondono subito con quelli “del cuore” per creare un prodotto che non è un ibrido ma una nuova ricetta gustosa per i suoi sapori imprevedibili che oscillano fra i misteri del cosmo immenso e dell’atomo infinitesimo contrappuntati da musica, immagini, racconti, visioni e altre componenti artistiche che, reciprocamente, si mettono a fuoco, si consolidano in tratti anche razionali e misurabili. Senza nulla togliere ai ruoli delle due voci: lo scienziato si rivela direttamente appassionato, emozionato ed emozionante narratore, mentre l’artista propone elementi concreti di fisicità del suo mezzo espressivo, di qualunque genere si tratti.

Di solito le stagioni di prosa vedono una scarsissima presenza di giovani. Voi invece riuscite a portare in teatro ragazzi e ragazze, sia come spettatori che come protagonisti. Qual è il segreto?
Andrea Brunello: I giovani sono molto curiosi, hanno enorme desiderio di capire i meccanismi del mondo e, in genere, amano la scienza. A volte la scuola non aiuta proponendo metodi di insegnamento rigidi, tradizionali, ripetitivi, poco stimolanti che tendono ad annullare il senso di curiosità dei giovani. Al Teatro della Meraviglia però non c’è questo rischio. L’intero festival è pensato per meravigliare, appunto, raccontando la scienza in maniera alternativa, diversa e quindi celebrando il pensiero “laterale”. Non sorprende quindi che tantissimi giovani partecipino al festival con entusiasmo. Aggiungiamo anche che sin dalla prima edizione abbiamo coinvolto studenti delle scuole secondarie di II grado di Trento e provincia come volontari, chiedendo il loro aiuto nella gestione degli eventi del festival in cambio di una loro partecipazione agli stessi. Quest’anno, con il coinvolgimento del Progetto Apollo, ci auguriamo di aumentare ancora di più la presenza giovanile. Questa è, per molti versi, la vera missione dell’iniziativa.