Vita universitaria

Università di Trento: una casa seria costruita in una terra seria

L’editoriale di Claudio Giunta per il numero 300 del nostro magazine

5 ottobre 2021
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Claudio Giunta
Insegna Letteratura italiana nel Dipartimento e Lettere e Filosofia, è delegato per la Stampa e la Comunicazione dell’Università di Trento.

«Una casa seria costruita in una terra seria» – quando mi chiedono di dire alla svelta che cos’è l’Università di Trento uso spesso questo verso di Philip Larkin. Lui si riferiva alle chiese; io a quel – concediamoci un po’ di retorica – tempio laico del sapere che è appunto un’università, posto naturalmente che sia una buona università. 

Negli ultimi decenni, non sono poi state molte le ‘storie di successo’ che si sono svolte sotto gli occhi degli italiani, soprattutto se guardiamo all’ambito dell’iniziativa pubblica. Ebbene, la nostra università è certamente una di queste rare storie di successo. Nata in sordina, cresciuta silenziosamente durante un’epoca in cui era ancora possibile lavorare senza la grancassa della pubblicità e dei social network, l’Università di Trento è oggi uno dei posti migliori in cui si possa studiare in Italia. Circa 16 mila studenti, un migliaio di giovani ricercatori, più di 600 tra docenti e ricercatori – questo piccolo popolo forma una realtà complessa, aperta (i docenti e i ricercatori vengono anche da altri paesi, due terzi degli studenti non sono trentini, quasi il 10% non sono italiani), implicata in una rete di ricerca e programmi di mobilità che non ha eguali, per densità e qualità, nel resto del Paese.

Da più di dieci anni i nostri dipartimenti sono in testa alle classifiche nazionali di qualità. Un paio d’anni fa, l’Agenzia Nazionale di Valutazione (quella da cui dipende parte dei finanziamenti premiali) ci ha assegnato il punteggio più alto tra tutte le università statali, e ha inserito nella lista dei dipartimenti di eccellenza tutti e dieci i nostri (caso unico in Italia); insieme, un numero altissimo di ricercatori trentini ha vinto negli ultimi anni i finanziamenti dello European Research Council e dell’Armenise-Harvard Program, e altrettanti hanno saputo attirare finanziamenti europei e contratti di ricerca dalle imprese. Appunto: una casa seria costruita in una terra seria. 

A partire dal 2014, questa storia è stata raccontata passo passo dal magazine online della nostra università. Il magazine non è nato dal niente: esisteva già un bollettino mensile dedicato alla vita dell’università, ma a un certo punto ci è parso evidente che occorreva rinunciare alla carta e sfruttare il sito dell’ateneo (che anche a questo scopo è stato rinnovato, arricchito, perfezionato graficamente). L’Ufficio Web e Social media ha progettato il nuovo magazine, che da allora è uscito puntualmente ogni settimana.

Questa è la newsletter numero 300. In sette anni abbiamo pubblicato più di mille tra interviste e articoli, e più di 150 estratti da nuovi libri pubblicati dai nostri ricercatori – vale a dire che siamo stati anche, tra l’altro, e di gran lunga, il più ricco ‘bollettino bibliografico’ del Trentino. A scrivere sono stati tutti i membri della nostra comunità: studenti, docenti, personale amministrativo; e soprattutto ricercatori che, nell’ottica della terza missione, sono interessati a comunicare i risultati dei loro lavori anche a un pubblico di non specialisti. A coordinare, correggere, assortire, impaginare, è una redazione interna che – se posso giudicare in base alla mia esperienza – lavora con una serietà (sempre quella…), una dedizione e un’acribia eguali se non superiori a quelle che si possono trovare nelle migliori case editrici scientifiche. 

UniTrentoMAG è un pezzo, una stanza di quella ‘casa seria costruita in una terra seria’ che è la nostra università. Da questa stanza passano centinaia di lettori ogni giorno, e non si tratta soltanto di membri della nostra comunità. Oltre ad essere uno strumento di informazione e di apprendimento, il magazine è anche uno dei modi attraverso i quali il nostro ateneo si presenta all’Italia e al mondo. Anche per questo è importante farlo bene. Il numero 300 non è un traguardo, il traguardo non c’è: ma aver raggiunto questo numero tondo è una buona occasione per festeggiare e rallegrarsi di ciò che di buono è stato fatto – per cinque minuti, con sobrietà trentina, poi si torna a lavorare in silenzio.