I partecipanti alla Cyprus Tech Odyssey ©Xrpl Commons

Internazionale

UniTrento vince a Cipro la sfida della blockchain

Un team del Dipartimento di Matematica ha vinto la Cyprus Tech Odyssey con un progetto per rendere più sicuro il whistleblowing

6 febbraio 2024
Versione stampabile
di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

La parola inglese "whistleblowing" indica la rivelazione spontanea di un illecito o di un’irregolarità commessa in un ente o in un’azienda.  L’Unione europea è intervenuta per disciplinare questa pratica, con una direttiva (2019/1937) che promuove la possibilità per i dipendenti di segnalare violazioni in modo anonimo. Garantire l’anonimato non è però semplice. Da qui è partito il team che lo scorso 20 gennaio si è aggiudicato la Cyprus Tech Odyssey, l'hackathon dedicato alla crittografia organizzato da Ripple Commons con l'Università di Nicosia. Della squadra facevano parte tre studenti del Dipartimento di Matematica dell’Università di Trento, Enrica Barrilli, Leonardo Errati e Marco Marchesin.

Tutti e tre frequentano il curriculum Cryptography della magistrale in Matematica. Leonardo e Marco seguono il percorso stage oriented, mentre Enrica frequenta quello research-oriented. «Ci conoscevamo già prima di partecipare al hackathon – ci raccontano – perché abbiamo seguito alcuni corsi insieme, pur essendo immatricolati in anni diversi».

Il gruppo è nato su iniziativa di Massimiliano Sala, docente di Crittografia algebrica. Alla call del professor Sala hanno risposto in quattro, anche se poi a partire per Nicosia sono stati in tre. Lì, il gruppo si è unito con quello formato da due ricercatori della University of Luxembourg, Dmitrii Koriakov e Pavel Pantiukhov. «Gli interessi di ricerca erano simili – spiega Enrica – loro erano più sbilanciati sul lato applicativo, mentre noi eravamo più forti sulla teoria».

L’obiettivo dell’hackathon, organizzato dalla non profit Xrpl Commons con l'Università di Nicosia, era quello di esplorare il potenziale innovativo di Xrp Ledger (Xrpl), una blockchain decentralizzata, senza autorizzazione e open source a cui chiunque può contribuire, sviluppare e effettuare transazioni.

«L’hackathon – racconta Marco – proponeva quattro aree tematiche: Reinventing insurance, Identity management, Esg Data collection e Real-Estate Transactions. Inizialmente, ci eravamo orientati sul tema dell’identità digitale; confrontandoci con i due colleghi dell’Università del Lussemburgo, abbiamo deciso poi di lavorare a un progetto trasversale al secondo e al terzo ambito, qualcosa cioè che mettesse la blockchain al servizio del whistleblowing per permettere lo scambio di dati in maniera sicura».

A Nicosia, Enrica, Marco e Leonardo si sono trovati a competere con team provenienti da tutto il mondo. «Per molti di noi è stata un’esperienza nuova – spiega Enrica – non avevamo mai partecipato a sfide applicative. È stata particolarmente stimolante l’opportunità di progettare con persone che abbiamo conosciuto a Nicosia e che hanno background formativi diversi dai nostri».

Leonardo ci racconta in cosa consisteva il progetto: «Whistler, il progetto che abbiamo presentato a Nicosia, partiva dalla direttiva europea sul whistleblowing per proporre una piattaforma basata su un protocollo personalizzato sulla blockchain Xrpl, che garantisce maggiore sicurezza, anonimato e protezione delle informazioni rispetto alle soluzioni tradizionali. Questa tecnologia potrebbe essere usata, insieme ad altre soluzioni, per garantire la libertà di parola a chi vive sotto regimi autoritari».

I giudici, esperti in crittografia della University of Nicosia, di Ripple e Xrpl Commons, hanno riconosciuto Whistler come il progetto più innovativo e idoneo per la commercializzazione.

Al team vincitore sono andati 5.000 dollari in Xrp, la criptovaluta basata sulla tecnologia blockchain al centro del hackathon.